
Rimozione dell’amalgama
Rimozione dell’amalgama 1° rimedio contro i danni dell’amalgama: rimuoverla! In questo sito potrai trovare numerosi consigli e rimedi per ovviare i danni che l’amalgama ti ha fatto, ma il primo consiglio è quello di rimuoverla SUBITO, ovviamente non appena ti sarà possibile; se decidi di farlo scegli con cura il dentista che la rimuoverà. Egli deve esere esperto in rimozione in triplice protezione e deve attuare delle norme di prevenzione anche per se stesso, per il suo personale e per l’ambiente! Se non ti sembra facile prova a chiedere ai nostri Dentisti Amici, essi ti sapranno consigliare, guidare e rimuovere l’amalgama dentale dalla tua bocca con perizia, professionalità e sicurezza. Amalgama Dentale = VELENO LETALE = Vietato per Tutti! Finalmente in qualche parte del mondo l’hanno capito: infatti, a partire dal 1° gennaio 2008 in Norvegia e dal 1° Aprile 2008 in Danimarca, è VIETATO l’impiego di mercurio per uso medico, anche quello contenuto nell’amalgama dentale. Un provvedimento simile è stato attuato anche dal governo svedese che, sin dal 1999, ha istituito pesanti restrizioni in materia. Tutto ciò ha dato forza alle persone che da anni si battono contro l’utilizzo dell’amalgama dentale in Italia! In realtà, la Commissione Europea si era già pronunciata, anche se non in forma ufficiale, a favore dell’eliminazione del mercurio da ogni preparazione per uso medico e si era impegnata a valutare l’opportunità di un eventuale divieto di utilizzo del mercurio anche in odontoiatria (le amalgame dentali). Con questa decisione coraggiosa e radicale, la Norvegia va ancora più in la’ dell’Unione Europea e invia un chiaro messaggio alle autorità sanitarie degli altri paesi membri. Tale posizione, tuttavia, è stata sino a oggi raccolta solo da Svezia e Danimarca e, quindi, non assicura affatto una rapida estensione del divieto nel resto d’Europa. Il motivo del divieto, così come ha dichiarato ufficialmente il ministro norvegese per l’ambiente in un comunicato, risiede nell’elevata tossicità del mercurio considerato una tra le più pericolose tossine ambientali, anche per la sua capacità di introdursi nella catena alimentare e arrivare a contaminare il sangue e perfino il latte materno. Analogamente, il ministro danese della salute ha affermato che “i nuovi compositi per otturazioni dentali sono così resistenti che il Consiglio nazionale della salute danese sostiene che siamo in grado di estendere il divieto anche alle otturazioni in amalgama”. Le numerose discussioni accademiche, economiche e politiche e i rischi rispetto all’ambiente, rendono sempre più intollerabile la posizione dei difensori dell’amalgama, purtroppo e anacronisticamente ancora esistenti! Se è ormai ovvio che, prima o poi, l’utilizzo e la stessa produzione dell’amalgama saranno vietate in tutti i paesi, mi chiedo quante tonnellate di mercurio dovranno essere ancora poste nella bocca di pazienti ignari, prima che l’Europa si pronunci definitivamente per l’agognato divieto. Sintomi amalgama riconosciuti dall’ADA (American Dental Association, Ordine Medici Dentisti USA) E’ ben noto che il mercurio si depositerà prima nei reni, nel fegato, nei tessuti neurologici, nel tratto gastrointestinale, e poi nei restanti tessuti. I sintomi amalgama correlati al mercurio sono tanti, tuttavia, la American Dental Association (ADA) ammette i seguenti sintomi:Tremore nel movimento muscolare volontario (scrivere) e convulsioni Depressione, stanchezza, irritabilità, malinconia, nervosismo Incapacità di concentrarsi, perdita di memoria Insonnia o sonnolenza Nausea e diarrea Perdita d’appetito Difetti di nascita nei neonati Nefriti o sintomi di disturbi renali Pneumonia Gonfiore di ghiandole e lingua Ulcere della mucosa orale Pigmentazione scura della gengiva marginale Perdita dei dentiSe vi interessa saperne di più sui sintomi amalgama visitate anche questo sito, purtroppo solo in tedesco, della G.Z.M. (Società Internazionale di Odontoiatria Olistica). Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Tossicità dell’amalgama
Tossicità dell’amalgama Perché il mercurio è così tossico? Per rispondere a questa domanda citiamo le chiare parole di un illustre scienziato, il Prof. Magnus Nylander, professore di Medicina della Comunità e Tossicologia Molecolare del Carolinska Institute di Stocolma: “Il mercurio è un metallo tossico non essenziale, lo possiamo ritrovare sotto forma elementare (Hg) o allo stato mercuroso (Hg+) oppure mercurico (Hg++). In forma organica (metil-mercurio), si ritrova nel pesce ed è captato con l’assorbimento intestinale ma è molto più neuro-tossico nella forma metallica inorganica. L’effetto tossico del Hg consiste nell’aumentare lo stress ossidativo e quindi la quantità di radicali liberi all’interno dell’organismo. I vapori di mercurio elementare puro (Hg) che sono assorbiti dai polmoni per l’80%, prendono la via ematica e hanno come bersaglio il S.N.C., i reni e il sistema immunitario. Nell’organismo il Hg è ossidato a livello di ione-Hg, quest’ultimo si combina con gli enzimi causando poi l’effetto tossico. Ricordo che l’amalgama d’argento è composta per quasi il 50% di Hg e già negli anni ’50 gli studi di Frykholm dimostrarono la liberazione di Hg durante le manovre odontoiatriche delle otturazioni con amalgama; tale metallo va poi ad accumularsi nei tessuti determinando sintomi neurologici (affaticamento, irritabilità, mialgie, ecc.), sintomi intestinali e una maggiore recettività alle infezioni. Con la rimozione protetta dell’amalgama, oltre l’80% dei pazienti migliora la sintomatologia in modo duraturo e c’è una correlazione tra il numero di otturazioni in amalgama in bocca e la quantità di Hg accumulato nei tessuti; ciò a dimostrazione che la fonte di inquinamento mercuriale nell’uomo è rappresentata dalla presenza di amalgama in bocca. Le concentrazioni di Hg nei tessuti possono arrivare a 150 nanogrammi per grammo nella corteccia cerebrale, a 1050 nel rene e a 1400 nell’ipofisi mentre, i livelli di escrezione giornaliera possono attestarsi a 60 microgrammi. Con concentrazioni di soli 10 microgrammi di Hg nel tessuto cerebrale, si cominciano a registrare sintomi neurologici; tali concentrazioni sono state trovate già nei rilievi autoptici di neonati. Le reazioni allergiche e autoimmuni al Hg non sono dose dipendenti pertanto, l’esposizione al mercurio va comunque considerata un rischio e l’amalgama dentale va considerata un materiale inadatto all’odontoiatria, specialmente nei bambini e nelle donne fertili, ove non ha senso il suo utilizzo”. In un recente congresso di Odontoiatria Integrata è emerso che l’intossicazione mercuriale non è confinata solamente ai portatori di restauri in amalgama (le otturazioni, le chiusure retrograde e le ricostruzioni del moncone protesico), ma coinvolge anche gli operatori del settore: odontoiatri (i cui sintomi più frequenti sono irritabilità, eretismo, instabilità dell’umore, perdita di memoria a breve termine, ridotta capacità di concentrazione, melanconia, depressione, idee suicide, euforia-disforia, stanchezza fisica e mentale, alterazione del sensorio, tremori, psicoastenia) e personale ausiliario (nelle assistenti dentali e nelle dentiste, oltre a quanto sopra, si è documentata la maggior incidenza di aborti spontanei dell’11% e un calo di fertilità del 32% rispetto ad altre lavoratrici del settore medico).Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Chelazione mercurio
Chelazione mercurio Informazioni sulla chelazione naturopatica del mercurio: lo sai dove va a finire il mercurio nel tuo corpo? Chi sa rispondere a questa domanda: dove vanno a depositarsi i metalli pesanti e il mercurio quando entrano nel corpo? Non lo sai: è normale! La risposta più logica, però, è la seguente: dipende; ciò è determinato dal nostro organo geneticamente più debole! Infatti, il mercurio preferisce legarsi con i gruppi solfidrici delle proteine quindi, sono da considerarsi organi bersaglio; il cervello, i reni, il fegato, le ghiandole (surrenali, tiroide, prostata, pineale, ecc.). Com’è noto, i metalli sono lipo-solubili, quindi il grasso corporeo ne contiene sempre una certa e determinata quantità, di conseguenza, facciamo attenzione alle CURE DIMAGRANTI perché con ciò si rischia di mandare in circolo il mercurio ivi depositato.ALCUNI TEST Secondo te, è ragionevole pensare che chi ha portato amalgame e ha problemi di salute, possa essere intossicato almeno dal mercurio? Un test usato negli ospedali italiani per rispondere al precedente quesito è il patch test: è applicato un pezzo d’amalgama sbriciolato sulla pelle e trattenuto con un cerotto per un certo periodo di tempo, In seguito è valutata l’eventuale reazione cutanea. Attenzione: potrebbe esserci il rischio di una reazione sistemica violenta accompagnata da una ulteriore intossicazione! Il test fatto in Germania (effettuato da qualcuno anche in Italia) consiste nell’ingerire una pastiglia di DMSA (un chelante chimico) e di misurare, successivamente, il livello di mercurio rinvenuto nelle urine. Nell’uso sia del DMSA sia del DMPS, ci sono rischi di violenta mobilizzazione soprattutto se la somministrazione non è seguita da una serie di altre, per chelare il mercurio già mobilizzato in circolo. Gli unici test veramente innocui sono quelli bio-elettronici: in Italia, qualche Medico e/o Naturopata Dentale, posseggono un EAV (Elettro Agopuntura nach Voll, che è un apparecchio elettronico in grado di misurare la risposta di resistenza elettrica degli organi umani, al fine di valutarne lo squilibrio (se alto infiammazione, se basso scompenso). Con la stessa metodica si è anche in grado di valutare se quell’organo è aggredito da una sostanza estranea o da un microbo. Tuttavia, attenzione ai risultati cosiddetti, “falsi negativi: solo poche persone risultano positive al mercurio con l’EAV, a dispetto dei molti individui con amalgame. E’ più probabile che l’EAV non sia in grado di individuare ove risiede il maggiore contenuto di metalli pesanti del corpo (quasi sempre l’interno della cellula) così che, in effetti, molte persone risultano “negative” anche se sono molto inquinate dai metalli pesanti e lo avvertono sulla propria salute. Nel campo della disintossicazione, vi sono 2 tipi di persone: 1. La persona che, una volta “bonificata” completamente la bocca, inizia a disintossicarsi il corpo da sola (meglio se aiutato da alcune regole d’igienismo naturale); 2. La persona che, una volta “bonificata” completamente la bocca, non ha un significativo miglioramento nel giro di 6 mesi-1 anno e oltre. A questo punto le varie scuole si dividono e a volte si contraddicono ma, tutte, convengono che il mercurio e altri metalli pesanti possono entrare profondamente nelle cellule e, senza alcun intervento terapeutico esterno, rimanerci per decine d’anni! Un solo avvertimento: i trattamenti omeopatici e chimici con presidi quali: DPMS, DMSA, EDTA, Mercurius Solubilis omeopatico, ecc. sono molto potenti e con possibili effetti collaterali. E’ ben affermare che, prima di tutto, bisogna lavorare per purificare e rendere efficienti gli emuntori nell’ordine: prima intestino, poi reni, quindi fegato, solo dopo sangue, ovvero le cellule. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Chelazione Cutler
Chelazione Cutler Ovvero, chelazione frequente a basso dosaggio Il principio della Chelazione Cutler: ilcorpo umano, purtroppo, non ha alcun valido meccanismo naturale per rimuovere il mercurio dal cervello. Quando il mercurio entra nel corpo è intrappolato e deve essere rimosso attraverso mezzi “esterni”. L’uso improprio di alcune sostanze naturali che possono rimuovere il mercurio dal corpo quali: clorella, EDTA, omeopatia, ecc., oppure l’utilizzo di protocolli aggressivi, può peggiorare drammaticamente la situazione, generando molteplici effetti indesiderati e quasi sempre negativi! Cos’è la chelazione frequente a basso dosaggio? La chelazione frequente a basso dosaggio, o Chelazione Cutler, è venuta all’attenzione di tutti quando il Dr. Andrew Hall Cutler PhD ha concluso la sua lunga ricerca scoprendo la terapia più sicura per affrontare la tossicità del mercurio. Egli ha scoperto che, applicando le regole della Farmacocinetica, si evitano molti dei sintomi che si verificano quando gli agenti chelanti sono assunti in modo casuale. La chelazione frequente a basse dosi o Chelazione Cutler, aiuta a rimuovere i metalli pesanti in tutta sicurezza senza causare gravi effetti collaterali o rischi di ulteriori danni al corpo. Le sostanze utilizzate nella chelazione frequente a basso dosaggio sono: il DMSA e l’ALA (Acido Alfa Lipoico). Il DMSA e l’ALA sono assunti ogni 4 ore. Tutto ciò è fatto per un tempo minimo di tre giorni, definito “un giro”. E’ poi seguito da 4 o più giorni di pausa prima del successivo “giro”. Il Dr. Cutler dispensa ulteriori importanti dettagli riguardo questo protocollo nel suo libro: “Amalgama Illness: Diagnosi e Trattamento”. E’ sicuro il protocollo di chelazione frequente a basse dosi? Ci sono numerosi protocolli, anche fantasiosi o complessi, pubblicati su internet e altri utilizzati da medici tossicologi per rimuovere i metalli pesanti. Alcuni di essi non sono sicuri o, peggio, molto pericolosi! Inversamente, se la chelazione frequente a basso dosaggio, o Chelazione Cutler, è fatta correttamente, attenendosi alle linee guida di dosaggio e alla tempistica, è molto sicura! Non sono mai consigliate dosi elevate e/o prescritti farmaci per via endovenosa. Con dosi frequenti e molto basse, gli effetti collaterali di chelazione sono minimi e controllabili e sono ancora più riducibili mediante l’utilizzo di integratori naturali di supporto. Se si presentano sintomi indesiderati significativi in “un giro”, si può sospenderlo immediatamente senza alcun rischio di danni. La chelazione frequente a basse dosi è sempre sotto il controllo di chi l’assume! Chi mi può sostenere, mentre assumo la chelazione frequente a basse dosi? La maggior parte delle persone assume la chelazione frequente a basso dosaggio, o Chelazione Cutler, senza l’aiuto di un medico specializzato. Questo protocollo non ha bisogno di test speciali. La maggior parte dei medici tossicologi e/o specialisti che si occupano di “chelazione”, raccomanda trattamenti molto più aggressivi di tutto ciò che potrebbe essere fatto nel corso di una chelazione frequente a basse dosi! Come saprò se questo protocollo sta veramente funzionando? Generalmente si avvertono cambiamenti positivi dopo 5-10 “giri”. La maggior parte delle volte si notano miglioramenti già al primo “giro”. Spesso è utile tenere un diario dove scrivere i sintomi, i miglioramenti e le dosi assunte e in quale “giro” ciò è avvenuto. Dopo e durante la Chelazione Cutler si possono testare i capelli tramite un mineralogramma specifico per i metalli pesanti anche ogni anno, ma non è obbligatorio. Avrò effetti collaterali? A volte la chelazione frequente a basse dosi, o Chelazione Cutler, può causare la riacutizzazione di vecchi sintomi ma in modo appena percepibile. Questi sintomi di solito svaniscono un giorno o due dopo che il “giro” si è concluso. In alcune persone tali lievi peggioramenti dei sintomi, spesso dovuti solo all’aumento dei lieviti intestinali, è facilmente controllabile con probiotici, antimicotici e integratori alimentari. Quanto tempo ci vorrà per completare la mia chelazione frequente a basse dosi? La chelazione frequente a basse dosi è un processo lungo e lento: di solito si apprezzano risultati stabili dopo 100 “giri”, significa almeno 2-3 anni. Invece, i miglioramenti sono di solito molto rapidi e aiutano a restare motivati e a continuare il “cammino” di guarigione sino in fondo! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Chelazione delle 7C
CHELAZIONE delle 7CClorella – Coriandolo – Carrighenani – Crab Apple – Camu-Camu – Cutler La chelazione consiste nella “captazione” di uno ione metallico (carica positiva +) attraverso due radicali (carica negativa –) di una molecola. Il complesso così formato risulta stabile, quindi inattivo, e pronto per essere espulso dall’organismo: tuttavia, per essere eliminato con successo, deve essere elaborato dai reni e/o dal fegato e, solo allora, può raggiungere l’esterno tramite le urine e/o la bile e/o l’intestino. Ne deriva che la chelazione richiede sempre uno sforzo eccezionale dell’organismo che deve, quindi, essere ben preparato a sostenerlo. La chelazione qui proposta si prefigge di sostenere l’organismo e, nel contempo, eliminare i metalli tossici durante la delicata fase di rimozione dell’amalgama e anche dopo. Clorella L’Alga Clorella è un valido chelante fisiologico, apprezzata soprattutto per l’energia che crea. Favorisce le funzioni depurative dell’intero organismo migliorando la funzionalità del sistema immunitario e contrastando efficacemente gli effetti dannosi dei radicali liberi. L’Alga Clorella è in grado di chelare fisiologicamente le tossine e i metalli pesanti dall’intestino e di portarle fuori con l’evacuazione delle feci e, abbinata alla TM di Coriandolo, ha come obiettivo primario la rimozione, da tutte le parti del corpo, dei metalli tossici, degli inquinanti chimici e delle tossine. La Clorella, è una alga monocellulare ricchissima di clorofilla che cresce nei fiumi e che possiede 38 volte più proteine della soia e 55 volte quelle del riso, fornisce 9 amminoacidi essenziali e molteplici vitamine e minerali (vitamina A, tutto il gruppo B ed E). La TM di Clorella indicata proviene dal Giappone, è sottoposta a test qualitativi molto severi, compreso quello per le radiazioni, cui viene data particolare importanza; si tratta di un’alga non spontanea ma coltivata in acque dolci incontaminate e controllate costantemente. Coriandolo La TM di Coriandolo serve, specificatamente, per la mobilizzazione del Hg (mercurio). Il Coriandolo è una semplice erba da cucina (simile al prezzemolo), in grado di contribuire efficacemente alla chelazione di: mercurio, cadmio, piombo, alluminio e altri metalli tossici, sia dalle ossa sia dal sistema nervoso centrale. Risulta avere una buona efficacia nella rimozione dei metalli pesanti presenti nello spazio intracellulare e nel nucleo delle cellule. Essendo la sua azione di rimozione molto efficace, può instaurarsi un processo denominato “re-intossicazione” se, per caso, le tossine rimosse dal Coriandolo sono quantitativamente superiori a ciò che il corpo è in grado di espellere: ecco perché è necessario bere moltissimo! La mobilizzazione e la messa in circolo ematico del mercurio (Hg), che normalmente avviene in seguito a interventi di rimozione dell’amalgama dentale e la conseguente disintossicazione dell’organismo, sono spesso accompagnati da riacutizzazioni virali e batteriche prima assopite. Infatti, con la Mobilizzazione si effettua la “messa in circolo” delle tossine. La Mobilizzazione del mercurio e delle tossine affidata alla TM di Coriandolo è più efficace ma anche più “dolce” e fisiologica, nonché priva di sgradevoli effetti collaterali di qualsiasi altro sistema di chelazione sia naturale sia allopatico. Carrighenani L’Alga Carrighenani: al fine d’evitare il ricircolo entero-patico delle tossine (riassorbimento intestinale), causato dalla “rimozione” dei metalli pesanti, l’alga Carrighenani è in grado di effettuare la chelazione delle tossine dall’intestino e di portarle fuori tramite la naturale evacuazione. I rilevanti risultati ottenuti con questo prodotto naturale sono dovuti alla proprietà delle sue fibre di reidratarsi e poi gonfiarsi sviluppando nell’intestino una massa gelatinosa con effetto trascinante, contemporaneamente lenitivo e protettivo, delle mucose intestinali. Presenta inoltre un’azione bio-chelante in quanto in grado di aggregarsi a livello di catene molecolari alle impurità del tratto gastrointestinale, soprattutto metalli tossici (mercurio, piombo, cadmio, ecc.) durante il suo transito intestinale. Contribuisce a creare anche una sana flora batterica e cede all’organismo preziosi sali minerali, oligoelementi, aminoacidi essenziali e acidi grassi polinsaturi. Crab Apple I Rimedi Floreali di Bach, essendo essenze concentrate è necessario che siano diluiti prima dell’uso tramite un procedimento che può essere effettuato dall’erborista o dal farmacista a cui ci si rivolge oppure, con un poco di pratica, anche da soli. I rimedi prendono ciascuno il nome dal fiore da cui derivano e ciascuno è associato ad un preciso stato d’animo. Oltre ai 38 rimedi singoli, esiste anche una combinazione speciale, come rimedio di pronto soccorso, il Rescue Remedy, composto da 5 fiori (Cherry Plum, Impatiens, Rock Rose, Clematis, Star of Berhlemem) che spesso è utile nelle situazioni di emergenza (forti traumi, incidenti, forti stress). Questo rimedio non va usato abitualmente ma solo in condizioni estreme; in Odontoiatria Olistica si usa in caso d’interventi di un certo grado di “invasività” (un po’ prima e subito dopo) oppure nel caso il paziente sia molto sensibile e/o delicato, oppure non in grado psichicamente di sopportare una qualsiasi cura dentale. Il motivo per cui i Fiori di Bach, esplicano il loro effetto terapeutico è che, ogni fiore, possiede una precisa energia spirituale, con una propria frequenza vibrazionale. Anche nell’uomo esistono queste energie spirituali che spesso, sono distorte da stati d’animo negativi; se le vibrazioni armoniose dei fiori entrano in contatto con le vibrazioni umane, annullano tutte le disarmonie presenti. Sono innumerevoli i casi in cui i Rimedi di Bach hanno avuto successo. I primi benefici si hanno, salvo eccezioni in cui l’effetto può anche essere immediato, in tempi non brevi come per i farmaci tradizionali ma si riescono ad avvertire dopo 15 giorni, 3 settimane dall’inizio della cura; ciò potrebbe dipendere da una lieve cronicizzazione o dall’origine caratteriale dello stato d’animo! Crab Apple: qualche goccia in mezzo bicchiere d’acqua è utile per sciacqui del cavo orale, purifica e ha un’azione antisettica. In particolare in caso di ascessi dentali può essere utile nella dose di 6 gocce in mezzo litro d’acqua da sorseggiare durante il giorno. Unitamente alla Vit. C, 1 goccia pura, sotto la lingua dopo un’analgesia odontoiatrica purifica immediatamente dal farmaco; fare solo attenzione all’effetto di eliminazione dell’anestetico che fa ricomparire subito l’eventuale dolore, per cui conviene attendere un po’! Camu-Camu Camu-Camu = Vitamina C masticabile: il Dr. Hal Huggins, nel suo “Detoxification“, consiglia e ribadisce l’importanza della Vit.C e del Calcio in forma idro-solubile, così come di altri integratori alimentari. La Camu-Camu rivela la sua prerogativa di potente disintossicante dai radicali liberi se assunta a grosse dosi. Si consiglia di assumere 3-4 grammi di Vitamina C – Camu-Camu in dose unica, appena e/o entro 1 ora dopo la rimozione dell’amalgama. La Camu-Camu è particolarmente indicata sia per neutralizzare rapidamente l’anestetico odontoiatrico, sia per la sua azione di “copertura” o per prevenire il passaggio del mercurio dal sangue ai tessuti, con conseguente formazione del pericoloso “ascorbato di mercurio” [Mokranjac, 1964]. Cutler (C.F.B.D.) Il principio della Chelazione Cutler: il corpo umano, purtroppo, non ha alcun valido meccanismo naturale per rimuovere il mercurio dal cervello. Quando il mercurio entra nel corpo è intrappolato e deve essere rimosso attraverso mezzi “esterni”. L’uso improprio di alcune sostanze naturali che possono rimuovere il mercurio dal corpo quali: EDTA, omeopatia, ecc., oppure l’utilizzo di protocolli aggressivi, può peggiorare drammaticamente la situazione, generando molteplici effetti indesiderati e quasi sempre negativi! La Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD), o Chelazione Cutler, è venuta all’attenzione di tutti quando il Dr. Andrew Hall Cutler PhD ha concluso la sua lunga ricerca scoprendo la terapia più sicura per affrontare la tossicità del mercurio. Egli ha scoperto che, applicando le regole della Farmacocinetica, si evitano molti dei sintomi che si verificano quando gli agenti chelanti sono assunti in modo casuale. La Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD), o Chelazione Cutler, aiuta a rimuovere i metalli pesanti in tutta sicurezza senza causare gravi effetti collaterali o rischi di ulteriori danni al corpo. Le sostanze utilizzate nella chelazione frequente a basso dosaggio sono: il DMSA e l’ALA (Acido Alfa Lipoico). Il DMSA e l’ALA sono assunti ogni 4 ore. Tutto ciò è fatto per un tempo minimo di tre giorni, definito “un giro”. E’ poi seguito da 4 o più giorni di pausa prima del successivo “giro”. Il Dr. Cutler dispensa ulteriori importanti dettagli riguardo questo protocollo nel suo libro: “Amalgama illness, diagnosi e trattamento”. E’ sicuro il protocollo di Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD)? Ci sono numerosi protocolli, anche fantasiosi o complessi, pubblicati su internet e altri utilizzati da medici tossicologi per rimuovere i metalli pesanti. Alcuni di essi non sono sicuri o, peggio, molto pericolosi! Inversamente, se la chelazione frequente a basso dosaggio, o Chelazione Cutler, è fatta correttamente, attenendosi alle linee guida di dosaggio e alla tempistica, è molto sicura! Non sono mai consigliate dosi elevate e/o prescritti farmaci per via endovenosa. Con dosi frequenti e molto basse, gli effetti collaterali di chelazione sono minimi e controllabili e sono ancora più riducibili mediante l’utilizzo di integratori naturali di supporto. Se si presentano sintomi indesiderati significativi in “un giro”, si può semplicemente sospenderlo immediatamente, senza alcun rischio di danni. La Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD) è sempre sotto il controllo di chi l’assume! Chi mi può sostenere, mentre assumo la Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD)? La maggior parte delle persone assume la Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD), o Chelazione Cutler, senza l’aiuto di un medico specializzato. Questo protocollo non ha bisogno di test speciali. La maggior parte dei medici tossicologi e/o specialisti che si occupano di “chelazione”, raccomanda trattamenti molto più aggressivi di tutto ciò che potrebbe essere fatto nel corso di una CFBD. Come saprò se il protocollo di Chelazione Frequente a Basso Dosaggio sta veramente funzionando? Generalmente si avvertono cambiamenti positivi dopo 5-10 “giri”. La maggior parte delle volte si notano miglioramenti già al primo “giro”. Spesso è utile tenere un diario dove scrivere i sintomi, i miglioramenti e le dosi assunte e in quale “giro” ciò è avvenuto. Dopo e durante la Chelazione Cutler si possono testare i capelli tramite un mineralogramma specifico per i metalli pesanti anche ogni anno, ma non è obbligatorio. Avrò effetti collaterali? A volte la Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD) o Chelazione Cutler, può causare la riacutizzazione di vecchi sintomi, ma in modo appena percepibile. Questi sintomi di solito svaniscono un giorno o due dopo che il “giro” si è concluso. In alcune persone, tali lievi peggioramenti dei sintomi, spesso dovuti solo all’aumento dei lieviti intestinali, è facilmente controllabile con probiotici, antimicotici e integratori alimentari. Quanto tempo ci vorrà per completare la mia Chelazione Frequente a Basso Dosaggio (CFBD)? La chelazione frequente a basse dosi è un processo lungo e lento: di solito si apprezzano risultati stabili dopo 100 “giri”, significa almeno 2-3 anni. Invece, i miglioramenti sono di solito molto rapidi e aiutano a restare ben motivati e a continuare il “cammino” di guarigione sino in fondo! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Come rimuovere l’amalgama?
Come rimuovere l’amalgama? Prima di tutto, bisogna andar cauti! Come rimuovere amalgama senza “farsi male”? In questo campo non si scherza, non s’improvvisa, non c’è spazio per gli improvvisatori, per gli ultimi arrivati e tanto meno per i “furbetti del quartiere” che, fiutato il business, sono spuntati come funghi! Nella fattispecie, lo scopo è rimuovere l’amalgama limitando al massimo lo sviluppo di vapori di mercurio, nonché chelare quello ancora presente negli organi interni.Ecco, in breve, gli strumenti basilari per raggiungere l’obiettivo: • diga di gomma viola (spessa) • fresa in carburo di tungsteno (nuova a ogni rimozione di amalgama) • doppio aspiratore chirurgico (a meno di 1 cm. dall’amalgama) • rimozione, con disincatonatura, in pezzi più grossi possibili • abbondantissima irrigazione d’acqua de-ionizzata • copertura del volto, dei capelli e degli occhi del paziente • soluzione di argento colloidale “a fiumi” • tubicini nasali con ossigeno (o aria) per il paziente. Con tutto questo, la stragrande maggioranza del lavoro, almeno per il 90% dei casi è fatta; restano ancora da considerare i mezzi di protezione individuale degli operatori e la fornitura d’aria agli operatori. La rimozione delle otturazioni dentali d’amalgama, essendo affidata all’intervento del trapano, è un’operazione a elevato rischio a causa della vaporizzazione del mercurio (etil-mercurio e metil-mercurio) contenuto nelle otturazioni stesse; quest’attività richiede la gestione della sicurezza con enorme attenzione! Pre-requisito indispensabile per qualsiasi intervento è la lettura da parte del paziente di almeno uno dei “Protocolli di rimozione protetta” che seguono. ATTENZIONE: Si parla spesso della rimozione terapeutica dell’amalgama dentale ma un’intossicazione acuta di Hg prodotta dalla vaporizzazione dell’amalgama rimossa, che si aggiunga all’intossicazione cronica a causa delle micro-dosi rilasciate per anni dalle stesse otturazioni presenti in bocca, non è di beneficio in nessun caso. Essa è sempre da temere così come qualsiasi altro episodio d’intossicazione acuta da vapori di mercurio e, infatti, può risultare addirittura devastante in un certo numero di pazienti già particolarmente intossicati. Si è reso però evidente che è spesso poco pratico a causa della difficoltà di reperire dentisti che accettino considerazioni così “radicali”: un problema, quindi, squisitamente “culturale” prima che clinico! Come già anticipato, di seguito potrete leggere due Protocolli: il primo è un MINI PROTOCOLLO che, quindi, contiene MINIME precauzioni; il secondo è un protocollo molto professionale e accurato, decidete voi quale adottare! MINI PROTOCOLLO DI RIMOZIONE DELL’AMALGAMA DENTALE • Dialogo iniziale in prima visita tra Paziente e Dentista (che deve avvenire con massima reciproca fermezza e rispetto). • Studiate le informazioni prima degli appuntamenti e parlate ogni volta con il Dentista per ALLINEARVI sulle precauzioni anche se vi siete precedentemente accordati. Non date per scontato niente! • Evitare assolutamente rimozioni di amalgama durante allattamento e, gravidanza o se non si ha copertura contraccettiva e/o si pensa di fare figli nell’arco di 1-2 anni (la quantità di mercurio in circolo durante la rimozione e nella fase di detossificazione può essere ragguardevole). • Evitare SEMPRE la pulizia dei denti effettuata con lo strumento ultrasonico del dentista in caso d’amalgame ancora presenti (piuttosto eseguire la più costosa pulizia manuale o “scaling”). • Mantenere, almeno, 1-2 evacuazioni il giorno durante tutto il periodo delle rimozioni per evitare un riassorbimento intestinale delle tossine (erbe svizzere, mangiare prugne scolate messe a bagno dalla sera prima, cloruro di magnesio, crusca, bere molto a digiuno. • Uso delle precauzioni di base: rimozione di un quadrante alla volta, utilizzo della diga di gomma spessa, doppia aspirazione, lubrificazione con acqua e Ag. colloidale al massimo, finestra dello studio aperta. • Se, anche pagandolo a parte, il dentista non vi mette a disposizione l´ossigeno (lui può facilmente trovare delle bombolette portatili dal fornitore di materiale dentistico) potreste procurarvelo voi facendovi fare la ricetta dal medico di famiglia e affittando la bombola in farmacia (fate molta attenzione nel maneggiarlo perché è esplosivo e assicuratevi che abbia la protezione in plastica fino sopra la valvola per evitare che, in caso di caduta non riceva un urto). • Poi presentarvi in studio con la bombola di ossigeno a tracolla (o sull’apposito carrellino) e gli “occhialini per ossigenoterapia” già indossati, il dentista non vi dirà certo di levarveli! • Per chi vuole “esagerare” può lasciare il dente senza otturazione per 6 mesi e avere un maggiore drenaggio del mercurio dalla radice (si raccomanda di pulire scrupolosamente la cavità giornalmente). • Non usare oro o qualsiasi altra lega di metallo per la sostituzione delle otturazioni e ponti (qualsiasi composito è meglio anche per i ponti se fatto in laboratorio, altrimenti usare provvisori in resina). • Siate cortesi; dite al dentista che desiderate che anche lui si protegga affinché non riceva dei danni a causa della rimozione delle vostre amalgame! 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Protocollo rimozione amalgama
Protocollo rimozione amalgama Nell’illustrare il sistema di rimozione protetta dell’amalgama dentale, in uso presso uno studio odontoiatrico olistico, ci si focalizzerà, dapprima, sui tre elementi tecnici che costituiscono il cuore del protocollo: 1. l’uso del trapano (micromotore ad anello rosso, non la “turbina”) 2. la tecnica d’enucleazione (in pezzi più grossi possibili) 3. l’aspirazione diretta sull’otturazione (tipo “cappa” per i vapori). Due chiarimenti preliminari: 1. la diga di gomma è un telo di lattice o di altro materiale senza lattice (latex free) impermeabile, che serve solamente a isolare il campo operatorio dalla saliva, dal sangue e dal vapore acqueo espirato. Purtroppo, tale mezzo – da solo – non è sufficiente a contenere i vapori di mercurio. 2. La rimozione d’amalgama effettuata ancora tramite la consueta usura dell’otturazione (invece che per “enucleazione”), con l’impiego delle frese diamantate (invece che con una “fresa a carburo di tungsteno”), magari senza l’utilizzo della doppia aspirazione, può creare intorno al campo di lavoro concentrazioni di vapori di mercurio che raggiungono o superano 100.000 mcg per metro cubo d’aria [Cutright 1973, Reinhardt 1983, Shiller 1988, Haikel 1990]. L’uso del trapano Da evitare, comunque, sono le frese dure (le frese diamantate): ideali sono le frese morbide (frese monouso sterili al carburo di tungsteno). La fresa monouso è montata su un manipolo moltiplicatore di giri ad anello rosso. La fresa morbida e il moltiplicatore di giri consentono di ottenere un taglio minimamente abrasivo e a bassa velocità con alto torque e quindi, a bassa temperatura. Le frese di piccole dimensioni hanno lame a taglio incrociato e a testa lavorante per abbreviare il più possibile i tempi della rimozione e ridurre le vibrazioni. De evitare è anche la rimozione dell’amalgama per “vaporizzazione e/o polverizzazione” La rimozione d’amalgama dentale effettuata per vaporizzazione e/o per polverizzazione dell’otturazione è, normalmente, l’approccio del dentista ancora non a conoscenza dei vari problemi dell’amalgama per la salute. In tal modo vapori di mercurio (fino a 2.000 volte superiori ai limiti stabiliti per ambienti di lavoro) sono veicolati tramite il nervo olfattivo, direttamente al cervello e, attraverso i polmoni, direttamente in circolo nel sangue [Richards 1985]. Pertanto, è importante chiedere al dentista che effettua la rimozione protetta: <<Dottore, in che misura conta d’usare il trapano per sgretolare la mia otturazione in amalgama?>>. Ci sono, infatti, SOLO due possibilità: il “protocollo svedese” e la “tecnica d’enucleazione”. Il Protocollo Svedese E’ la tecnica di rimozione dell’amalgama usata dal dentista quando crea una incisione in mezzo all’otturazione d’amalgama con il trapano (una sola se l’amalgama non è molto estesa oppure due, a un terzo e a due terzi della superficie), proseguendo poi con leve e scalpelli nel tentativo di evitare l’uso del trapano ove possibile. Tuttavia, tagliare l’amalgama al centro della superficie mediante il trapano, comporta un certo livello di esposizione al mercurio che può risultare consistente e che è, chiaramente, riscontrabile nelle frequenti reazioni post-rimozione dei pazienti più sensibilizzati. I livelli d’esposizione al mercurio durante la rimozione dell’amalgama, possono essere ulteriormente abbattuti perché in una buona metà dei casi, l’estrazione dell’otturazione d’amalgama può essere effettuata per enucleazione cioè, come se si togliesse una pietra preziosa incastonata in un anello, cioè; tutta intera e senza romperla (possibilmente)! Purtroppo l’enucleazione non è possibile nei casi in cui l’amalgama è stata sigillata in profondità nel canale dentale o quando la cavità riempita dall’otturazione ha notevoli “sottosquadri” oppure quando vi è la presenza di perni endocanalari. La tecnica d’enucleazione Con la tecnica dell’enucleazione, la rimozione dell’amalgama avviene sezionandola lungo l’interfaccia (bordi di contatto) tra otturazione e dente sfruttando il fatto che non esiste un “bonding chimico” (legame-adesione), tra l’amalgama e lo smalto dentale. Infatti, al momento dell’inserimento nel dente del paziente, l’amalgama è posizionata in loco con appositi posizionatori/dosatori, perché è preparata in forma modellabile semi-solida per poter essere facilmente inserita nella cavità formata dal dentista nel dente in modo che, la parte superiore della cavità sia più stretta della sua base cosicché, una volta solidificata, rimanga incastrata per “ritenzione meccanica” nel dente stesso. Pertanto, è solo eliminando i “sottosquadri” (responsabili della ritenzione meccanica stessa) che si può effettuare la rimozione (enucleazione) senza uso massivo del trapano sull’amalgama. Va detto, tuttavia, che vi è da accettare un compromesso: lo smalto da sacrificare è generalmente già pregiudicato e/o da eliminare in ogni caso; o perché annerito (elettro-deposizione di mercurio/migrazione di ioni metallici post-ossidazione) o per preparare la cavità in modo scrupoloso e/o ben conformata per ricevere la nuova otturazione da eseguirsi, questa volta, con un vero bio-materiale. Con la metodica descritta è possibile eliminare l’amalgama, in un blocco intero, almeno nel 70% dei casi. Operare con l’ausilio di uno stereo-microscopio ottico o con degli occhialini prismatici ingranditori, facilita decisamente le manovre di disincastonatura o perimetrazione dell’amalgama da rimuovere. Nel restante 30% dei casi; o non è possibile perimetrare del tutto l’amalgama, oppure l’otturazione presenta “sottosquadri” troppo complicati e, pertanto, si riesce a rimuovere integra, solo una piccola parte dell’amalgama mentre, il restante, è ancora ben incastrato nella zona inferiore. L’alternativa è rappresentata dalla combinazione con il “protocollo svedese”. Irrigazione costante del campo di lavoro Entrambe le operazioni descritte sono effettuate sotto costante irrigazione di uno spray composto da acqua e aria, che permette il raffreddamento della fresa e del dente e il contemporaneo abbattimento dei vapori di etil e metil-mercurio. Al termine della procedura il campo di lavoro (il dente e tutta la bocca) è lavato abbondantemente con getto d’aria e d’acqua (sotto forma di spray a una certa pressione) e con una soluzione di Argento colloidale prima di rimuovere definitivamente la cannula d’aspirazione e la diga di gomma. Seguono ripetuti risciacqui con olio essenziale di MeK® Aspirazione diretta sull’otturazione: tipo “cappa” dei vapori Durante tutta la fase della rimozione dell’amalgama, una cannula d’ampio diametro – con puntale a 45° – collegata a una potente aspirazione chirurgica ad “anello liquido” , è mantenuta in contatto con il fianco del dente (al fine di creare una forte depressione e/o una aspirazione localizzata). Per aumentare l’efficacia dell’aspiratore chirurgico, lo si può facilmente “incappucciare” con il “Clean-up” che agisce da “cappa aspirante” sul dente; se ben gestito dall’assistente dentale, il dispositivo aspira sino al 90% dei vapori di mercurio che si liberano nell’operazione. Eventualmente, la misurazione della concentrazione dei vapori di mercurio, effettuata tramite uno spettrofotometro, permette di monitorare l’esposizione del paziente e degli operatori, nonché la contaminazione dell’ambiente di lavoro. I restanti elementi del protocollo di rimozione dell’amalgama La diga di gomma Il campo di lavoro è isolato tramite la diga di gomma pesante (viola), che provvede a separare il cavo orale dal dente su cui si lavora. Il foglio di lattice o latexfree della diga, seppure parzialmente permeabile ai vapori di mercurio, funge da valida barriera consentendo di evitare il contatto o l’ingestione accidentale di eventuali particelle e/o schegge d’amalgama prodotte durante la rimozione. L’accortezza di bagnare la diga con acqua o di usare garze bagnate, aumenta le possibilità di adsorbimento dei vapori di mercurio. Tuttavia, sarebbe meglio utilizzare la diga viola di copolimero (quella senza lattice o latexfree), attraverso la quale non può passare il mercurio sia in forma di vapore sia in forma metallica. Protezione degli occhi I vapori di mercurio possono ricadere direttamente negli occhi e poi accumularsi nel cervello. Gli occhi del paziente dovrebbero essere protetti con della garza bagnata e occhialoni protettivi di tipo professionale in plastica. L’amperometro Anche se non indispensabile, la misurazione delle correnti elettriche galvaniche endorali, fornisce un criterio guida per la rimozione sequenziale delle amalgame, che influiscono negativamente sul terreno biologico (rimuovere prima quelle che presentano il maggiore amperaggio). La misurazione è eseguibile, più o meno allo stesso modo, mediante un semplice micro-amperometro da elettricista oppure tramite apposito micro-amperometro digitale (con rilevatore di picco). L’aspirazione e la filtrazione nella stanza di lavoro Se possibile, l’aria presente nell’ambiente di lavoro (la sala operatoria), dovrebbe essere costantemente trattata mediante un sistema di filtrazione composto da; una grossa cella di precipitazione elettrostatica dei fumi, un filtro al carbone attivo e uno stadio di ionizzazione dell’aria. Protezione per gli operatori Gli operatori esposti professionalmente ai vapori di mercurio, dovrebbero proteggersi respirando aria filtrata proveniente da un sistema di compressione a secco, oppure attraverso la speciale mascherina nasale “MER-FREE”. Alcuni dentisti, in alternativa, usano la maschera della 3M con filtri in oro per il mercurio. La maschera o tubicini nasali per il paziente Per il paziente si possono usare indifferentemente: i Tubicini nasali (occhialini nasali ad aria e/o a ossigeno) oppure l’Apparecchio di Rossetti: la zona di lavoro potrebbe essere ulteriormente definita e confinata tramite una cappa aspirante (di plastica) che è sovrapposta alla diga. I due tubi d’aspirazione collegati con un impianto mosso da un motore da 1500W, creano una notevole depressione d’aria nella zona operativa. Il flusso d’aria spazza la superficie della diga e impedisce che sia generata una nuvola di vapori incontrollata. Se clicchi su questo link: Rimozione amalgama in Power Point potrai vedere e scaricare gratuitamente una presentazione relativa alla tecnica della Rimozione in Triplice Protezione dell’amalgama dentale! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Rimozione Sicura Amalgama
Rimozione Sicura Amalgama Perché rimuovere l’amalgama dentale non è mai uno scherzo? La rimozione sicura di una amalgama dentale, anche se eseguita correttamente, comporta un potenziale pericolo dal quale devono essere tutti protetti: paziente, medico, assistente, ambiente, ecc. A questo riguardo esiste una speciale apparecchiatura, per la rimozione sicura amalgama, che si inserisce sul dente: si tratta di un piccolo dispositivo in plastica morbida, trasparente, saldato a un tubo collegato all’aspirazione chirurgica ad anello liquido e ad alta capacità che, applicato in prossimità dell’uncino della diga, consente una aspirazione forzata e diretta nella zona di lavoro (quasi sotto vuoto). Si ricorda che anche se l’amalgama dentale può essere, più o meno facilmente, rimossa dalla bocca, il mercurio non è contemporaneamente eliminato da tutto il resto dell’organismo, in quanto è in esso sequestrato da anni. I danni derivati da una scorretta rimozione delle otturazioni in amalgama sono decisamente poco considerati, tuttavia; in Odontoiatria Olistica si utilizza il protocollo di rimozione protetta, in accordo con le direttive impartite dalle massime autorità internazionali della tossicologia clinica. Tutto ciò anche a tutela medico-legale del professionista che, da oggi e sempre più in futuro, sarà esposto a un possibile contenzioso giuridico nell’ambito della legislazione sulla tutela del lavoratore negli studi dentistici e anche riguardo al necessario consenso informato fornito ai pazienti all’atto dell’immissione di sostanze potenzialmente tossiche come l’amalgama, sia soprattutto durante la rimozione dell’otturazione in amalgama stessa, con i potenziali rischi che essa comporta! Le difficoltà per dimostrare una reazione causa-effetto (fra intossicazione cronica a bassi dosaggi di Hg e patologie cronico degenerative) e un riscontro dose-dipendente, sono state superate dalle spiegazioni fornite in termini scientifici, molecolari e biochimici, rispetto ai fini meccanismi cellulari. Infatti, la compromissione che il mercurio causa sui sistemi ossidativi ed energetici della cellula, unita al sovradosaggio degli organi emuntori e del sistema linfatico, nonché la sollecitazione continua del sistema immunitario, sposta il “terreno” del paziente verso fasi di “esaurimento” della possibilità di compenso, con esiti tanto più gravi e tanto più rapidi quanto più altre cause (alimentari, ambientali, endogene ed esogene) abbiano già contribuito al carico tossinico globale. Eseguire una integrale rimozione sicura amalgama, cioè una bonifica dall’amalgama (tutta, ma proprio tutta) che sia corretta ed eseguita con i tempi giusti, nonché una seria revisione dello stile di vita rappresentano un momento fondamentale nel trattamento e nel recupero di patologie, anche importanti, nell’interesse del paziente stesso. Se clicchi su questo link: Rimozione amalgama potrai vedere e scaricare gratuitamente una presentazione in PDF relativa alla Rimozione in Triplice Protezione dell’amalgama dentale!Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Alternative all’amalgama
Alternative all’amalgama Esistono concrete alternative all’amalgama dentale? Quest’obiettivo è stato raggiunto dalla DRM labs attraverso l’impiego di una molecola monomerica completamente nuova e innovativa nel campo dei materiali odontoiatrici. La massa composita denominata commercialmente Diamond Crown presenta caratteristiche fortemente cristalline grazie all’impiego di una matrice resinosa denominata PEX, chimicamente omologa di alcuni polimeri già impiegati come biomateriali in altri settori della medicina. Inoltre, in campo odontoiatrico è sempre più grande l’interesse per l’ossido di zirconio (Zirconia Y-TPZ), un materiale che sta avendo una nuova e diffusa applicazione per la realizzazione di protesi odontoiatriche. L’utilizzo dell’ossido di zirconio è giustificato dal fatto che tale materiale presenta ottime caratteristiche fisiche e chimiche e soprattutto porta a risultati estetici in grado di soddisfare le esigenze di ogni paziente. In medicina l’ossido di zirconio o per meglio dire la ceramica zirconia è utilizzata già da molto tempo. La prima applicazione fu per la costruzione di protesi femorali in quanto rispetto ai materiali metallici offriva una maggiore resistenza meccanica. Da quando è aumentato l’utilizzo della zirconia in campo medico, per non dire nel campo odontoiatrico, c’è stata una maggiore attenzione e studio sulla sicurezza di questo materiale per la protezione della salute pubblica. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Zirconia o Zirconio
Zirconia o Zirconio Ecco le basi della biocompatibilità della Zirconia In campo odontoiatrico è sempre più grande l’interesse per l’ossido di zirconio (Zirconia Y-TPZ), un materiale che sta avendo una nuova e diffusa applicazione per la realizzazione di protesi odontoiatriche. L’utilizzo dell’ossido di zirconio o zirconia è giustificato dal fatto che tale materiale presenta ottime caratteristiche fisiche e chimiche e porta a risultati estetici in grado di soddisfare le esigenze di vari pazienti. In medicina però l’ossido di zirconio o per meglio dire la ceramica zirconia è utilizzata già da molto tempo. La prima applicazione fu per la costruzione di protesi femorali in quanto rispetto ai materiali metallici offriva una maggiore resistenza meccanica. Da quando è aumentato l’utilizzo della zirconia in campo medico, per non dire nel campo odontoiatrico, c’è stata una maggiore attenzione e studio sulla sicurezza di questo materiale per la protezione della salute pubblica. Attualmente vi è una non chiara definizione e conoscenza delle caratteristiche di questo materiale. Obiettivo di questo articolo è chiarire alcuni importanti punti sull’argomento affinchè pazienti, dentisti e odontotecnici abbiano la più corretta e documentata informazione su cosa sia l’ossido di zirconio (o zirconia) e il suo utilizzo in campo odontoiatrico. La Zirconia in medicina Zirconia, ossia l’ossido di zirconio (ZO2), è un materiale che, come si è detto, in medicina è utilizzato già da molti anni per le sue caratteristiche chimiche e fisiche ma soprattutto per l’elevata resistenza meccanica e per la sua elevata biocompatibilità. In natura l’ossido di zirconio può trovarsi in tre forme: monoclinica, tetragonale e cubica. L’aggiunta di un agente stabilizzante come l’ittrio (Y) permette di mantenere la zirconia nella sua forma tetragonale altamente resistente alle fratture. Zirconia, Ossido di Zirconio La zirconia (TZP) fu introdotta in medicina negli anni ‘70 per la costruzione di protesi femorali perché rispetto ai metalli presentava una migliore resistenza all’allungamento e corrosione. Ebbe in seguito un grosso successo nel 1985 per il miglioramento del processo produttivo che permise la realizzazione di una grande varietà di protesi femorali. Ad oggi più di 500.000 pazienti in tutto il mondo hanno subito l’impianto di protesi femorali in zirconia senza che sia stato registrato alcun evento avverso in termini di biocompatibilità. La ceramica in zirconia può essere quindi considerata in campo medico una valida alternativa al metallo (titanio). Radioattività della Zirconia Premessa. Occorre fare una precisazione riguardo all’ossido di zirconio. La zirconia non è un materiale nuovo perché, come già detto, è utilizzato già da molti anni in medicina. La novità è invece l’utilizzo della zirconia in campo odontoiatrico, una ceramica integrale che in futuro tenderà a sostituire il metallo per la realizzazione di protesi dentali. La zirconia è radioattiva? La radioattività è un fenomeno naturale della materia. La radioattività o decadimento radioattivo di per sé è un insieme di processi tramite i quali i nuclei atomici instabili, che costituiscono la materia, emettono particelle subatomiche per raggiungere uno stato più stabile. Tale decadimento è distinto in tre classi a seconda del tipo di fenomeno che avviene nell’atomo: decadimento alfa, beta, gamma. Nel primo tipo di decadimento si ha l’emissione di un nucleo di elio, due neutroni e due protoni. Nel decadimento beta si ha l’emissione di un elettrone mentre nel decadimento gamma si ha l’emissione di un quanto di radiazione elettromagnetica. Le radiazioni alfa e beta, per la dimensione della particella, hanno una minor profondità di penetrazione rispetto alle radiazioni gamma di tipo elettromagnetico. L’effetto biologico dipende non solo dal tipo di radiazione ma anche dal suo contenuto energetico e può portare ad un’alterazione a livello di DNA e RNA e quindi genetico. Tale effetto può essere prodotto principalmente dalle radiazioni gamma, più energetiche e penetranti rispetto alle radiazioni alfa e beta. Le radiazioni gamma sonno pertanto, le uniche potenzialmente nocive per la salute. La zirconia come elemento puro non esiste in natura ma si trova o come ossido (nella formula chimica ZrO2) o come silicato (nella formula chimica ZrSiO4). Al suo interno ci sono delle impurità naturali radioattive che solo grazie a moderni processi di purificazione sono eliminati. Per la produzione di zirconia esistono norme ISO che stabiliscono il grado di purezza che deve avere il materiale per essere considerato sicuro per la salute umana. La zirconia, una volta purificata da queste impurità, è ritenuta un materiale assolutamente inerte. Per questo motivo è importante che ci siano soggetti in grado di garantire che il processo di purificazione avvenga secondo normative specifiche ISO. La ceramica integrale LavaTM è un esempio di zirconia purificata secondo le norme per le ceramiche dentali ISO 6872. Durante tutte le fasi di purificazione dell’ossido di zirconio sono eseguiti diversi controlli che portano alla produzione di un materiale non radioattivo. I valori dell’attività specifica dell’ossido di zirconio sono misurati dall’Istituto Tedesco per la Ricerca Applicata su Isotopi, Gas e Ambiente e dall’Ente Federale Tedesco di Ricerca e Prova dei Materiali. E’ per questo motivo che 3M può affermare che la propria ceramica LavaTM è sicura e biocompatibile. E’ significativo comunque costatare che a livello scientifico esistono pubblicazioni riguardo la relazione radioattività-zirconia e che tutte dimostrano che non esistono reazioni avverse sia locali che sistemiche dovute alla presenza della zirconia. Biocompatibilità della Zirconia Un altro aspetto molto importante sulla ceramica in zirconia riguarda la biocompatibilità di questo materiale. I primi lavori scientifici pubblicati sulla biocompatibilità della zirconia risalgono al 1969. Studi sperimentali eseguiti sia in vitro (tab. 1) sia in vivo (tab.2) hanno dimostrato che la ceramica in ossido di zirconio non provoca alcun effetto citotossico e cancerogeno. L’utilizzo della zirconia in campo odontoiatrico è stato possibile grazie all’introduzione di tecniche di produzione CAD/CAM (computer-aided design/computer-aided manufacturing) che ne hanno migliorato le caratteristiche meccaniche e fisiche. In letteratura ci sono diversi studi scientifici che dimostrano come corone e ponti in ossido di zirconio (Y-TZP) hanno un’alta biocompatibilità. Conclusioni L’utilizzo della ceramica in zirconia grazie alla tecnologia CAD/CAM ha portato grossi vantaggi alla realizzazione di protesi dentarie sempre più precise, più simili a quelle naturali e in grado di soddisfare le esigenze estetiche di ogni paziente. L’utilizzo della zirconia in odontoiatria è quindi giustificato perché:da più di 35 anni è utilizzato in medicina è un materiale inerte se ben purificato Lava, in particolare è prodotta secondo le norme ISO 6872 e i processi di purificazione sono controllati da enti certificatori autonomi la biocompatibilità della zirconia è ormai dimostrata a livello scientifico.Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Diamond Crown
Diamond Crown, uno speciale composito biocompatibileTutti i materiali da utilizzare sulle persone devono avere due caratteristiche imprescindibili; essere assolutamente biocompatibili e certificati come tali da vari organismi e associazioni senza scopo di lucro! Il Diamond Crown è BIOCOMPATIBILE e NON CITOTOSSICO Test clinici di biocompatibilità e citotossicità dimostrano che il Diamond Crown ha un indice di reattività uguale a zero (in una scala di valutazione da 0 a 5, ove 5 indica il valore più alto di citotossicità e di assoluta non biocompatibilità), ciò a garanzia di una eccellente salute dei tessuti parodontali e di tutto l’organismo! Tutti i materiali Diamond Crown hanno avuto riscontro zero ai seguenti test di tossicità sulle cellule fibroblasti:MEM (Minimal Essential Medium) soluzione, emolisi sangue umano, reattività impianto-intramuscolare, estratto reattivo intracutaneo, estratti iniezione sistemica.Diamond Crown ha ottenuto un livello di biocompatibilità di grado “ECCELLENTE” Tutta la linea del Diamond Crown è a base di PEX, l’esclusiva e brevettata matrice semicristallina bimodale di grado medicale derivante dall’ortopedia (così come il Titano grado 5°), dove è utilizzato per impianti biomedicali. Grazie alla sua struttura molecolare ad alto grado di cristallinità (80%), simile a quella del diamante, il PEX conferisce al composito Diamond Crown proprietà di microelastictà garantendo:elevata resistenza alla frattura, elevata resistenza alla flessione, elevata resistenza alla compressione, alto assorbimento degli shock.Stabilità e resistenza: il composito Diamond Crowncontiene un riempitivo policeramico, tetramodale e superidrofobico di tipo nanometrico, più forte, più resistente e più lucidabile di tutti gli altri compositi ibridi, che inoltre garantisce ridotta retrazione lineare (0,5%) con conseguente integrità marginale, che si traduce in maggior durata dell’insieme dente-restauro. Il Diamond Crown da assolute garanzie di biocompatibilità e non è citotossico. Infatti non contiene ossidi metallici né alcali. Le nanoparticelle che compongono il materiale sono di forma ellittica, hanno una dimensione nanometrica e garantiscono la compattezza e la totale lucidabilità e brillantatura del materiale, eliminando così l’accumulo di placca e la colorazione scura che i consueti compositi assumono nel tempo e, caratteristica unica per un composito, possiede un indice di abrasività simile al dente naturale! I materiali per ricostruzione e otturazione Diamond Crown noncontengono assolutamente elementi citotossici con componenti ioni-metallici, nessun costituente che rilasci vapore di acido metacrilico o sostanze chimiche che inducano irritazione alle membrane mucose, modifica dei fibroblasti, modifiche epiteliali, formazioni di micro-ascessi o lisi emolitica. Anche l’adesivo smalto-dentinale Diamond-Bond 001 è biocompatibile! Si tratta di un adesivo di 7a generazione mono-componente formato dal monomero PEX e collagene sintetico che crea un forte legame polipeptidico tra la stuttura del dente, l’adesivo stesso e il materiale da otturazione/ricostruzione. Il condizionatore dentinale DB001, formato da acido salicil-lattico, assicura una penetrazione uniforme nei tubuli dentinale, superiore a 70 microns, garantendo il mantenimento inalterato delle fibre collagene e della struttura dei tubuli dentinali. In ultima analisi, si tratta di una esclusiva linea di prodotti assolutamente biocompatibili, che hanno sempre dato ottimi risultati clinici anche in pazienti con varie forme di intolleranze e/o allergie a materiali dentali di tipo tradizionali/allopatici. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Faccette Dentali Estetiche
Faccette Dentali Estetiche in CeramicaL’estetica dentale è il tuo grande problema? Noi siamo specialisti in estetica: se ci chiami ORA, puoi considerarlo già risolto!Le faccette dentali estetiche sono sottili lamine in ceramica traslucida cementate in modo permanente sulla superficie dei denti anteriori utilizzando una speciale tecnica adesiva. Le faccette dentali, in sostanza, non presentano controindicazioni. Il manufatto di ceramica copre tutta la parte anteriore e visibile del dente. Lo spessore medio della ceramica impiegata per eseguire le faccette si aggira intorno ai 0.2-0.5 mm., praticamente come un unghia artificiale! Le faccette dentali sono i restauri estetici meno invasivi; infatti, è necessario rimuovere appena 2 o 3 decimi di millimetro di smalto della superficie frontale del dente per ottenere lo spazio necessario per conseguire un ottimo risultato! In seguito, la parte asportata é rimpiazzata da sottilissime faccette dentali in ceramica che si integrano in modo ottimale sia dal punto di vista estetico sia morfologico. In alcune condizioni si riesce ad aggiungere sottili faccette dentali di ceramica senza asportare alcuna parte del dente (Additional Veneers).Smile Design: progettiamo il tuo sorriso partendo da una foto del viso Quali e quante sono le fasi operative dello Smile Design? – Risposta: sono solo quattro e poi la “magia” è fatta! PRIMA FASE: in un colloquio preliminare raccoglieremo tutte le informazioni relative al tuo sorriso e prenderemo nota attentamente di tutte le tue aspettative estetiche. Inoltre, eseguiremo l’analisi del tuo attuale sorriso e delle proporzioni che ci guideranno nella progettazione del tuo nuovo sorriso attraverso l’esecuzione di una particolare foto del tuo viso. In seguito ti forniremo, nel giro di breve tempo, una simulazione a video del progetto di sorriso più consono alla tua esigenza estetica. Una volta che avrai visionato e accettato il progetto di sorriso, il nostro tecnico esperto in estetica dentale riprodurrà su un modello 3D una copia in cera del tuo sorriso. SECONDA FASE: nel secondo appuntamento clinico, saremo già in grado di simulare, direttamente in bocca, l’aspetto definitivo del tuo nuovo sorriso e di farti sperimentare, di persona, il miglioramento delle tuo aspetto estetico ottenuto con l’applicazione di semplici faccette dentali provvisorie. TERZA FASE: a distanza di qualche giorno dall’applicazione delle faccette dentali provvisorie, eseguiremo attente correzioni, anche in base alle tue indicazioni, della simulazione del tuo nuovo sorriso, dopo che avrai avuto modo di valutarne forma, colore, dimensione e aspetto generale. A questo punto, dopo aver scelto con te il colore e le eventuali sfumature e caratterizzazioni delle faccette dentali in ceramica definitiva, passeremo a rilevare le impronte dentali di precisione da trasmettere al nostro laboratorio specializzato in estetica dentale. QUARTA FASE: abbiamo quasi finito; infatti, il quarto appuntamento è interamente dedicato alla cementazione adesiva delle faccette dentali, concretizzando così nella tua bocca, il nuovo sorriso esattamente come abbiamo progettato! Analisi Estetica Dentale in 7 semplici mosse Alcuni aspetti del sorriso possono essere facilmente analizzati eseguendo questi 7 semplici step di auto-valutazione: PRIMO: analizza la “tonalità di bianchezza” dei tuoi denti: un leggero sbiancamento dentale naturale (cioè eseguito con un metodo che non utilizza i nocivi perossidi) può migliorare il colore dei denti ingialliti o dicromici e dovrebbe essere eseguito prima della valutazione e dell’esecuzione di eventuali faccette dentali estetiche in ceramica. La valutazione del colore naturale di base della dentatura è il punto di partenza al fine di pianificare e intraprendere qualsiasi procedura estetica quali; faccette dentali, corone in ceramica integrale, ponti estetici, otturazioni estetiche in composito e intarsi in composito o ceramica. Un trattamento cosmetico dentale ben architettato dovrà prendere in considerazione tutti i vari parametri che creeranno il giusto equilibrio tra ricostruzione di un sorriso smagliante e mantenimento di un aspetto, il più possibile naturale, del sorriso stesso. SECONDO: osserva l’allineamento e la spaziatura tra i tuoi denti: i denti scheggiati, non perfettamente allineati, consumati ed erosi per varie ragioni o che presentano spazi anomali tra di loro, possono essere riallineati con un trattamento ortodontico e, a seconda del caso e in minor tempo, anche con faccette dentali estetiche. TERZO: analizza il colore dei tuoi denti: le classiche otturazioni in amalgama (metalliche, grigie), oltre che essere nocive per la salute, dovrebbero essere sostituite, per motivi estetici, con otturazioni in composito o intarsi perché ingrigiscono e scuriscono lo smalto dei denti, facendoli sembrare “finti”. Così anche per le vecchie otturazioni in composito che si sono ingiallite o “sbiadite” e non si uniformano più con il colore naturale dei tuoi denti. QUARTO: conteggia i denti mancanti o persi: come puoi ben immaginare, l’assenza di denti può influire negativamente sull’aspetto generale del viso, del sorriso, dell’occlusione e aumentare il rischio di peggiorare lo stato della tua dentatura residua sana. Il ripristino dei denti mancanti è essenziale per la salute orale e l’estetica facciale. Oggi, i denti mancanti possono essere facilmente sostituiti con impianti dentali, protesi fisse a ponte (e protesi parziali rimovibili apparecchi scheletrati). QUINTO: osserva l’armonia e il bilanciamento del tuo sorriso: un sorriso troppo “gengivale” potrebbe essere “ricontornato” al fine di stabilire giuste proporzioni tra larghezza e lunghezza dei denti. Per “ricontornare” e, quindi, allungare maggiormente i tuoi denti si potrà usare una tecnica di micro-chirurgia. L’allungamento delle corone dentarie ha un sicuro effetto di miglioramento nell’insieme dell’aspetto del viso: a esempio, inserire una forma rettangolare dei denti in un viso rotondo, contribuisce a snellire l’aspetto generale del viso di una persona “rotondetta”. SESTO: osserva l’armonia delle tue proporzioni dentarie: come per tutte le cose in natura, vi è un rapporto ideale tra la lunghezza e la larghezza dei denti incisivi e ciò determina la lunghezza di tutti gli altri denti anteriori; tenere conto di questo rapporto armonico significa conseguire un aspetto più bilanciato e gradevole del sorriso. SETTIMO: osserva la linea del tuo sorriso: si tratta, ovviamente, di una linea immaginaria che si può “disegnare” sul margine incisale dei denti superiori da un capo all’altro della bocca. Tale linea del sorriso, idealmente, dovrebbe coincidere armonicamente con il margine del labbro inferiore quando si sorride. Questo punto di riferimento può essere indicativo per ottenere il miglioramento del tuo sorriso e utilizzato quale riferimento estetico per determinare l’armonica lunghezza dei denti. Se vuoi saperne di più, ora rispondi a queste sette semplici domande: 1 – E’ un fastidio per te sorridere? 2 – Questo diminuisce la tua sicurezza? 3 – Vorresti cambiare il look del tuo sorriso? 4 – Vorresti avere un sorriso con denti perfetti? 5 – Vorresti avere dei denti più bianchi e smaglianti? 6 – Fai un lavoro in cui l’immagine è importante per te? 7 – Sei disposto/a a investire tempo e soldi per il tuo sorriso? Se hai risposto SI ad almeno cinque delle precedenti domande ed è emerso dalla auto-valutazione estetica del tuo sorriso che potresti migliorare il tuo aspetto in modo significativo, allora dovresti prendere in seria considerazione di prenotare una visita per eseguire una analisi professionale del tuo sorriso e del look del tuo viso! Un sorriso armonioso dipende innanzitutto dai denti, dalle labbra e poi si accresce in sintonia con la conformazione del viso e le linee di simmetria del volto stesso. Infatti, vi sono regole e parametri estetici ormai ben codificati, che hanno a che fare con la proporzione armonica e la sezione aurea, che influenzano direttamente la posizione, la forma nonché la dimensione stessa dei denti all’interno della cornice delle labbra; tuttavia, poiché ogni viso è unico, non possono davvero esistere due sorrisi identici al mondo! Un sorriso che si possa definire veramente “perfetto” non è altro che la “perfetta risultante” di un’accurata analisi estetica del viso della persona messa in correlazione alla corretta diagnosi della sua situazione orale. Il progetto e la diagnosi per ottenere un sorriso che sia veramente in armonia con la forma del viso è il prodotto tangibile di una sofisticata metodologia denominata “Smile Design”.Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Parodontite
Parodontite Ovvero, cosa pensi sia la Piorrea? Parodontopatia, parodontite, piorrea, gengivite, non sono necessariamente da considerarsi solamente quali malattie infettive! Per capire da dove parte il problema dobbiamo prendere in considerazione quale tipo di “carburante” utilizziamo per far funzionare il nostro corpo. Forse non lo sai, ma, anche il nostro corpo è considerato, con una brutta espressione, come una “macchina termica”, cioè ha bisogno di alimentazione per produrre calore e, quindi, vivere! E ora dimmi: metteresti del gasolio in una macchina a benzina? E allora perché ti alimenti con sostanze che ti fanno ammalare?Lotta Biologica Piorrea Una alimentazione scorretta, con eccessivo consumo di carboidrati raffinati, l’assunzione di troppe proteine animali, oppure l’abitudine di mangiare in fretta, masticare poco i cibi e poi ancora; preoccupazioni, stress, malattie, utilizzo di farmaci allopatici oppure una scorretta igiene orale, indeboliscono la microflora della bocca dando il via libera ai batteri patogeni (cattivi) che, superando di numero i batteri probiotici (buoni), generano uno squilibrio dannoso. Alcuni conosciuti batteri patogeni orali sono i responsabili, ormai “accreditati”, delle malattie gengivali – sino alla piorrea – e, naturalmente, anche della carie. Le parodontopatie non sono necessariamente da considerarsi solo come malattie infettive! Se continuerai nella lettura scoprirai che c’è ben di più….., cioè la Lotta Biologica Piorrea! La gengivite (infiammazione della gengiva) e la parodontite (gengivite con perdita di attacco del dente all’osso) sono le più comuni patologie osservabili a carico dei tessuti orali. Mentre la gengivite è una patologia che riguarda praticamente tutta la specie umana, le parodontopatie sono più limitate e colpiscono in media il 10-15 % della popolazione (Winkelhoee, Rams e Slots, 1996). Appare evidente che, al di là dell’acquisizione di patogeni microbici che rimangono alla base delle manifestazioni cliniche, queste condizioni si avverano più facilmente in soggetti predisposti a causa di particolari fattori di rischio. Al di là di una ancor mal definita compartecipazione di elementi genetici (Hart e Korman, 1997) questi comportamenti sono considerati, seppur con pesi assai diversi, cause predisponenti alla genesi di parodontopatie: la cattiva igiene orale, il tabagismo, il diabete, lo stato di stress, l’allergia, l’osteoporosi, le deficienze nell’attività dei polimorfonucleati e l’infezione evolutiva sostenuta dal virus dell’HIV (Salvi et al., 1997). Queste restano – pur sempre – concause in un processo patogenetico che vede, nell’acquisizione di specifici agenti eziologici batterici, il primum movens di un’infezione caratterizzata da ampia risposta immunitaria e da distruzione dei tessuti. La classificazione, dal punto di vista clinico, prevede non una sola entità nosografica ma una suddivisione in: parodontopatie giovanili, progressive dell’adulto, associate a malattie di tipo sistemico, necrotizzanti e, infine, refrattarie al trattamento (Haffajee e Socransky). Comunque esse siano considerate ed elencate dalla scienza ufficiale, la medicina naturale le valuta per quelle che sono, cioè delle malattie del “terreno” (in senso omeopatico). La salute orale è importantissima non solo per la conservazione di denti e gengive; come leggerai più avanti; recenti studi internazionali hanno dimostrato l’esistenza di una potenziale relazione tra la salute orale e quella dell’intero organismo. I batteri patogeni che non sono stati eliminati dalla bocca tramite opportune manovre di igiene orale, possono dare il via a una vera e propria “reazione a catena” di infezioni e infiammazioni, con possibili gravi conseguenze sistemiche (cioè generali). Infatti, è stato scientificamente dimostrato che i batteri patogeni del cavo orale sono in grado di raggiungere tutti gli organi del nostro corpo attraverso la circolazione sanguigna. Uno studio del 2005 evidenzia che le malattie parodontali e la carie interessano ben il 95% della popolazione e secondo dati del 2007 della A.D.A. (American Dental Association), queste malattie sono entrambe causate dalla placca dentale: un biofilm di batteri patogeni che si forma continuamente sulla superficie di denti, gengive, lingua, guance, ecc., purtroppo anche quando non ingeriamo alimenti o bevande! E’ noto già da alcuni anni che esiste una correlazione diretta tra igiene orale e rischio di infarto: i dati dicono che chi non si lava i denti almeno due volte al giorno ha un rischio due volte maggiore di ammalarsi di problemi cardiaci. Ma cosa centra la scarsa igiene orale con il cuore? E’ stato dimostrato che in seguito a una igiene orale poco curata si hanno livelli più alti di proteine infiammatorie nel sangue, le quali provocano dei problemi cardiovascolari. Una infiammazione cronica diffonde le sue esotossine nella carotide e da questa direttamente al cuore. Purtroppo i batteri che aggrediscono i denti sono gli stessi delle pericarditi ed endocarditi; essi si annidano facilmente nelle valvole cardiache e creano una specie di “patina batterica” che produce la sclerosi della valvola stessa che, a sua volta, si traduce in una insufficienza cardiaca. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Piorrea Test
Piorrea Test Il Test Microbiologico e il Test Genetico per la PiorreaNella pratica della parodontologia biologica sono stati introdotti due esami di laboratorio o Test Piorrea, che possono consentire una diagnosi di parodontopatia più attendibile, tale da indicare una terapia mirata e personalizzata e non ispirata a principi, sicuramente validi, ma a volte troppo generali se non addirittura generici. Gli strumenti sono: il Test Microbiologico e il Test Genetico. Essi permettono sia di identificare e quantificare i batteri responsabili della malattia parodontale, sia di stabilire la predisposizione genetica di un individuo a sviluppare la stessa. Il primo Test Piorrea, quello batteriologico, permette di riferire la terapia di supporto a una popolazione batterica specifica e di ridurla drasticamente. Il secondo Test Piorrea, quello genetico, quantificando la predisposizione individuale alla parodontopatia, consente di attuare tutte le misure terapeutiche/preventive e calibrarle sul paziente. I Test Piorrea sono due strumenti preziosi e innovativi, di facile esecuzione, indolori e relativamente economici. Richiedono pochi minuti di lavoro al parodontologo biologico e pochissima collaborazione da parte del paziente. Il Test Microbiologico si esegue inserendo una apposita punta di carta sterile nelle tasche gengivali facendola bagnare dal fluido gengivale colonizzato dai batteri responsabili della malattia parodontale; successivamente un laboratorio specializzato provvederà a fornire al parodontologo biologico un grafico da cui emerge la quantità e la qualità relativa di questi batteri all’interno della bocca. A CHE SERVE il Test Microbiologico? Questo esame fornisce al parodontologo biologico le informazioni necessarie per stabilire un piano di trattamento mirato e, soprattutto, per combattere l’infezione in atto con una terapia specifica. Il Test Genetico, invece, consiste in un prelievo della saliva effettuato con un tampone sterile, al fine di ricercare una sostanza, la Interleuchina 1alfa, in quanto è associata costantemente alla presenza di lesioni parodontali gravi. A CHE SERVE il Test Genetico? Il test indica la predisposizione di un soggetto a formare tasche gengivali; ciò è dedotto dalla quantità di Interleuchina 1alfa presente nella saliva. Il parodontologo biologico, in questo modo, potrà meglio istruire il paziente sulle tecniche di igiene più appropriate in relazione alla sua vulnerabilità e, cosa ancora più importante, potrà monitorare l’evoluzione della parodontopatia nel tempo intervenendo quando le lesioni sono ancora in uno stadio iniziale. Test Piorrea: UN PASSO IN AVANTI? Sicuramente sì, dato che questi due Test Piorrea consentono una precoce identificazione del rischio di malattia, una diagnosi precoce di attività di malattia e, quindi, una definizione concreta degli obiettivi terapeutici e della loro attuazione. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Parodontite e Dieta
Parodontite e Dieta In caso di piorrea o malattie gengivali Molte persone, anche se entusiaste dell’alimentazione crudista vegetariana, potrebbero sperimentare problemi dentali nella pratica stretta di diete a base di sola frutta, infatti: esse hanno avuto gengive ritirate, denti allentati, denti spezzati, carie nuove, sensibilità dentale. Dal punto di vista generale si sentono bene, ma i problemi dentali sono arrivati come una sorpresa. Una persona crudista che ha mangiato esclusivamente frutta per sei mesi, si sentiva molto bene, ma poi sono iniziati i problemi ai denti! A causa di questo alcuni attribuiscono il decadimento dei loro denti a una dieta prevalentemente a base di frutta, e in parte hanno ragione. La dieta a base di frutta ci porta a una condizione di benessere fisico veramente elevato perché la frutta ha caratteristiche disintossicanti. Ripulisce molto bene prima il canale alimentare e digestivo, poi prosegue disintossicando e “disincrostando” organi e tessuti a livello dell’ambiente cellulare: quasi magicamente e per primi, scompaiono proprio i sintomi che caratterizzano le comuni malattie. Per quali ragioni allora ci si può ritrovare proprio con i denti a pezzi? La spiegazione è semplice. I cibi di cui ci nutriamo hanno avuto una diminuzione di nutrienti essenziali superiore anche all’80%. Contemporaneamente, numerosi studi hanno rivelato che le carenze nutrizionali di vitamine e minerali essenziali nelle popolazioni dei paesi industrializzati vanno dal 50% fino anche al 100%. Le ossa come tutti gli altri tessuti del corpo, sono continuamente ricostruiti se è necessario, ma ciò, purtroppo, non vale per i denti: infatti, lo strato smalteo esterno, che è mineralizzato per oltre il 99%, se è cariato, mancante, scheggiato e/o rovinato, non può più essere rigenerato ne ricostruito dal corpo per nessuna ragione! Ma non è tutto. A causa delle coltivazioni intensive e dei terreni impoveriti di oggi, la frutta, è ad alto contenuto di fosforo e a basso contenuto di calcio e magnesio. La maggior parte dell’acido fosforico prodotto è destinato alla produzione di fertilizzanti fosfatici. La ragione per cui sono usati i fertilizzanti fosfatici è perché abbreviano il ciclo vegetativo delle piante, accelerando la maturazione dei frutti. Inoltre, il fosforo (acido orto-fosforico) trova impiego anche come additivo nell’industria alimentare, in special modo nelle bevande gassate (soprattutto la cola); il suo codice identificativo secondo le norme dell’Unione Europea è E 338. Se si passa la lingua sui denti dopo aver bevuto un sorso di cola, si sentirà una sensazione di “detersione”, effetto prodotto dal fosforo contenuto. Si tratta in effetti di una leggera erosione. Nel corpo, al fine di mantenere in efficienza le ossa e i denti, i minerali devono essere presenti in proporzioni adeguate. Abbiamo invece nella frutta, a causa dell’eccessivo uso di fertilizzanti fosfatici, troppo fosforo, troppo poco magnesio, il calcio non vi rimane, viene espulso. Naturalmente, la maggior parte della frutta è a basso contenuto di calcio. Le arance e fichi hanno un livello più elevato di calcio, ma anche un livello alto di fosforo e un livello basso di magnesio per le ragioni sopraddette. L’allentamento e/o la caduta dei denti è probabilmente dovuto alla carenza di sali minerali che, unitamente a una scarsa igiene orale, causa la conseguente perdita di tessuto osseo e di fibre periodontali. Invece, la rottura dei denti è probabilmente causata dalla perdita di minerali nella struttura interna del dente. Le persone che hanno avuto problemi dentali praticando diete esclusivamente a base di frutta, sono state in grado di recuperare in tempo i danni e di prevenire la perdita dei denti aggiungendo al loro consumo di sola frutta l’assunzione di integratori multi-minerali e/o mangiando più verdure a foglia verde. Soprattutto verdure crude di colore verde scuro. Gli ortaggi a foglia verde scuro sono buone fonti di molti minerali e ad alto contenuto di calcio e magnesio nonché, normalmente, a basso contenuto di fosforo. Il cavolo-verza è un’ottima scelta. Le persone con problemi di gengive (non necessariamente che praticano una dieta a base di frutta) ottengono sempre dei miglioramenti se mangiano verdura cruda. Alcune tossine prodotte dalla cottura dei cibi irritano le gengive. E’ utile introdurre semi e germogli crudi. Il sale da cucina dovrebbe essere evitato il più possibile. Esso causa la perdita di calcio e potassio. Il potassio aiuta a mantenere il calcio nel corpo, il sodio il contrario. C’è una piccola quantità di sale organico in tutti gli alimenti vegetali, ed è tutto ciò che serve all’organismo. Le alghe marine sono a volte raccomandate come fonte di minerali. Il problema è che hanno un alto contenuto di sodio che fa perdere calcio. In tal caso è meglio ripiegare sulle alghe Klamath, che sono di lago e hanno poco sodio. Bisogna esporsi al sole in quanto si attiva la produzione naturale di vitamina D – D come Denti – che favorisce la fissazione del calcio nei tessuti ossei. Anche con il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco, applicando gli accorgimenti per porre rimedio a problemi che al tempo di Arnold Ehret, un secolo fa, non esistevano, si possono ottenere risultati che in altri campi si possono solo immaginare. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Parodontite cura olistica
Parodontite cura olistica Ma cos’è, esattamente, la Parodontite? Si pensa impropriamente che i denti siano tenuti fermi esclusivamente dalle gengive le quali, invece, sono solo la parte più esterna di una grande opera architettonica, l’apparato parodontale, che ci permette di masticare e che è costituito da osso alveolare, legamento alveolo dentale, cemento radicolare e gengiva. L’insieme dente-osso alveolare costituisce una particolare articolazione denominata “gonfosi”. Di questo apparato, responsabile della stabilità dei denti, si occupa una speciale branca dell’odontoiatria, la parodontologia: termine che deriva dal greco e che significa “studio di tutto ciò che sta intorno al dente e che gli dà sostegno”. La Parodontite, Malattia Parodontale o Parodontopatia insomma, la così detta “Piorrea”, inizia quando uno o più elementi dell’apparato parodontale, dopo essere stati colonizzati da numerose specie batteriche, smettono di esercitare la propria funzione di sostegno causando mobilità dentale (da molti ritenuta la vera malattia parodontale) meglio conosciuta con il termine popolare di “Piorrea“. Questo, purtroppo, è uno stadio già molto avanzato della malattia che si potrebbe evitare ponendo attenzione ai segni evidenti che appaiono molto tempo prima della mobilità dentale. Oggi la Piorrea si può prevenire e curare efficacemente, purché non la si trascuri fino a portarla ai suoi ultimi stadi, permettendo così la conservazione dei denti fino all’età più avanzata. E’ opportuno però conoscere cos’è e come si manifesta negli stadi precoci. I progressi fatti nel campo della parodontologia permettono oggi di conoscere la predisposizione personale a sviluppare la Piorrea e di diagnosticare in uno stadio precoce l’attività della stessa. Si tratta solo di sottoporsi a due semplici test, il Test Genetico, eseguito su un prelievo di saliva, e il Test Microbiologico, su un campione di fluido della tasca parodontale. Il Test Microbiologico può anche essere eseguito su coltura o ricercando il DNA dei germi responsabili della malattia E’ impossibile stabilire quale elemento dell’apparato parodontale sia più importante degli altri, ma è chiaro che il segno più evidente di sofferenza parodontale è dato da alterazioni dell’aspetto delle gengive, da cui sono caratterizzate quando la malattia parodontale è già in uno stato avanzato. Le gengive, infatti, costituiscono la prima difesa ma, purtroppo, anche la prima porta di ingresso per i microrganismi che, una volta distrutto l’attacco che le collega ai denti, procedono indisturbati verso la radice dentale, danneggiando prima il legamento parodontale, poi il cemento e, infine, l’osso alveolare circostante. La parodontite cronica è sempre preceduta da una gengivite che deve essere riconosciuta in tempo e ben curata. Ora è opportuno conoscere gli strumenti e le tecniche adatti alla prevenzione, al trattamento della malattia parodontale al mantenimento della salute delle gengive La prevenzione consiste nell’effettuare le manovre di igiene orale comunicate dallo specialista parodontologo, il quale si impegnerà a presentare gli strumenti da utilizzare e a spiegare come usarli al meglio. Saranno mezzi semplici quali: lo spazzolino, il filo interdentale, il collutorio, usati secondo schemi personalizzati, che consentiranno di ottenere e mantenere quello stato di salute del cavo orale che oggi deve essere considerato alla portata di tutti. Per quanto riguarda il trattamento di lesioni parodontali, esistono una serie di procedure cliniche e biologiche, più o meno complesse e più o meno radicali che, se accompagnate da opportune tecniche di igiene orale domiciliare, dietetica e trattamenti naturopatici, possono restituire ai denti una stabilità accettabile. Successivamente, controlli effettuati periodicamente permetteranno di stabilire, anche grazie a esami strumentali, se i risultati attesi sono stati conseguiti e se si mantengono stabili nel tempo. Come scoprire in tempo la malattia parodontale? Gonfiori persistenti, arrossamenti, sanguinamento delle gengive, denti sensibili e alito cattivo sono segnali di pericolo della malattia parodontale. Per effettuare una autodiagnosi si possono considerare i sintomi indicati qui sotto. Se qualcuno di questi è presente si dovrebbe consultare un dentista con area di esperienza nella parodontologia, per sottoporsi a visita diagnostica ed, eventualmente, a un programma di cure biologiche:Gengive che sanguinano spazzolando o mangiando alimenti duri Spazi che improvvisamente si sviluppano fra i denti Gengive gonfie o tese Gengive che si abbassano facendo apparire i denti più lunghi Alito cattivo persistente Pus fra i denti e le gengive Cambiamenti di sensibilità dei denti quando si mastica Sviluppo di ferite in bocca Denti non sono stabili sotto i colpi masticatori.Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Disbiosi intestinale
Disbiosi intestinale Tesi di John O. A. Pagano, chiropratico americano Secondo il Dr. Pagano, all’origine di molte malattie infiammatorie, tra le quali la psoriasi e la parodontopatia (piorrea), vi sarebbero la disbiosi intestinale e l’assottigliamento delle pareti dell’intestino tenue, che favorirebbe il passaggio delle tossine dall’intestino alla circolazione sanguigna. In questa situazione di disbiosi intestinale le pareti di alcune aree del tratto intestinale, soprattutto il digiuno e il basso duodeno, diventano sottili e porose. In caso di disbiosi intestinale, le sostanze tossiche, che normalmente dovrebbero passare attraverso l’intestino per essere eliminate dall’organismo, filtrano attraverso queste pareti, entrano nel sistema linfatico e invadono il flusso sanguigno. Il sistema naturale di filtrazione dell’organismo, soprattutto fegato e reni, cerca di filtrare queste tossine che si ritrovano nel sangue quando si instaura una disbiosi intestinale. Purtroppo questa azione necessita di un certo periodo di tempo ma, prima o poi, l’accumulo di elementi tossici diventerà eccessivo e questi generosi organi non riusciranno più a svolgere in modo efficace la loro funzione. Quando questo livello è raggiunto, il secondo sistema di purificazione o, sistema di supporto, si associa nel tentativo di aiutare il processo di eliminazione. Infatti, allorché il fegato, la ghiandola filtro più grande e importante dell’organismo o, meglio, l’emuntore primario, è sovraccarico, ecco che, la pelle, emuntore secondario, viene in soccorso per agevolare l’eliminazione delle tossine. Pulizia interna attraverso gli organi Emuntori La persona con la piorrea, per guarire, deve poter “aprire” i normali canali di eliminazione che sono principalmente: fegato, intestino e reni, mentre in un secondo tempo sono: la pelle e i polmoni. Quelli sopraelencati sono gli organi emuntori principali e secondari secondo la “teoria degli umori”, concetto primario della Naturopatia. Come abbiamo visto, la stipsi cronica, la disbiosi intestinale e una scarsa eliminazione delle tossine è tra le maggiori cause di occlusione del colon e una delle cause principali di demolizione delle pareti intestinali, con conseguente assorbimento di tossine. Invece, un buon funzionamento dei reni assicura l’equilibrio acido/alcalino del sangue: per mantenere i reni puliti e liberi da scorie è buona abitudine bere dai sei agli otto bicchieri di acqua pura (meglio se calda) al giorno. La pelle, attraverso le ghiandole sudoripare e i polmoni, attraverso la respirazione, sono considerati organi di eliminazione secondari. Il fegato è un emuntore primario molto importante con una funzione determinante nella distruzione di tossine che, per essere poi eliminate, sono riversate nell’intestino; i reni, invece, le eliminano attraverso l’urina (vescica e uretra/uretere). Nel caso in cui questi organi emuntori primari non funzionino più adeguatamente, interverranno dei meccanismi secondari di sostituzione: ecco che, allora, la pelle sostituirà il fegato, mentre i polmoni sostituiranno i reni. Perciò, considerando che i principali organi di eliminazione sono il fegato, l’intestino e i reni, seguiti dalla pelle e dai polmoni, ci si può concentrare sul loro corretto funzionamento e sulle misure più adatte a purificarli. La pulizia interna è considerata in Naturopatia il punto cruciale del processo di “retrocessione” di qualsiasi sintomatologia parodontale. Pertanto, saranno importanti: la pulizia intestinale, la sudorazione con bagni caldi di vapore, la respirazione profonda di aria pulita, l’assunzione di liquidi purificanti e il pensiero positivo. • Pulizia intestinale: mediante l’uso di catartici naturali, oppure l’applicazione di enteroclismi (in proprio) o l’idrocolonterapia. • Sudorazione: mediante fumigazioni, bagni di vapore, saune, ecc. L’uso di questa forma di idroterapia (con le dovute attenzioni per alcuni stati patologici) ha lo scopo di aprire i pori della pelle e favorire l’eliminazione delle tossine attraverso le ghiandole sudoripare. • Respirazione profonda: si tratta di respirare aria pulita, di mare e/o di montagna non importa, basta che sia fatta all’aperto in luoghi non inquinati, magari abbinata a esercizio fisico; ha lo scopo di stimolare e attivare le ghiandole, ossigenare il sangue, aprire i pori, pompare linfa e filtrare il sangue attraverso il fegato e i reni. • Assunzione di liquidi: essenzialmente l’acqua pura e se si può “vitalizzata” attraverso la procedura di “Grander”, in quantità giornaliera di almeno 6-8 bicchieri. • Pensiero positivo: pensare cose positive le fa avverare; se si pensa di guarire e ci si vede guariti, si avvererà. Io l’ho provato, provate anche Voi! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Igiene Orale Naturale
Igiene Orale Naturale Il ruolo fondamentale della prevenzione! La pratica dell’igiene orale naturale quotidiana, unitamente a un periodico controllo dal dentista, sono indispensabili per avere e conservare i denti sani a lungo, infatti, parlando di salute e di bellezza dei denti è ormai accertato che un ruolo fondamentale è svolto dalla “prevenzione”. Prevenire significa conoscere le regole e i mezzi idonei per eseguire la corretta igiene orale naturale e recarsi con regolarità periodica dall’Igienista al fine di evidenziare eventuali problemi che, con il passare del tempo, potrebbero diventare sempre più importanti e non facili da risolvere mettendo così a rischio la permanenza in bocca dei denti. Per la salute dei denti e delle gengive è, infatti, indispensabile conoscere e contrastare i nemici che ivi operano specialmente in condizioni di scarsa igiene orale e adottare le basilari norme dell’igiene orale naturale. Pochi sanno che, il numero dei batteri presenti nel nostro apparato digerente è circa 100.000 miliardi (circa dieci volte più delle cellule dell’intero organismo) e, complessivamente, essi possono arrivare a pesare più di un chilogrammo. Ogni persona ha la propria personale colonia batterica. La cosa importante è che almeno il 15-20% di tali microrganismi sia formata da probiotici (pro=per, bios=vita). I probiotici, che ricordo fanno parte del nostro sistema immunitario, ci proteggono dai patogeni sottraendo loro nutrienti e producendo sostanze anti-microbiche. Inoltre, “occupando fisicamente” i villi intestinali, bloccano la strada alle tossine. Infine, aiutano a digerire alcuni alimenti, neutralizzano sostanze tossiche o cancerogene, producono le vitamine K e B e antiossidanti, combattono agenti patogeni e stimolano la produzione di anticorpi IgA. Un esempio di protezione del nostro intestino da parte di un semplice lievito; il Saccaromyces Boulardi, risulta essere il miglior probiotico da utilizzare in caso di assunzione di antibiotici a largo spettro. La maggior parte dei probiotici appartiene alla famiglia dei Lactobacilli. Sebbene il concetto e il termine siano relativamente recenti, essi sono nostri “amici” da sempre. Sin dall’antichità hanno fatto parte della nostra alimentazione (yogurt, cibi fermentati, ecc.) aiutandoci a preservare la nostra microflora batterica. In un mondo “perfetto” non avremmo bisogno di altri probiotici oltre quelli già presenti. Ma oggi più che mai è utile compensare la nostra alimentazione con l’assunzione di integratori biologici che contengano probiotici vitali in adeguate quantità e che essi siano stati accuratamente selezionati per specifiche proprietà benefiche. L’assunzione quotidiana di integratori simbiotici, a esempio, serve a mantenere in perfetta efficienza l’intestino nello svolgimento di tutte le varie funzioni; dalla motilità intestinale, all’assorbimento dei nutrienti, alle difese immunitarie, sia per promuovere il benessere generale dell’organismo. I simbiotici (probiotici + prebiotici) sono una vera forza per il nostro benessere in senso olistico e sono destinati a diventare il concetto fondamentale di tutela biologica della salute del 21° secolo. Riequilibrio e rinforzo delle difese orali con integratori: probiotici, prebiotici, simbiotici Finalmente qualcosa di nuovo nell’igiene orale naturale. Alcuni test scientifici annunciano che siamo giunti a una svolta epocale nella lotta contro carie e parodontopatie, cioè le affezioni orali responsabili di tante sofferenze, ingenti spese e perdita di salute. La speranza nasce dalla comparsa di uno speciale integratore a base di probiotici attivi, appositamente studiato per riequilibrare e rinforzare le naturali difese della bocca. Esso agisce in modo mirato sulla microflora orale al fine di ridurre la placca dentale aiutando così a combattere la carie e a migliorare la salute delle gengive. Accanto a questo esclusivo presidio, va ricordato il ruolo dei prebiotici: l’insieme di probiotici e di prebiotici costituisce una nuova forma di aiuto anche per la bocca cioè: i simbiotici. Una alimentazione scorretta, con eccessivo consumo di carboidrati raffinati, l’assunzione di troppe proteine animali, oppure l’abitudine di mangiare in fretta, masticare poco i cibi e poi ancora; preoccupazioni, stress, malattie, utilizzo di farmaci allopatici oppure una scorretta igiene orale naturale, indeboliscono la microflora della bocca dando il via libera ai batteri patogeni (i cattivi), che superando di numero i probiotici (quelli buoni), generano uno squilibrio dannoso. Alcuni conosciuti batteri patogeni orali sono i responsabili, ormai “accreditati”, delle malattie gengivali e della carie. La salute orale è importantissima non solo per la conservazione di denti e gengive; recenti studi internazionali hanno dimostrato l’esistenza di una potenziale relazione tra la salute orale e quella dell’intero organismo. I batteri patogeni che non sono stati eliminati dalla bocca tramite opportune manovre di igiene orale naturale, possono dare il via a una vera e propria “reazione a catena” di infezioni e infiammazioni, con possibili gravi conseguenze sistemiche (cioè generali). Infatti, è stato scientificamente dimostrato che i batteri patogeni del cavo orale sono in grado di raggiungere tutti gli organi del nostro corpo attraverso la circolazione sanguigna. Va da sé che questa catena, che inizia in bocca, deve necessariamente essere “terminata” in bocca! La microflora batterica orale: un meccanismo di difesa da tenere sempre in equilibrio Sin dalla nascita le mucose orali e dell’apparato digerente (di cui la bocca è solo il primo tratto) sono popolate da numerosi microrganismi che costituiscono la cosiddetta “microflora batterica”. E’ proprio la nostra mamma che ci trasmette i primi microrganismi attraverso il latte materno; ed è questa microflora batterica benefica che ci protegge ed elimina i batteri patogeni responsabili di varie malattie rinforzando anche il sistema immunitario. In bocca sono presenti centinaia di specie batteriche che devono permanere in equilibrio tra loro stessi. I batteri patogeni della placca: i principali responsabili di malattie parodontali e carie Uno studio del 2005 evidenzia che le malattie parodontali e la carie dentaria interessano ben il 95% della popolazione e secondo dati del 2007 della A.D.A. (American Dental Association), queste malattie sono entrambe causate dalla placca dentale: un biofilm di batteri patogeni che si forma continuamente sulla superficie di denti, gengive, lingua, guance, ecc., purtroppo anche quando non ingeriamo alimenti o bevande! La gengivite: è la forma iniziale e fortunatamente più lieve della malattia parodontale che si manifesta con; arrossamenti, gonfiori e sanguinamento spontaneo delle gengive spesso con sintomatologia lieve e pressoché invisibile. In questa fase la maggior parte delle persone non pensa di essere affetta da questo problema gengivale e lo sottovaluta, mentre dovrebbe intervenire e curarlo tramite una scrupolosa igiene effettuata con prodotti biologici specifici e con un accurato trattamento professionale di igiene orale naturale. La malattia parodontale: i batteri patogeni della placca non rimossi con una adeguata igiene orale naturale si infiltrano nelle gengive e poi nell’osso di sostegno dei denti ove provocano; una infezione cronica accompagnata, quasi sempre, da infiammazione delle strutture colpite e con sanguinamento, denominata: malattia parodontale. Essa è di natura progressiva e pertanto è subdola e molto pericolosa; va affrontata quanto prima possibile con ogni mezzo a disposizione. La parodontite: è la forma più avanzata della malattia parodontale (la cosiddetta piorrea) ed è caratterizzata da; formazione di tasche parodontali, recessioni gengivali, perdita dell’attacco ligamentare e distruzione dell’osso di sostegno dei denti. La parodontite, se trascurata, può diventare cronica e quindi irreversibile causando, con il tempo, la perdita dei denti colpiti. La carie: è la progressiva distruzione dello smalto causata da una nociva interazione tra i batteri della placca dentale e i cibi/bevande. A esempio: quando ingeriamo zuccheri o amidi, i batteri patogeni trasformano subito queste sostanze in acidi che, se trattenuti dalla placca, rimangono per lungo tempo a diretto contatto con i denti e attaccano con facilità il duro smalto di rivestimento e anche gli altri tessuti meno compatti. Tutto ciò da avvio al meccanismo di formazione della carie dentaria (da dati A.D.A. 2007). La prevenzione: la combinazione tra la prevenzione casalinga attuata attraverso la quotidiana e accurata rimozione della placca batterica e un personalizzato bio-programma di prevenzione professionale e di igiene orale naturale, sono gli unici strumenti sinergici, adeguati ed efficaci al fine di ottenere una salute orale duratura. Anche in questo caso occorre conoscere gli “attrezzi del mestiere” da utilizzare ma, soprattutto, avere l’opportunità di incontrare un preparato bio-igienista orale che ci spieghi in che modo utilizzarli correttamente. Lo spazzolino: bisogna usarlo due-tre volte al giorno per almeno 2 minuti (sembrano pochi ma provate a usare una piccola clessidra o a cronometrarli; in realtà vi sembreranno tantissimi, non passano mai…, un altro trucco? Spazzolare ogni dente contando mentalmente sino a 10!). Il filo interdentale: può realmente cambiare la sorte dei vostri denti e gengive! E’ uno strumento semplice e molto prezioso, se però è usato quotidianamente nell’igiene orale naturale (almeno 1 volta al dì) ed è efficace perché comincia a “lavorare” ove lo spazzolino non è poi così “attivo” cioè; tra dente e dente e al di sotto del bordo gengivale. Prodotti specifici: cioè i vari tipi di dentifrici, i colluttori, gli idropulsori e tutti gli altri spazzolini con usi specialistici. Attenzione però; devono essere sempre utilizzati nell’igiene orale naturale quotidiana in concomitanza di spazzolino e filo interdentale. Integratore probiotico: è la vera novità del momento. Si tratta di un prodotto sotto forma di chewin-gum o di tavoletta orosolubile, che aiuta a rinforzare le nostre difese orali contro la formazione della placca dentale. Il probiotico contenuto ha numerose caratteristiche che lo rendono davvero speciale: è capace di risiedere sia in bocca sia nell’intestino, aderisce alla saliva e ai tessuti della bocca, è l’unico probiotico in grado di produrre un benefico agente antibatterico naturale che aiuta a combattere i batteri patogeni responsabili delle malattie parodontali, della carie e dell’alito cattivo, aiuta a ridurre l’infiammazione gengivale e a stimolare le nostre difese immunitarie, è assolutamente sicuro, privo di tossicità ed effetti collaterali essendo assumibile persino dai bambini molto piccoli. Inoltre è clinicamente testato. La sua efficacia è stata dimostrata da diversi studi clinici internazionali che hanno evidenziato miglioramenti evidenti già dopo sole 2 settimane di utilizzo dell’integratore. Dopo 4 settimane i miglioramenti nei pazienti erano addirittura sorprendenti: la gengivite era diminuita di quasi il 60% e la placca dentale del 42%. Ma non è tutto: gli studi hanno evidenziato che l’integrazione riduce significativamente la quantità dei batteri responsabili della carie! Integratori prebiotici: non sono microrganismi viventi come i probiotici, ma semplici sostanze di cui essi si nutrono. Le più comuni sono; l’inulina che abbonda in cibi quali; cicoria, tarassaco, aglio e topinambur e i frutto-olisaccaridi contenuti nei carciofi e nelle cipolle, le pectine della frutta oppure alimenti per noi indigeribili quali gomme e cellulosa. La loro assunzione fa aumentare il numero dei probiotici selezionati sino al 50%. Integratori simbiotici: l’associazione di probiotici + prebiotici rappresenta oggi, probabilmente, la migliore strategia biologica di integrazione possibile perché migliora da un lato la sopravvivenza degli organismi probiotici e fornisce, allo stesso tempo, un substrato specifico alla flora batterica residente. La strategia di integrazione simbiotica può dimostrarsi un valido aiuto in molteplici situazioni a esempio: periodi di maggior stress, fatica, cattiva alimentazione o malattia oppure assunzione di farmaci allopatici che possono indebolire le difese generali e orali in particolare, (antibiotici, antidepressivi, contraccettivi orali, antistaminici, steroidi, ecc.), oppure se si soffre di “bocca secca”, se si è fumatori, se si è in stato di gravidanza, se si soffre di osteoporosi, se si usano apparecchi ortodontici fissi o protesi mobili o implantari, se si hanno gengive delicate e sensibili è, inoltre, l’ideale per l’alito cattivo e per prevenire la carie nei denti dei bimbi. DIAGNOSI MICRO-BIOLOGICA SALIVARE La diagnosi salivare è un semplice e recente metodo olistico per l’analisi micro-biologica salivare ed è atto a determinare il quantitativo e la tipologia dei batteri cariogeni e nocivi contenuti nella bocca di una persona. Grazie al “CRT Test®”, per la determinazione della conta di “streptococchi mutans” e dei “lactobacilli” contenuti nella saliva, i batteri non sono più invisibili! Un ruolo preponderante nell’insorgenza delle carie è svolto proprio dai micro-organismi, in particolare dagli streptococchi mutans e dai lactobacilli. Essi possono danneggiare denti sani e restaurati. Per questo motivo è quanto mai importante avere un quadro esaustivo e regolare sull’attività batterica nella propria cavità orale. Il test di rilevamento del rischio della carie “CRT®” consente d’identificare, in pochi istanti, gli streptococchi mutans e i lactobacilli, presenti nella saliva delle persone. Vantaggi: Concomitante determinazione degli streptococchi mutans e dei lactobacilli; elevata selettività; risultati solo dopo due giorni. L’Igienista olistico propone inoltre il “CRT buffer-test®” per la determinazione della “capacità tampone” della saliva. Le sostanze cosiddette “tampone” presenti nella saliva possono neutralizzare naturalmente gli acidi dannosi per la salute dei denti. E’ proprio attraverso la determinazione della “capacità tampone” della saliva che si stabilisce fino a che punto le naturali sostanze “tampone” della saliva sono in grado di neutralizzare gli acidi. Il test di rilevamento del rischio della carie CRT buffer®, consente una rapida ed efficace valutazione della “capacità tampone” della saliva e indica, rapidamente e con sicurezza, la potenzialità anti-carie della saliva di una data persona. Vantaggi: di rapida e semplice esecuzione; esito dopo soli 5 minuti; risultati affidabili. E poi ancora: Plaque Test®, liquido indicatore per la determinazione della placca batterica che colora naturalmente la placca. Come già indicato, la placca batterica non promuove soltanto lo sviluppo delle carie ma anche le periodontiti. I denti e i tessuti periodontali sono a elevato rischio se il test rileva presenza di placca. Il “Plaque Test®” è un innocuo liquido indicatore che può rendere facilmente visibile, a chiunque, la presenza, il luogo e la quantità della placca batterica. Vantaggi: diventa fluorescente sotto qualsiasi lampada a raggi ultravioletti; non colora lingua e mucose e non è tossico; applicazione mirata, solo la dove serve. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Piorrea cura naturale
Piorrea cura naturale Ovvero, Lotta Biologica alla Piorrea Oltre all’utilizzo di rimedi naturali per la Lotta Biologica alla Piorrea, la combinazione tra la prevenzione casalinga attuata attraverso la quotidiana e accurata rimozione della placca batterica e un personalizzato bio-programma di prevenzione, nonché mirati trattamenti professionali d’igiene, sono gli unici strumenti sinergici, adeguati ed efficaci al fine di ottenere una salute orale duratura! La Parodontologia Biologica è una nuova ed emergente disciplina odontoiatrica, volta alla promozione della salute dell’individuo, conseguita attraverso la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle patologie che colpiscono i tessuti di supporto dei denti. Non tutti sanno che la malattia parodontale è strettamente e intimamente legata allo stile di vita e al conseguente stato del sistema immunitario; è vero che è provocata da alcune specie batteriche, ma è altrettanto corretto affermare che è influenzata nel suo decorso e gravità da numerosi fattori locali e generali. Oltre a essere una delle patologie più diffuse è, almeno secondo stime epidemiologiche recenti, la causa principale della maggior perdita d’elementi dentali (molto più della carie). Infatti, molti studi internazionali hanno dimostrato che la placca batterica costituisce il fattore eziologico primario di questo tipo di patologia senza la quale, non s’innescherebbero tutti quei meccanismi ciclici che portano in breve tempo alla perdita di uno o più elementi dentali. L’obiettivo principale del dentista biologico, di fronte a un paziente affetto da malattia parodontale, è adottare un approccio terapeutico di “terreno” e meno invasivo possibile ma, comunque, adeguato ad arrestare la progressione della malattia e a evitare o ridurre l’insorgenza d’eventuali recidive. E’ per questo motivo che in Italia ha preso sempre più piede la figura dell’Igienista Dentale (anche di tipo Biologico); una figura professionale molto importante in quanto è in grado, sia di motivare i pazienti nell’applicare una buona igiene dentale domiciliare, sia di praticare un’igiene dentale biologica professionale, che sia effettivamente risolutiva per arrestare la malattia parodontale. Numerose ricerche condotte negli anni ’60-’70, hanno ampiamente dimostrato l’importanza del controllo della placca nell’ambito della prevenzione della malattia parodontale. Questi studi hanno anche dimostrato che dopo la rimozione della placca mediante corrette procedure d’igiene orale, faceva seguito la completa risoluzione del processo infiammatorio. Infatti, la maggior parte dei processi patologici parodontali si possono facilmente prevenire in quanto sono causati da agenti irritanti locali e, pertanto, sono controllabili e correggibili, innanzitutto eliminando la principale causa, ovvero la placca batterica inoltre, è importante individuare quali altri fattori possono amplificare la malattia sino a portarla a livelli “incontrollabili”. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Omeopatia e piorrea
Omeopatia e piorrea Ovvero, la piorrea curata omeopaticamente La placca batterica è considerata il “movente primitivo” essenziale della Piorrea, tuttavia ciò non è sempre completamente esatto! In campo medico, effettuare una “diagnosi” significa studiare la reattività del paziente e non solo descrivere ciò che si vede. In pratica si tratta di capire come e perché un paziente reagisce a certi stimoli: reattività diversa significa sempre una diversa risposta immunitaria. Infatti, un paziente definito omeopaticamente quale “fosforico”, darà un tipo di risposta diversa da un tipo “sulfurico” o da un tipo “carbonico”. La loro diversa risposta immunitaria significa un diverso modo di far fronte ai vari stimoli patogenetici. Ma cos’altro determina i differenti tipi di risposta immunitaria? I fattori psichici, a esempio, sono preponderanti quali fattori adattativi alle varie situazioni ambientali individuali. Poi vi sono fattori: • genetici • ecologici • nutrizionali • ormonali • vitaminici • farmacologici, ecc., che sono altrettanto in grado di determinare un tipo di risposta immunitaria e con ciò anche un determinato tipo di patologia parodontale e anche una cura naturale piorrea. A esempio: la formazione del tartaro dipende da un determinato stimolo batterico che si scontra con un certo ambiente (omeopaticamente, il Terreno) e può provocare in alcuni soggetti: • una pesante malattia parodontale (Piorrea) • in altri soggetti solo un po’ di gengivite insignificante che recede con una semplice seduta di igiene orale. • al contrario, in una bocca quasi pulita e con pochissima placca batterica, si possono trovare tasche parodontali particolarmente severe. In sostanza, solo il Terreno, inteso come l’insieme dell’individuo con il suo patrimonio genetico a sua volta influenzato dai fattori ambientali, è in grado di generare la determinanza patogenetica. Da tempo sono state scoperte due proteine: una è responsabile dell’inizio dell’infiammazione, la Ikk-beta e la seconda proteina ha invece il compito di terminare l’infiammazione, la Ikk-alfa. Se però si interrompe il ciclo infiammatorio naturale con un farmaco allopatico, non si assiste più alla produzione del normale processo di guarigione. In questo caso le tossine cataboliche, che rimangono imprigionate nel mesenchima, si tramutano in peptidi selvaggi che sono i responsabili della creazione della auto-immunità. Per questa ragione, l’infiammazione andrebbe guidata e modulata con farmaci biocompatibili quali: omeopatici, omotossicologici, agopuntura, rimedi naturali, ecc. La proteina Ikk-beta è necessaria per attivare il processo naturale di osteoclasto genesi cioè della produzione di osteoclasti (cellule che rimuovono l’osso necrotico). Nel momento in cui si attiva naturalmente la proteina Ikk-alfa, termina il processo infiammatorio, sono eliminati gli osteoclasti ancora in circolo e si riforma l’osso. Invece, bloccando l’infiammazione con farmaci allopatici, si ha una remissione dei sintomi e una “finta guarigione”. In realtà, a causa degli osteoclasti ancora attivi in circolo, si ha una certa perdita di osso dai siti parodontali con grossi danni permanenti. Inoltre, nella saliva sono naturalmente presenti diversi peptidi antimicrobici che hanno un ruolo ormai consolidato nella immunità orale. A esempio: le Beta-defensine, sono utili per la prevenzione della carie e delle periodontiti; maggiore è la quantità di saliva nella bocca, migliore è la protezione che essa esercita su denti e parodonto. Purtroppo, molti antibiotici e antinfiammatori (a es. metronidazolo e clorexidina) producono secchezza delle fauci con riduzione certa della immunità naturale a causa della ridotta funzione delle ghiandole salivari. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Spazzolatura del Dr. Bass
Spazzolatura del Dr. Bass Spazzolini e Tecnica di spazzolatura del Dr. Bass Perché è importante affrontare le malattie gengivali? I fatti parlano chiaro: oltre il 90 % degli adulti oltre i 30 anni, hanno una qualche forma attiva di malattia gengivale! E le malattie gengivali non si limitano solo all’età adulta: il 65% dei giovani oltre i 15 anni mostra già segni di malattie gengivali attive! Alla luce di queste importanti e conosciute statistiche e ricerche epidemiologiche, le malattie gengivali sono considerate, al massimo, come “inopportune”. L’odontoiatria ha in gran parte “lasciato cadere la palla” delle malattie gengivali, scegliendo di concentrarsi sul business della carie, dell’implantologia, dell’estetica e/o della chirurgia parodontale! Purtroppo, ciò che inizia subdolamente con un lieve gonfiore tra i molari, si tramuta ben presto in copioso sanguinamento delle gengive quando si utilizza il filo interdentale e la comparsa dell’alito cattivo cronico, per tramutarsi poi nella recessione delle gengive e mobilità dentale; tutto ciò, alla fine, provoca la perdita dei denti degli adulti! Tuttavia, la piorrea non è solo alito cattivo cronico e gengive sanguinanti! Oltre a essere la causa n°1 della perdita dei denti degli adulti (si pensa sia la carie ma non è così), la ricerca dimostra chiaramente un legame tra le malattie gengivali attive e le principali malattie nella nostra società. Indipendentemente dal fatto che stiamo parlando di artrite, malattie cardiache o diabete, la ricerca ha chiaramente dimostrato tali collegamenti nonché il meccanismo con cui i “batteri cattivi”, sin dalla bocca, contribuiscono a sopprimere l’immunità e il crollo del sistema, con conseguente esito delle varie malattie. E ciò è assolutamente vero! Se ci pensi bene, la malattia parodontale è un’infezione batterica dilagante che ha accesso diretto a tutto il corpo attraverso la circolazione sanguigna! Importante è che tu capisca che si rende necessaria una corretta ed efficace spazzolatura di denti, gengive e lingua (nonché di eventuali protesi fisse e/o mobili) per creare una salute ottimale e nel contempo ottenere una maggiore salute immunologica. Puoi realizzare tutto ciò, semplicemente curandoti di diminuire l’incidenza dei “batteri cattivi” in bocca, anche per scongiurare il rischio di una invasione batterica dilagante nel corpo; lo puoi facilmente ottenere adottando diverse e particolari abitudini di igiene orale e seguendo dei consigli validi! Possiamo guardare indietro nella storia per riscoprire le prove, non supportate da avidità del commercio o vicende politiche o interessi medicali/farmaceutici, su come affrontare con successo le malattie gengivali. Come altre figure di rilievo nella storia sanitaria, quali: Weston Price, Max Gerson, May Mellanby, abbiamo il Dott. Charles Bass, il quale ha apportato molta chiarezza sul tema della malattia gengivale. Per collocare il suo giusto posto nella storia, devo spiegarti che il dottor Bass fu la persona più giovane diventata preside di una rinomata scuola di medicina, nonché la prima persona a usare un microscopio a ovest del fiume Mississippi. Come a moltissimi adulti, al dottor Bass fu diagnosticata una piorrea avanzata e fu consigliato dal suo dentista di estrarre tutti i denti. Nel frattempo, il dottor Bass aveva già scoperto molti “batteri cattivi” orali usando il suo microscopio, quindi, piuttosto che attuare il consiglio “distruttivo” del suo dentista, il dottor Bass applicò le sue conoscenze batteriologiche per capire cosa stava causando la distruzione della sua bocca! Sempre usando il suo microscopio, per primo al mondo, ha facilmente identificato gli stessi “batteri cattivi” che affliggono la maggior parte delle bocche di oggi. Ha poi deciso di attuare una semplice tecnica che l’avrebbe aiutato a distruggere e rimuovere i “batteri cattivi” dalla sua bocca. Attraverso approfonditi test, prove, riprove ed errori, ha creato uno spazzolino da denti e una raffinata ma semplice tecnica che disturba e rimuove effettivamente i batteri dai denti e dalle gengive. Come esempio storico: il dottor Bass è morto di vecchiaia con tutti i suoi denti naturali in bocca! Quindi, considerata la diagnosi infausta del suo dentista, il dottor Bass deve aver fatto davvero qualcosa di buono e di giusto, che dura tutt’oggi. Perché non prendere esempio proprio da lui? Perché la tecnica di spazzolamento di Bass funziona così bene?http://www.naturopatiadentale.it/wp-content/uploads/2015/05/9°-Video-Tecnica-della-Spazzolatura-di-Bass.mp4 La tecnica di spazzolamento di Bass funziona perché tutta l’attenzione è rivolta a disturbare e a rimuovere i batteri che si accumulano lungo e sotto il bordo gengivale e tra i denti. Sostenuta da molteplici prove scientifiche, la tecnica di spazzolamento di Bass è la più efficace nel ridurre le malattie gengivali se usata correttamente. Per essere in grado di utilizzare efficacemente la tecnica, devi sapere che i “batteri cattivi” che causano la piorrea, hanno la pessima abitudine di organizzarsi lungo e sotto il margine gengivale, in particolare tra i molari. Quindi, il tuo obiettivo deve essere quello di posizionare correttamente e poi muovere delicatamente le setole dello spazzolino di Bass, il più possibile verso il fondo del solco gengivale, cioè nelle aree in cui puoi più efficacemente disturbare gli sforzi di colonizzazione dei batteri. Purtroppo, i segnali precoci della malattia gengivale sono: gengive gonfie, rosse, sensibili o già dolenti. Senza la consapevolezza che questi sono segni di malattie gengivali attive, la maggior parte delle persone evita di spazzolare la zona infetta a causa di disagio o dolore intorno alle gengive gonfie. Devi sapere che tale comportamento, auto-lesivo, permette all’infezione di continuare senza ostacoli! Questo è lo strumento giusto per effettuare un buon lavoro Quello che abbiamo imparato dalla vita e dall’esempio del Dr. Bass sono: lo spazzolino da denti di Bass e la tecnica di spazzolamento di Bass. Lo spazzolino di Bass differisce dalla maggior parte degli spazzolini commerciali da denti in due modi: In primo luogo, le setole sono più distanziate tra loro e presentano un minor numero di setole nella testina. Quello che il dottor Bass ha scoperto, è che la maggior parte degli spazzolini da denti hanno troppe setole, per cui non sono in grado di muoversi efficacemente tra i denti e al di sotto del margine gengivale. Così, ha creato una spazzolino con molte meno setole che sia in grado di scendere dove i “batteri cattivi” prosperano al fine di disturbarli, disorganizzarli e poi rimuoverli meccanicamente. Infatti, anche oggigiorno, la maggior parte degli spazzolini convenzionali hanno troppe setole e quindi non possono applicare efficacemente la efficacissima tecnica di spazzolamento di Bass. Il secondo modo in cui lo spazzolino di Bass si differenzia da tutti gli altri spazzolini da denti sono le punte delle setole: quelle dello spazzolino di Bass sono arrotondate, lucidate e molto lisce. Istruzioni tecniche della spazzolatura di Bass In primo luogo, tenere premuto delicatamente lo spazzolino da denti! Mi piace scherzare, ma non stai pulendo il gesso nella fessura tra le piastrelle di ceramica! Quindi, invece di tenere lo spazzolino da denti come una spazzola, afferralo delicatamente e solo con tre dita in modo che il braccio possa rilassarsi e applicare i piccoli e delicati movimenti necessari per la tecnica di spazzolatura di Bass. Ora tieni lo spazzolino inclinato a un angolo di 45 gradi tra il dente e la gengiva. La principale differenza della tecnica di Bass da tutte le altre è quanto piccoli siano i movimenti da effettuare rispetto a quelli che, comunemente, sei abituato a eseguire! Inoltre, la tecnica di spazzolamento di Bass utilizza molti piccoli colpi laterali lungo il bordo gengivale. E’ quasi come se non stessi affatto “spazzolando” i denti. Piuttosto, concentrati nel posizionare lo spazzolino da denti in un punto lungo il bordo gengivale e poi muoverlo delicatamente con molti piccoli e delicati movimenti di “avanti-indietro” al fine di ottenere che le setole si inseriscano tra i denti e sotto il bordo gengivale. Conta ora sino a 5 e poi passa al prossimo sito con lo spazzolino e poi continua, ripetendo, sino a quando hai pulito tutti i denti (dentro e fuori). Questo piccolo movimento, non essendo spontaneo come la consueta spazzolatura che sei abitato a eseguire (che però non ha funzionato….!) richiede pratica ma, nel tempo, sarai stupito di quanto risanate e in completo benessere sentirai le tue gengive. Anche i denti ti ringrazieranno molto! Un altro grosso problema dei metodi convenzionali di spazzolatura è che danneggiano lo strato protettivo esterno (smalto) dei tuoi denti! Infatti, la ricerca ha dimostrato che molte persone lavano i denti troppo “pesantemente” e, così, danneggiano il loro smalto. Molti spazzolini commerciali hanno setole taglienti (piuttosto che setole a punta arrotondata e lucidata come quelli di Bass) che possono graffiare lo smalto e irritare, infliggendogli dei micro tagli, il tessuto gengivale. In effetti, una delle cause principali della recessione gengivale è la spazzolatura del tessuto gengivale sensibile con uno spazzolino da denti troppo duro o con setole taglienti! Molti dentifrici di marca usano silice idrata come abrasivo; purtroppo è stato dimostrato che intacca i denti e crea danni allo smalto. Mettere tutti questi fattori negativi insieme crea una situazione esplosiva, in cui molte persone possono farsi più male che bene quando si lavano i denti! Quindi, invece di “trascinare” con un moto insensato, se non deleterio, il tuo spazzolino sulla superficie dei denti, prova la tecnica di Bass e vedrai come ti sentirai! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Piorrea in visione olistica
Piorrea in visione olistica Le costituzioni Organiche-Diatesi e tipi di Piorrea Ippocrate è stato il primo “costituzionalista” che ha creato degli inquadramenti di tipo anabolico-comportamentale: • Flemmatico; persona quieta e grassa, • Melanconico; è la persona quieta e magra, • Iroso; è il nervoso magro, • Sanguigno; è il nervoso grasso. Ma ciò che determina l’attività di queste tipologie di persone e ci fa comprendere la natura delle reali cause ormonali della piorrea è la funzione Ipotalamica chee fa da snodo tra la tendenza Simpaticotonica o Vagotonica, facendo prevalere, rispettivamente, una attività Tiroidea o Surrenalica, oppure una attività di tipo Epifisario (persona quieta) o Ipofisaria (persona attiva). L’attività di queste ghiandole crea la regolazione e/o la prevalenza comportamentale, da una parte o dall’altra che, a loro volta, influenzano i neuro trasmettitori Dopamina e Serotonina. La Dopamina è il neurotrasmettitore cocaino-nicotinico che da gioia, che fa star bene, che fa essere attivi. La Serotonina regola la coagulazione, il sonno, dona la calma ed è il precursore della Melatonina. Da tutto questo si capisce da dove provengono le moderne Costituzioni Organiche, cioè dall’inquadramento neuroendocrino comportamentale e sono così suddivise in Costituzioni e Diatesi: Costituzioni • Fluorico; • Carbonico; • Sulfurico; • Fosforico. Diatesi • Luesinum; • Tubercolinum; • Psorinum; • Medhorrinum. Ecco alcuni esempi pratici dell’applicazione di Costituzioni e Diatesi alle cause ormonali della piorrea (malattia parodontale o Piorrea): • Parodontite dell’adulto con frequenti periodi di attività, con attivazione accentuata degli osteoclasti, dolore, ipersensibilità, movimento doloroso dei denti negli alveoli; siamo di fronte a un Tubercolinico. • Parodontite iniziale con poca distruzione ossea, infiammazione, con esordio fulmineo; la persona è un Sulfurico/Psorico. • Parodontite lenta, moderata, con scarsi periodi di attività, poco dolore, con fenomeni fibrotici; siamo in presenza di un Carbonico/Medhorrinum. • Se prevale l’atrofia, la distrofia, la degenerazione, il riassorbimento osseo, con dolore presente solo in rari momenti o addirittura assente (alternanza), la persona è un Fluorico con Diatesi Luesinica. Questi sono solo esempi di “grandi capitoli”, cioè le prime grandi distinzioni che vanno fatte ma che, purtroppo, non sono mai così nette; occorre indagare a fondo per individuare i vari aspetti della persona e la sua storia evolutiva personale, per aggiungere alla terapia parodontale biologica anche un Rimedio Diatesico o Costituzionale che velocizzi i risultati e renda la terapia delle cause ormonali della piorrea, veramente causale! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Piorrea e malattie sistemiche
Piorrea e malattie sistemiche Ovvero, la piorrea causa la morte! Il tema più allarmante riguardo ai “numeri” statistici della malattia gengivale, non è la perdita dei denti!Ora dai ora un’occhiata qui sotto alla ricerca che è stata condotta studiando la relazione della malattia gengivale con altre malattie. Scoprirai un elenco di alcune altre malattie che i ricercatori hanno collegato a malattie gengivali. Potrai scoprire l’incremento del rischio di queste malattie (se hai una malattia gengivale attiva, pensaci su…). Penso che una volta controllato l’elenco capirai sicuramente perché la malattia gengivale deve essere affrontata in ogni famiglia. Nota che questa lista contiene le due maggiori cause di morte Il linea generale, la malattia di gengivale indebolisce il corpo e, in alcuni casi, aumenta notevolmente il rischio di qualche altra, apparentemente indipendente, malattia del corpo! MALATTIE–CONDIZIONI PATOLOGICHE AUMENTO % RISCHIOIctus, colpo apoplettico = 300% Malattie cardiache = 72-168% Malattie coronariche mortali = 50% Nascite pre-termine = 700% Cancro orale = 400% Diabete = Aumento del rischio Artrite reumatoide = Aumento del rischio Polmonite da ingestione batterica = Aumento del rischioCon ciò, la scienza medica ha praticamente dimostrato quello che i praticanti, i naturopati dentali e i terapeuti della salute in senso olistico, sanno già da molto tempo, cioè; che le malattie gengivali incoraggiano una risposta infiammatoria in tutto l’organismo! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Argento Colloidale
Argento colloidale Disinfetta e disinfiamma L’argento colloidale ionico è inodore, insapore, incolore e non brucia o irrita le gengive sensibili. Dopo i pasti si può versarne 5-6 gocce sullo spazzolino da denti e strofinare denti e gengive per una pulizia biologica dei denti. Come collutorio e per gargarismi è sufficiente usarne 1 cucchiaio. Qualità generali dell’argento colloidale ionicoaiuta a ridurre le infiammazioni e favorisce la ricrescita dei tessuti danneggiati; è molto efficace contro le infezioni grazie alla sua spiccata azione disinfettante; aiuta a rinforzare le difese naturali del corpo (se assunto con costanza quotidiana); è assolutamente privo di qualsiasi effetto collaterale e di tossicità; è sicuro anche sui bambini e sui pazienti sensibili e/o defedati; non si sono ancora registrate incompatibilità con altri rimedi naturali e/o farmaci allopatici; non suscita alcun fenomeno di dipendenza o d’intolleranza da parte dell’organismo.Utilizzo e uso suggerito: Per un miglior risultato nell’utilizzo generale dell’argento colloidale ionico, si consiglia di versarne 20 gocce sotto la lingua e di mantenerle per circa 1 minuto. Poi deglutire e bere un bicchiere d’acqua o un succo di frutta. Ripetere, se necessario, anche 3 volte al giorno. In ogni caso non vi sono mai state reazioni secondarie a somministrazioni notevolmente superiori a quelle consigliate dal produttore. Talvolta può capitare di accusare lievi disagi al 3° giorno: si tratta di una crisi benefica di guarigione dovuta alla reazione dell’organismo alla notevole quantità di batteri e di parassiti morti in fase di espulsione (eliminabili facilmente bevendo almeno 1 litro di acqua in più al giorno). La stessa acqua può essere purificata aggiungendo a ogni 3-4 litri ½ cucchiaino da cucina di argento colloidale; agitare bene e attendere 5-6 minuti prima di berla. Perché l’argento colloidale è un rimedio per le infezioni? Molte forme di batteri, funghi e virus utilizzano un enzima specifico per il loro metabolismo: l’argento colloidale ionico agisce da catalizzatore disabilitando l’enzima; in questo modo i microrganismi patogeni soffocano e muoiono. L’argento colloidale è efficace contro 650 tra germi, funghi e virus patogeni, aiuta a ridurre le infiammazioni e favorisce la crescita dei tessuti danneggiati. A questo punto è però necessario distinguere tra i metalli e i metalli colloidali: solo l’argento colloidale ionico presenta la necessaria omogeneità le giuste dimensioni delle particelle, la purezza e la stabilità necessarie a raggiungere un importante risultato. L’argento colloidale ionico è ricavato dal suo elemento minerale purissimo: l’argento. La forma colloidale dell’argento è la più pura, la più efficace, la più sicura e è assorbita dai tessuti così lentamente da non causare irritazioni. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Olii essenziali uso dentale
Olii essenziali uso dentale L’utilizzo degli olii essenziali, avviene tramite: sciacqui, gargarismi, massaggi e toccature nelle zone affette OE Chiodi di garofano: utile per l’igiene del cavo orale, antisettico. Si fanno degli sciacqui con alcune gocce in mezzo bicchiere d’acqua: è bene tenere il liquido in bocca per almeno un minuto. E’ un’essenza efficace anche come antalgico per il mal di denti. Attenzione all’uso è molto potente. OE Limone, Lavanda, Menta: è un’ottima miscela ad uso quotidiano per disinfiammare, disinfettare e profumare l’alito e la bocca. In questo caso si sfruttano le proprietà sinergiche dei tre oli per mantenere sano il cavo orale. E’ anche un ottimo preventivo per la carie. OE Mirra: essenza elettiva per la piorrea e la salute delle gengive in generale. La Mirra si usa in toccature sulle gengive per problemi locali. Si mette qualche goccia su un cotton-fioc e con questo si fanno delle toccature sulle gengive un paio di volte il giorno. OE Salvia, Limone, Timo: ottima miscela per gargarismi, anche per la gola. Si mettono 2 o 3 gocce di Salvia e Limone e una goccia di Timo in mezzo bicchiere d’acqua, oppure succo di limone e acqua tiepidi e si fanno dei gargarismi per qualche minuto. I Balsami del Perù, del Tolù, del Canada, di Copale e l’OE di Chiodi di Garofano, di Mirra, di Niaouli, di Tea Tree e di Cajeput sono usati in odontoiatria biologica da sempre. Vari OE sono usati prima della seduta, per alleggerire l’ansia e/o la paura del dentista o per recuperare lo stress subito dopo le cure odontoiatriche:Aneto (Atossico; coliche, dispepsia, flatulenza, problemi digestivi, amenorrea) Anice Stellato (Uso moderato; algie, reumatismi, tosse, crampi) Arancio Amaro (Atossico; ulcerazioni del cavo orale, tensione nervosa) Balsamo Canada (Atossico; Ustioni, tagli, ferite, tensione nervosa, otturazioni) Balsamo del Perù (Atossico; piaghe e ferite, tensione nervosa, stress) Balsamo del Tolù (Atossico; esantemi, piaghe, pelle fissurata, laringite) Balsamo Copale (Atossico; otturazioni dentali, desensibilizzante tubuli) Benzoino (Atossico; tagli, screpolature, infiammazioni gengivali) Bergamotto (Atossico; erpes labiali, ferite, alitosi, infezioni, stomatite aftosa) Cajeput (Atossico; sinusite, antisettico, algie, dolori muscolari, mal di gola) Camomilla Comune (Atossico; mal di denti, disturbi dentizione, otite, tagli) Camomilla Romana (Atossico; mal di denti, disturbi dentizione, otite, tagli) Cannella (Non per uso interno; terapia parodontale denti e gengive) Chiodi Garofano (Non per uso interno; terapia professionale canalare) Coriandolo (Atossico; Accumulo di fluidi, emicrania, nevralgie) Fiori d’Arancio (Atossico; Ansia, tensione nervosa, palpitazioni) Limone (Atossico; ulcere del cavo orale, emorragie, infezionigola) Mandarino (Atossico; ritenzione idrica, cicatrizzante, tensione nervosa) Melissa (Atossico; ansia, ipertensione, shock, vertigini) MeK (atossico; piorrea, alitosi, infezioni, gengiviti, collutorio) Mirra (Uso moderato; terapia professionale parodontale denti e gengive) Niaouli (Uso moderato; terapia parodontale denti e gengive, ulcere) Rosa Pallida (Atossico; antisettico orale, cicatrizzante, emostatico) Violetta (Atossico; deterge le ferite, infezioni alla bocca ed alla gola).Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Devitalizzazione dei denti
Devitalizzazione dei denti Devitalizzare o no i denti? Il Dottor Leriche ha coniato i concetti, cari ai dentisti olistici di: “dente-causa” e “organo-bersaglio”, affermando che “l’anello- neurale” funziona dal dente verso la zona ammalata. Così scoprì che iniettando un anestetico (guarda caso la procaina usata dai dentisti), era possibile interrompere l’anello-neurale e disattivare la reazione causa-effetto. Egli si serviva della procaina anche per testare i denti sospetti. Durante la sua carriera, Leriche osservò fenomeni stupefacenti/istantanei proprio con pazienti i cui sintomi agli organi lontani dai denti ma correlati e relativi con essi, scomparivano nell’istante stesso in cui era eseguita una semplice iniezione di procaina sul dente indiziato di essere la causa di un disturbo. Oggi, ad esempio, l’Omotossicologia per isolare il focus usa il preparato omotossicologico iniettabile procainum compositum. I neuralterapeuti hanno dimostrato più volte l’effetto nocivo sulla salute generale di alcuni denti mal devitalizzati che si sono rivelati energeticamente collegati con organi ammalati. Per tale motivo, la prudenza consiglia di evitare il più possibile le devitalizzazioni e, nel caso, eseguirle solo su denti “strategicamente” importanti, con materiali biocompatibili e accertarsi della perfetta congruità della terapia anche dal punto di vista tecnico oltre che biologico. Tuttavia, il problema dei denti non-vitali/devitalizzati, coinvolge vari altri aspetti. In primo luogo, questi denti a lungo andare, possono diventare veri serbatoi di tossine biologico-chimiche responsabili di creare anelli-neurali e di disturbi a distanza (focus). Inoltre, i materiali usati per otturare la cavità pulpare (la parte interna del dente, sede naturale della polpa dentale/nervo, lasciata libera dall’avvenuto svuotamento tramite la terapia di devitalizzazione) sono, a volte, assai irritanti e, in certi casi, scatenano essi stessi un disturbo-neurale. Inoltre, una volta che i denti devitalizzati sono stati ricoperti con corone (capsule), oppure servono di sostegno per una protesi a ponte, diventa impossibile accertarne un cambiamento di colore che possa far supporre un’infiltrazione di sostanze tossiche nei tessuti dentali. La presenza di protesi che hanno richiesto molti sforzi, compreso quello finanziario, rende ancora più difficile la diagnosi e la decisione, se necessaria, di estrarre il dente di sostegno e, quindi, di rimuovere la protesi stessa. Purtroppo non bisogna cadere nella tentazione estremistica di estrarre tutti i denti devitalizzati. Ci chiediamo: ma poi, cosa succede sui fronti di: occlusione, masticazione, fonetica, estetica e bilanciamento muscolare? E’ dunque ragionevole considerare con maggior attenzione i denti naturali anche se devitalizzati! Tuttavia, nel caso di carie profonde che irritano la polpa dentale, conservare la vitalità del dente richiede, a volte, molte sedute di cure spesso sgradevoli per il paziente e tecnicamente più impegnative per il dentista. Bisogna però essere consci che mantenere i propri denti vitali (ossia con la polpa/nervo) rappresenta un investimento tanto per la salute dei denti quanto per quella generale e giustifica ampiamente gli sforzi del paziente e del dentista. Se la devitalizzazione si rende comunque indispensabile è necessario stare in guardia. E’ utile tener presente che un dente, anche se ben devitalizzato, può contribuire a rafforzare le barriere che frenano e/o impediscono a volte i processi terapeutici generali. L’anatomia dentaria ci serve per capire perché un dente non vitale facilita i processi infettivi. Bisogna sapere che la polpa del dente ha sede in una cavità inestensibile, che va da circa la metà della corona alla fine della radice e che la polpa comunica con la massa di quest’ultima attraverso una rete di canalicoli che percorrono la dentina. Normalmente non c’è traccia di polpa nello smalto del dente. Quando il dentista estirpa la polpa dentale e ottura la cavità con pasta antisettica restano inevitabilmente, nei canalicoli pulpari, dei microspazi che non sono ancora né puliti né otturati. Queste zone non trattate, malgrado l’abilità del dentista e i progressi della tecnologia, possono presentare ancora dei rischi di infezione secondaria. Il metodo di prova di reazione a base d’iniezioni di procaina è ancora in uso. Si spera tuttavia di trovare mezzi diagnostici più rapidi. Per esempio, tastare i polsi, secondo la tradizione della Medicina Cinese o dell’Auricolo-Medicina, si rivela utile per integrare contemporaneamente l’attenzione riservata ai denti e l’ascolto riservato globalmente al paziente. La localizzazione di un focolaio perturbatore si potrebbe effettuare anche “prendendo il polso”, mentre l’assistente e/o il dentista tasta i denti l’uno dopo l’altro con il dito (guantato). Se il dentista olistico possiede la necessaria sensibilità e l’allenamento opportuno, può avvertire dei cambiamenti nel battito: se il polso cambia mentre è stimolato un dente, è lecito sospettare l’esistenza di un focolaio perturbatore attivo su di esso. Un altro metodo per individuare i denti perturbatori è quello dei test Kinesiologici. Questi mezzi di ricerca sono di competenza del dentista olistico e/o del Neural-Terapeuta ma, ognuno di noi, può sempre osservare se nel corso della sua vita, certe malattie coincidono con cure dentistiche e più in particolare, con la devitalizzazione dei denti. Possiamo così aiutare il nostro dentista a scoprire l’esistenza di un focolaio perturbatore e a localizzarlo per la sua neutralizzazione. Certi dolori dentali compaiono regolarmente nei periodi di stanchezza e/o di malattia e scompaiono non appena il disturbo generale si è attenuato. Questo tipo di problema è spesso associato a un dente ammalato che si trova sul limite della fase dolorosa. In questo caso la prudenza raccomanda di consultare il dentista per verificare se quel dente, non sia direttamente connesso con il disturbo osservato o se non ne sia addirittura il fattore scatenante. E’ ragionevole prendere in considerazione certe aree dentarie e studiarne, anche da soli, la relazione neurologica o energetica con determinate regioni del corpo. I denti e il resto dell’organismo sono intimamente connessi e dialogano energeticamente nei due sensi (in modo cioè cibernetico) per cui: il dente malato potrebbe rivelare un disordine organico, così come una determinata malattia potrebbe far supporre una certa debolezza dentaria. La concezione olistica della salute implica che il dentista prenda in considerazione la salute generale del paziente e che il medico di base o internista, faccia lo stesso con la salute dei denti. L’ideale è rappresentato da un lavoro svolto in parallelo fra le due figure terapeutiche. Questo modo di impostare la medicina presuppone però, che medici generici e dentisti concepiscano e riconoscano l’esistenza delle relazioni in questione e che perdano l’abitudine di frammentare il corpo umano per suddividerlo in molteplici specializzazioni mediche indipendenti (come dicono i tedeschi: la “medicina dei cassettini”). Sono troppo pochi i terapeuti coscienti del fatto che un solo dente può bloccare tutto un processo terapeutico sia che si tratti di allopatia, di agopuntura, di medicine dolci o parallele. Togliere gli “sbarramenti” a livello dentale è una condizione “sine qua non”, per ottenere maggior efficacia nelle terapie globali. Sarebbe un bel guaio cadere nell’eccesso e rendere i denti responsabili di tutti i mali! Un atteggiamento del genere accompagnato da una raffica d’estrazioni seriali, potrebbe rivelarsi più traumatizzante che liberatorio e poco credibile, nell’intero complesso. Per fortuna non tutti i denti non-vitali e/o devitalizzati sono da considerarsi quali campi perturbatori e un enorme numero di corone e di otturazioni sono assolutamente ben tollerate dall’organismo in senso generale. E’ chiaro il fatto che il paziente è la persona che si trova nelle condizioni migliori per ascoltare i messaggi provenienti dal suo corpo. Bisogna sempre dare retta a queste sensazioni che, se ben interpretate dal dentista, possono creare il successo terapeutico. Il dentista sa che anche il semplice esame o la cura di una banale carie, deve essere necessariamente accompagnata con l’ascolto dei linguaggi “dell’essere intero” che si cela dietro il dente. Devitalizzazione, ultima ratio Il trattamento canalare è, di fatto, una “mummificazione” eseguita all’interno della bocca: nessuno può ragionevolmente assicurare che la devitalizzazione di un dente non possa rappresentare, anche in futuro, un focus più o meno rilevante e che non determini mai alcun impatto, anche se di lieve entità, sulla salute complessiva della persona. Quesito per tutti i lettori: chi sarebbe disposto a ospitare, ad vitam, qualche colonia di miliardi di batteri e di muffe nei tubuli della dentina di un dente? La terapia canalare (la devitalizzazione) consiste nella completa chiusura ermetica del canale con sostanze che dovrebbero garantirne la chiusura. Questo in teoria. In pratica la presenza di delta apicali, canali accessori, anomalie anatomiche, radici uncinate, ecc, rende effettivamente e ragionevolmente impossibile garantire sempre tutto ciò! La devitalizzazione comporta, quasi sempre, un rischio non solo per la presenza naturale di batteri ma anche per sostanze, non inerti, usate per la sigillatura della radice! Metodi per “de-vitalizzare” i denti La mumificazione si verifica sempre e comunque in quanto la rimozione della polpa dalle radici non permette più l’irrorazione del sangue dall’orifizio apicale, letteralmente “murato”, impedendo così che le sostanze atte alla pulizia e al trasporto degli elementi nutritivi possano arrivare al dente stesso. Tutto questo crea un inevitabile, quanto naturale, proliferazione di batteri e di muffe nei tubuli della dentina. La cosa è subdola perché la situazione può rimanere a-sintomatica anche per decine d’anni ma, inevitabilmente, la dentina essendo a contatto con tutti i tessuti circostanti, porta a una diffusione dei batteri e delle muffe nell’intero organismo. Un sistema immunitario (S.I.) forte, in un individuo con terreno “incassatore” e/o poco reattivo, reagisce in modo continuo e sistematico: tuttavia, alla fine risulta estenuato per le energie necessarie a questa continua “battaglia” dove non vince nessuno, né i batteri (granuloma), né il S.I. Si potrebbero eseguire anche vari test per verificare se un dato disturbo è collegato con il dente trattato ma, concettualmente, la devitalizzazione è comunque una “forzatura” per il S.I.! I “bugiardini“ dell’ossido di calcio (ad es. del Biocalex®) utilizzato come riempitivo canalare biologico, affermano che esso: avrebbe il vantaggio di solidificarsi “in espansione“, assicurando una maggiore chiusura. Secondo i produttori si creerebbe una specie d’effetto “capillare” sin dentro i tubuli della dentina, sigillando così anch’essi. Più si approfondisce il problema dei denti non-vitali, più ci si convince che sia un compromesso molto precario. Comunque spesso è una scelta, quasi saggia, cioè del “minore dei mali”! In effetti procedere sempre con l’estrazione di un dente devitalizzato, sia esso “focalizzato” o no, così come troppo spesso ipotizzato dalla scuola tedesca, crea tutta un’altra serie di scelte e di compromessi altrettanto precari e forse anche maggiormente invalidanti. Quanto dura una devitalizzazione? Vi sono fonti scientifiche che parlano della durata di alcune devitalizzazioni di almeno 20-25 anni. Il dente però marcisce lentamente e inevitabilmente o si sgretola e si rompe, non essendo più irrorato dal sangue e dalla linfa. Il processo è, spesso, completamente a-sintomatico (localmente) anche se il dente fosse un focus-attivo: a tal riguardo si ricorda che possono essere “focalizzati” anche elementi non devitalizzati e inoltre che esistono “focus-cefalici” assolutamente non-dentari. ATTENZIONE ALL’USO DI ALCUNI CONOSCIUTI MATERIALI NON INERTI La formaldeide, nota sostanza conservante con fama di essere cancerogena e mutagena è, normalmente, contenuta nell’Eugenolo (si badi bene da non confondersi con l’Olio Essenziale di Eugenia Cariofillata, comunemente i Chiodi di Garofano). L’Eugenolo (senza nessun’altra indicazione) figura nella maggior parte dei “bugiardini” delle confezioni dei vari prodotti canalari odierni e anche dei cementi provvisori, quale paraformaldeide. Vi sono in commercio, da poco, anche prodotti senza Eugenolo (E.F.). Ma non è solo una questione di formaldeide, purtroppo. La verità è che vi sono pochi dentisti che si sono avventurati nella ricerca di tecniche maggiormente biologiche nella devitalizzazione. L’unica terapia che si conosca e che potrebbe davvero funzionare è la TERAPIA OCALESSICA, ovvero trattare il dente devitalizzato con “ossido di calcio purissimo”. Il protocollo è piuttosto raffinato e prevede l’uso di materiali di sigillatura non tossici e sostanze di lavaggio canalare particolari e innocue (con particolare esclusione dell’ipoclorito di sodio, cioè della “candeggina”), articolato in numerose sedute piuttosto lunghe e costose! DISPOSITIVO ELETTRONICO PER OTTENERE UNA COMPLETA DEVITALIZZAZIONE Da qualche tempo è sul mercato un dispositivo elettronico studiato clinicamente da una Università italiana, per dare maggiori certezze nelle terapie endo-dontiche biologiche: offre una maggior rapidità d’esecuzione in assenza del dolore post-operatorio. I vantaggi principali del sistema risiedono, oltre alla rapidità d’esercizio dell’intervento, anche nella predicibilità del successo dell’intervento stesso grazie alla completa “vaporizzazione” del tessuto pulpare dei canali laterali, canalicoli accessori e del delta apicale nonché dell’eliminazione pressoché completa dei batteri nell’endodonto (l’interno della cavità pulpare). Il principio di funzionamento è semplice: si basa su un dispositivo elettronico che sotto controllo endometrico (cioè collegato con il paziente) invia impulsi calibrati di corrente ad alta frequenza, veicolati da una sottilissima sonda (da inserirsi nel canale radicolare); gli impulsi di corrente ad alta frequenza percorrono il tessuto pulpare nelle sue ramificazioni e vaporizzano le parti più sottili (canali laterali e delta apicale) riducendo il volume della polpa nel canale radicolare e facilitando la sua completa rimozione. L’eliminazione della carica batterica è conseguente al passaggio di corrente elettrica e al campo elettromagnetico sviluppato per pochissimi micro-secondi. L’effetto terapeutico deriva da molteplici meccanismi, in particolare l’elettro-porazione: si tratta di un metodo utilizzato in ingegneria genetica per modificare la permeabilità delle membrane cellulari in cui si sottopone la cellula a un campo elettrico, in modo da creare pori idrofili nella membrana cellulare stessa. Tale aumento di permeabilità si è scientificamente dimostrato sufficiente a inattivare i microrganismi contenuti nel sistema canalare radicolare e nei tubuli dentinali. Per una completa decontaminazione dello spazio endodontico, dopo la sagomatura e la detersione biologica che dovrà sempre terminare con un lavaggio con una semplice soluzione salina in concentrazione adeguata e/o argento colloidale, sarà sufficiente applicare nuovamente gli impulsi per ottenere la completa disinfezione anche nei canalicoli dentinali più minuti. Successivamente sarà possibile procedere con l’otturazione del canale tramite filler (riempitivi inerti) a base di idrossido di calcio oppure con i riempitivi classici. Questi dati e in definitiva i vantaggi dell’utilizzo del sistema nella pratica endodontica biologica quotidiana, sono confermati da ricerche effettuate da diverse università europee (Monaco, Valencia, Seville, Genova, ecc.). Il metodo si è clinicamente dimostrato particolarmente indicato, nel problematico trattamento canalare in presenza di pulpite acuta poiché riduce notevolmente i disagi post-operatori per i pazienti. Inoltre la disinfezione istantanea a livello canalare e dentinale, permette di abbreviare la durata delle sedute endodontiche in modo particolare sui denti necrotici, a tutto beneficio dei pazienti che segnalano normalmente, una sensibile riduzione del dolore post trattamento. TERAPIA DEI FOCI DENTARI IN ODONTOIATRIA OLISTICA La chirurgia orale è una delle numerose branche in cui l’odontoiatria moderna si è divisa in questi ultimi anni. Occorre però distinguere la chirurgia maxillo-facciale, che si occupa prevalentemente di grossi interventi sia demolitivi (per asportazioni di masse tumorali del massiccio facciale) sia ricostruttivi che si eseguono sempre in anestesia generale e in ospedale, dalla chirurgia orale ambulatoriale eseguita prevalentemente nello studio del dentista, in anestesia/analgesia locale. La lettura di questo documento servirà a chiarire la presenza e, soprattutto, la funzione di un chirurgo in uno studio odontoiatrico specialmente nei casi di focus dentale I “foci dentali” denominati anche “focus”, sono patologie del cavo orale che possono causare malattie d’altri organi o apparati. Vi sono anche patologie della bocca di origine extra-orale che, contrariamente al caso precedente, sono focus causati da malattie di altri organi, lontani dalla bocca, che normalmente non sono messi in relazione tra loro. L’odontoiatria, in quest’ultimo decennio ha fatto dei progressi giganteschi e quindi ha dovuto adeguarsi a questa rivoluzione, specializzandosi. Il “vecchio” dentista trovandosi di fronte a eventi e situazioni che non erano più la “sua solita routine”, non faceva altro che inviare il paziente in ospedale. Il povero paziente, magari semplicemente per un frammento di radice o un dente del giudizio incluso, doveva ricoverarsi per qualche giorno per la loro terapia. In Odontoiatria olistica, sin dalla prima visita, ci si avvale dell’ausilio di radiografie particolari e di metodiche atte alla riduzione sino al 90% delle radiazioni ionizzanti (i Raggi X); ciò permette di capire se un dente richiederà o meno l’ausilio di un chirurgo orale che, per la sua specialistica manualità e avvalendosi di strumenti idonei, estrarrà quel dente o quella radice trascurata da chissà quanto tempo, senza ricorrere al ricovero del paziente, senza alcun dolore con una adeguata terapia “farmacologica” biologica di accompagnamento. Vi sono anche altri interventi che si possono eseguire in uno studio ove diversi specialisti lavorano fianco a fianco, completandosi a vicenda. In caso, a esempio, di ortodonzia complessa ove vi sia l’inclusione di un canino (cioè la non fuoriuscita di questo dente) con ritenzione all’interno dell’osso palatino o mandibolare, evento non raro a verificarsi, è il chirurgo orale che apre la breccia prima gengivale e poi ossea e che permette all’ortodontista, seduta stante, di “agganciare” con opportui mezzi il canino e, quindi, mediante una corretta trazione consente al dente di fuoriuscire gradualmente e collocarsi nella giusta posizione dell’arcata dentaria. Questo è un tipico esempio di come sia utile lavorare in sinergia, cosa assai difficile da ottenere in uno studio uni-disciplinare. Oltre alle estrazioni dei denti del giudizio mal posizionati che possono creare, se non eliminati delle sgradite recidive, il chirurgo orale è chiamato in aiuto dal protesista (lo specialista che si occupa del reintegro dei denti mancanti) a esempio per livellare una “cresta ossea” che si presenta frastagliata e/o con disarmonie dovute a estrazioni dentarie effettuate in tempi diversi e permettere una protesizzazione più congrua e armoniosa, oppure per lo spostamento e l’eliminazione di un “frenulo labiale” che renderebbe instabile una protesi mobile o lascerebbe gli incisivi divisi tra loro da uno spazio anti-estetico e anomalo. Ma vi sono anche altri interventi che il chirurgo orale può eseguire nello studio odontoiatrico in sinergia con gli altri specialisti odontoiatri. A esempio, quando l’endodontista non riesce a eliminare un granuloma apicale che si è trasformato in cisti, pur essendo intervenuto in maniera corretta e completa con la “terapia canalare”; in questo caso l’opera terapeutica del chirurgo odontoiatra è quello di eseguire una apicectomia radicolare, cioè di “tagliare” l’apice della radice, con l’enucleazione del processo cistico e quindi completare il lavoro dell’endodontista. Vi è inoltre la terapia chirurgica dei focus dentali. Una volta fatta la diagnosi focale e individuato il dente o la porzione d’osso o di materiale ritenuto nella gengiva o in sequestri ossei, il chirurgo dentale interviene per l’enucleazione del problema. Naturalmente la terapia chirurgica dei focus dentali deve essere supportata da una terapia farmacologia d’accompagnamento di tipo biologico-omeopatico, preceduta da una diagnosi focale eseguita con lastre settoriali molto ben definite e da indagini emato-chimiche de sangue, della saliva e delle urine. 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Bilanciamento occlusale
Bilanciamento occlusale Garanzia di stabilità generale E’ ormai risaputo che i denti rappresentano una impalcatura che sostiene la testa e il corpo! Il bilanciamento occlusale è un fattore vitale per l’essere umano, tuttavia, c’è ancora qualcuno che si domanda: “i disordini cervico-cranio-mandibolari, sono o non sono legati a fattori occlusali?” La risposta è univoca: “certo che lo sono, come poterne dubitare!”. Ben altri e più gravi sono i disturbi legati allo sbilanciamento dentario. E’ ormai risaputo che i denti rappresentano una impalcatura che sostiene la testa e il corpo, anche se non sono ben bilanciati. Sono ancoraggi essenziali per le future riabilitazioni: non vanno estratti, devitalizzati, limati, ecc. Estrarre i denti posteriori o ridurne l’altezza verticale, significa portare l’individuo a un invecchiamento precoce e inarrestabile, cioè rendere inabile la persona e trasformarla in un peso per la famiglia e in un costo per tutta la comunità. Corpo e psiche sono un tutt’uno strettamente collegato: il malessere fisico influenza il soggetto, via via, deprimendolo anche psicologicamente. La mandibola sbilanciata invece, se non duole a livello del viso, non influenza la psiche a livello conscio tuttavia lo fa a livello inconscio alterando la personalità o, meglio, “caratterizzandola” e non sempre deprimendola; anzi facendo, a volte, perdere il senso della misura alla persona. La contrattura del collo nella persona con una mal-occlusione dentale, deviando la meccanica funzionale del rachide, disturba la trasmissione degli impulsi nervosi; ciò determina, a volte, una serie di micro-traumatismi a carico delle strutture nervose del midollo spinale nel tratto cervicale durante i movimenti della testa. Da ciò risulta una certa reattività del midollo che è contenuto in un canale ristretto in conseguenza dell’alterata postura. Anche vascolarizzazione e ossigenazione sono compromesse, sommandosi quali fattori lesivi. Le alterazioni a distanza nei settori cerebrali non sono però dolorose; sembra incredibile ma il cervello non ha terminazioni nervose dolorifiche! Tuttavia, certe zone cerebrali e le funzioni che esse svolgono, sono colpite in modo differente da individuo a individuo, considerato che sono centinaia le interconnessioni e le possibilità di reazioni nervose a catena. Allorquando queste compressioni raggiungono la schiena, le braccia, le gambe, ecc, provocano fastidi dolorosi. Tutto il corpo ne è coinvolto; l’individuo risulta alterato nella sua globalità essendosi alterati e allertati sia il sistema nervoso centrale sia quello periferico. La compressione cervicale è una strozzatura delle vie di trasmissione: essa influenza le zone preposte all’attività mentale e al coordinamento dell’attività fisica che, proprio dagli impulsi nervosi, traggono vitalità. Non bisogna assolutamente permettere alla mandibola e al collo sbilanciati, di compromettere o disturbare le funzioni del midollo spinale anche se, in effetti, non esercitano sul midollo una compressione diretta come nell’ernia discale. I disturbi creati dalla mal-occlusione sono abbastanza comuni in tutte le persone che ne sono affette; ma altri non lo sono. Dipendono: dal tipo di danno che si è creato, dalle connessioni anomale e/o dalle interazioni che si sono verificate nella complessa struttura nervosa del corpo umano tutto ciò, indipendentemente, dalla gravità e dal tipo della mal-occlusione stessa. I percorsi di certi stimoli e i loro collegamenti sono tortuosi e non sono ancora così chiari tuttavia esistono, così come esistono e sono conosciuti i meridiani di agopuntura! Si potrebbe dunque sostenere che: il corpo umano è influenzato nei suoi equilibri, dalla corretta/scorretta posizione della mandibola, sia essa in attività o a riposo. La mandibola impone al corpo l’atteggiamento scheletrico; oltre a caratterizzare la personalità, l’espressione del viso, degli occhi, ecc. Invece, la mandibola è influenzata nei suoi equilibri solo dalle altezze delle cuspidi dei denti. I denti rappresentano un ingranaggio molto delicato che però permette allo scheletro e ai muscoli di funzionare armoniosamente. Tutto ciò solo se l’ingranaggio dentario è perfetto e non è stato mai manomesso, per nessuna ragione. I denti non sono stati concepiti a caso così come tutti gli altri organi del corpo che, per le stesse ragioni, devono rimanere assolutamente integri! Certe caratteristiche anatomiche non vanno stravolte o, peggio, i denti non vanno “inventati.” Non c’è alcun bisogno e non esiste nessun ragionevole motivo per modificare ciò che è già stato concepito dalla natura in maniera ineccepibile: i denti non sono tanti bei birilli con i quali giocare! Ogni cuspide di sostegno superiore, ogni versante di guida hanno un fondato motivo di esistere; tuttavia, le altezze delle cuspidi devono essere adeguate alla movimentazione muscolare ed equilibrata dell’ATM. Diagnosticare lo squilibrio e riportare l’equilibrio: solo questo dovrebbe essere il compito “sacro” dello Gnatologo. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Sbiancamento Naturale
Sbiancamento naturale senza pericolosi perossidi Cerchi un trattamento naturale, sicuro, efficace e duraturo per rendere i tuoi denti più bianchi e il tuo sorriso più smagliante? Possiamo fornirti soluzioni cosmetiche naturali, efficaci, sicure ed economiche per ottenere un miglioramento, in SOLO 15 minuti, da 2 a oltre 9 tonalità della scala dei colori. Si tratta di un grande risultato che si può facilmente mantenere con solo 2 o 3 sedute all’anno. Lo sbiancamento dentale cosmetico avverrà tramite l’applicazione sui denti di un byte con un gel sbiancante a base naturale, seguito da una esposizione per 15/45 minuti a una efficace lampada a LED. E’ un procedimento rapido, sicuro, garantito di cui sarai protagonista! I risultati, come potrai SUBITO apprezzare, saranno immediati! Lo sbiancamento cosmetico dentale è: naturale, efficace, senza rischi, molto confortevole ed economico! Ti permetterà di eliminare anche: macchie e colorazioni giallastre dovute al consumo di caffè, tè, vino, tabacco e sostanze coloranti, con un risultato notevole già dopo 15 minuti. Lo Sbiancamento Cosmetico Dentale avviene tramite esclusivi sbiancanti dentali a base naturale, adatti anche per persone Vegane. Per la prima volta in Italia e a un prezzo assai contenuto, utilizziamo prodotti cosmetici sbiancanti al 100% naturali fabbricati in Francia e negli Stati Uniti, entrambi in conformità e nel rispetto della nuova Direttiva U.E. ——————————————————————————— Un nuovo look al sorriso con lo sbiancamento dentale eseguito: con una semplice e comoda sedutatramite un assistente di fiducia con una tecnologia avanzata senza nessun rischio/dolore con un costo ridottissimo! Creare un nuovo look al Tuo sorriso è molto più eloquente di un biglietto da visita e Ti metterà in risalto ogni volta che sorridi! Un bel sorriso, con denti bianchi – lo sanno tutti – genera una bella impressione e crea fiducia in Se stessi. Usiamo solo materiali squisitamente naturali e biocompatibili I prodotti contengono bicarbonato di sodio o perborato di sodio, dei componenti naturali, in regola con le direttive 2011/84/UE e 93/42CEE. Riferimento leggi Italiana ed Europea: non vi è alcuna limitazione in merito alla concentrazione di bicarbonato di sodio e perborato di sodio nei prodotti per lo sbiancamento dentale cosmetico. Nota: l’uso di questi prodotti cosmetici non comporta alcun rischio se sono applicati secondo le indicazioni fornite. Per mantenere un risultato ottimale, è consigliabile eseguire una seduta di richiamo ogni 2 o 3 mesi (chiedi l’abbonamento).Se vuoi scaricare questo ebook gratuito di 45 pagine che descrive, oltre ai vantaggi dello sbiancamento naturale, i motivi per evitare gli altri sbiancamenti a base di nocivi perossidi o laser, CLICCA QUIClicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Impacco di argilla
Impacco di argilla Ovvero, impara a utilizzare l’argilla per i denti, come si è sempre fatto! Grazie alla sua azione battericida e antinfiammatoria, l’impacco Argilla possiede la straordinaria proprietà di neutralizzare le colonie di batteri insediate nella cavità orale e nella faringe e di curare le infiammazioni alle gengive. Con ciò i processi infiammatori non sono più in grado di continuare a danneggiare il parodonto (gengive, cemento radicolare, alveolo dentario e periodonto) si combatte così, in modo assolutamente naturale, l’insorgere di una parodontopatia. Mediante l’azione nella profondità della faringe (con l’impacco argilla non solo si fanno i gargarismi, bensì essa può essere anche bevuta), sono eliminate efficacemente le colonie di batteri insediate nella faringe posteriore che, nell’ambito di una normale igiene orale, non è mai possibile raggiungere: in tal modo si previene durevolmente il sorgere di nuove infiammazioni. L’applicazione dell’impacco argilla si protrae per un periodo di 3 settimane, sempre dopo aver lavato i denti, ed essa protegge fino a 6 mesi da una nuova infezione batterica. L’Argilla, è conosciuta da millenni perchéè un prodotto del tutto naturale, costituito da minerali e microelementinon contiene additivi chimici (non ha assolutamente effetti collaterali) è un presidio naturale di comprovata efficacia grazie alla sua azione antibatterica e antinfiammatoria, neutralizza i batteri nella cavità orale e nella faringe agisce in profondità nelle regioni difficilmente raggiungibili della faringe, dove sono insediate le colonie di batteri che sono così neutralizzate possiede caratteristiche assorbenti e un effetto di risciacquo meccanico per eliminare i prodotti organici metabolici e di decomposizione causanti cattivi odori abbassa il valore pH elevato nel cavo orale che causa un alito maleodorante contiene sostanze con proprietà anti-infiammatorie, che creano un delicato manto protettivo sulle gengive e svolgono un’azione calmante rinforza le gengive, combatte l’alitosi e ripristina una sana flora batterica orale.Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Mineralogramma B.C.C.
Mineralogramma B.C.C. Check-Up del bulbo capillareIl mineralogramma BCC, eseguito con un microscopico a luce polarizzata, è una novità italiana a livello mondiale. Diversamente da altre metodiche già conosciute (es. il TMC americano) utilizza solo 4 o 5 bulbi capillari esaminandoli visivamente ed elettronicamente con uno spettro di 16,3 milioni di colori.Cos’è il Mineralogramma BCC© Il “Biochemical Components Check”, di seguito chiamato mineralogramma BCC©, è un’ analisi del capello ad alta innovazione tecnologica che da informazioni in tempo reale di ciò che è avvenuto e sta avvenendo nel capello. L’esame permette così di individuare, analizzare e visualizzare il contenuto intracellulare del bulbo e dello stelo. Il mineralogramma BCC© fornisce così una lettura del deposito dei minerali nutrizionali, dei metalli tossici, delle vitamine e degli aminoacidi con funzioni biologicamente note nelle parti vitali del capello evidenziando gli squilibri minerali sia esogeni sia endogeni. ———————————————————————————— Comparazione tra il mineralogramma BCC© (Biochemical Components Check) e il mineralogramma TMA© (Analisi Minerale Tissutale americano) ———————————————————————————— Con iI mineralogramma BCC©, l’innocuo prelievo di due decine di singoli capelli (sempre con il proprio bulbo) è eseguito in cinque distretti diversi della testa in modo che la valutazione finale rispecchi valori generali e non di un singolo distretto come avviene, a esempio, per il mineralogramma TMA©. I capelli sono messi su di un vetrino per essere analizzati al microscopio con luce polarizzata. Il colore che caratterizza un oligoelemento è prodotto dall’assorbimento selettivo di determinate lunghezze d’onda della luce da parte di atomi appartenenti alla struttura minerale dell’oligoelemento stesso. La sequenza iconografica così ottenuta è valutata, interpretata e elaborata fornendo valori e rapporti dei vari elementi riscontrati. Per la lettura di ogni singolo elemento è usata la tecnica del tele-rilevamento chiamato UNMIXING insieme a software dedicati IDL, entrambi utilizzati normalmente da enti come la NASA e l’ESA. In ogni pixel fotografico (ricavato dall’icona del capello) sono riconosciuti, rilevati e letti 16.3 milioni di colori appartenenti al capello stesso, riconoscendo sia lo spettro di ogni singolo elemento sia una banda di colore che rispecchia la componente in atto. Con queste informazioni è poi misurata la distanza rispetto all’elemento base. A questo punto è attribuito un peso espresso in mg% (1 mg% è uguale a 10 parti per milione). Tutti i dati riscontrati sono espressi in mg%. Il mineralogramma BCC© non è traumatico né invasivo in quanto non fa uso di trattamenti preparatori fisici o chimici o altre manipolazioni, differenziandosi così dal mineralogramma classico (il TMA©) il quale, tra l’altro, non può individuare le alterazioni delle varie strutture cellulari né le varie composizioni distrettuali. Con il metodo TMA©, ovvero il mineralogramma americano, i capelli sono prelevati nella zona retro auricolare e tagliati a circa un centimetro dalla nuca. Inviati in laboratorio sono dapprima sminuzzati, poi lavati con vari solventi e poi sciolti in perclorito e bruciati ad altissima temperatura più e più volte. Si ottengono così delle ceneri e su queste si svolgono le indagini per individuare i vari minerali. I dati così ottenuti rispecchiano una situazione pregressa tra i 60 e i 90 giorni, aumentando così il rischio di alterazione valutativa immediata data dal deposito di sostanze non organiche (inquinamento, tinte, agenti atmosferici, ecc.). L’autorevole rivista Journal of American Medical Association, in un articolo ampiamente pubblicizzato, ha segnalato alla comunità scientifica internazionale il rischio di imprecisione nei dati e di interpretazioni “selvagge” nel mineralogramma eseguito con metodo il TMA© a causa del suo complesso sistema di indagine. Contenuto dell’analisi del mineralogramma BCC©Contenuto intracellulare relativo agli:oligoelementi tossici con valori normali e valori riscontrati con grafici oligoelementi con valori normali e/o riscontrati con grafici delle vitamine con valori normali e valori riscontrati con grafici degli aminoacidi con valori normali e valori riscontrati con grafici· Rapporto fra gli oligoelementi:e le correlazioni con valori normali e/o riscontrati con grafici e oligoelem. tossici a valori normali e/o riscontrati con grafici.Il mineralogramma BCC© è corredato da cartelle e documentazione iconografica con indicazioni, valutazioni e interpretazioni quali:valutazione stato ossidativo ed energetico valutazione dell’equilibrio del sistema immunitario metabolismo glucidico e dei minerali rapporto di tolleranza di zuccheri e carboidrati metabolismo proteico equilibrio ormonale, funzionalità tiroidea e surrenalica trend diabetico equilibrio neurovegetativo alterazioni della nutrizione ed equilibrio vitaminico.Principio Olistico del mineralogramma BCC© L’analisi del bulbo capillare con il mineralogramma BCC© fornisce tutte le indicazioni per un trattamento mirato e personalizzato nonché per un corretto programma di riequilibrio nutrizionale. Attraverso il mineralogramma BCC© si effettua la lettura di ogni minerale contenuto nel capello che, a sua a volta, rappresenta la somma di vari eventi metabolici pertanto, ogni lettura minerale non deve essere considerata in modo semplicistico bensì interpretata e analizzata nelle sue correlazioni prima di trarre conclusioni non corrette. La velocità di esecuzione, l’ampia documentazione descrittiva e iconografica completano queste nuovissimo test di screening. Le valutazioni e la corretta interpretazione dei risultati sono di esclusiva competenza dello Studio che eroga il servizio. Sali minerali e saluteIl Calcio è importante per una buona salute il suo eccesso può causare aumento di peso, forme ansiose, apatia e astenia. La carenza di Rame, invece, può causare anemia mentre quella di Zinco dei disturbi alle articolazioni Una giusta quantità di Selenio è importante per prevenire l’invecchiamento. Il metodo per conoscere l’attività tiroidea è il rapporto Calcio/Potassio: se prevale il calcio vi è ipo-tiroidismo, se è basso, iper-tiroidismo. Il rapporto Sodio/Magnesio e Sodio/Potassio fornisce, invece, utili informazioni sull’attività delle ghiandole surrenali. Per conoscere se vi è presenza di stress ci si avvale del rapporto Sodio/Potassio; più prevale il potassio e più è alto il livello di stress.I sali minerali tossici Il mineralogramma BCC© si presenta assai utile per identificare la pericolosissima presenza di metalli tossici nell’organismo, tra cui citiamo: alluminio, cadmio, mercurio e piombo. Questa rilevazione permette di verificare se, nel caso di malattie professionali, vi è stato un accumulo di detti minerali con conseguenti patologie a carico dei polmoni, del sistema nervoso, delle ossa e del fegato. L’esame è particolarmente indicato in Naturopatia Dentale® per rilevare il livello di mercurio nell’organismo nonché per fornire al dentista l’indicazione e la metodica più proficua e innocua per il paziente, al fine della rimozione “protetta” delle amalgame dentali che contengono, appunto, il mercurio! Va inoltre segnalata la pericolosità dei fogli e delle pentole d’alluminio, del vizio del fumo (sprigiona il cadmio) e dell’abuso d’antiacidi, a base d’alluminio, per combattere l’eccesso d’acidità nello stomaco. I sali minerali “antidoto” La natura, che è sempre provvida e intelligente, ha previsto un possibile avvelenamento a causa dei metalli pesanti. Ha perciò donato ad alcuni metalli “utili” la possibilità di controbilanciare gli effetti di quelli “dannosi”. Pertanto:· lo zinco riduce gli effetti dannosi del cadmio e del mercurio; · il ferro riduce la tossicità del piombo e del mercurio; · il calcio lenisce i dannosi effetti del piombo.Il Naturopata Dentale® dopo aver fornito queste preziose informazioni, consiglia il cliente portatore d’otturazioni di vecchio tipo (amalgama) o che abbia subito un avvelenamento professionale da mercurio, di utilizzare gli alimenti più congeniali per rimediare agli effetti dannosi dei minerali da lui assorbiti. Si consiglierà, la ove possibile, l’utilità di una graduale eliminazione “protetta” delle otturazioni a base di mercurio, con quelle più recenti a base di sostanze biocompatibili non dannose. Se il caso lo dovesse richiedere il Naturopata Nentale® potrebbe anche valutare l’utilizzo di supplementi alimentari in grado di fornire apporto di minerali “utili”, per controbilanciare il dannoso effetto di quelli tossici. Come è ripristinato l’equilibrio originario? Con il mineralogramma BCC© si è in grado di conoscere le deviazioni e le possibili strade da percorrere per fornire alle persone i giusti integratori al fine di normalizzarne le deviazioni in tempi relativamente brevi. Ad esempio si può studiare un apporto equilibrante di vitamine e sali minerali personalizzato, che può comprende anche un supporto al sistema endocrino; questo significa fornire un approccio olistico e ben calibrato. Per ottenere il massimo da questo processo di riordino dei minerali, sarà necessario tenere in considerazione anche i cibi e le bevande normalmente assunti in quanto, da essi, dipendono i processi di eliminazione per le eccedenze e quelli di reintegrazione per le carenze a livello cellulare. Si potrà, a questo riguardo, consigliare una alimentazione personalizzata cui si farà seguire, a distanza di qualche tempo, un nuovo mineralogramma BCC© di controllo. 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Piorrea e Frutta
Piorrea e frutta Ovvero, il trattamento della Piorrea con la Dieta Fruttariana L’utilizzo dell’alimentazione fruttariana per la cura della piorrea non è una novità ma, forse, grazie a tutte le medicine oggi facilmente assumibili e le varie proposte terapeutiche disponibili, ci si è scordati, un po’ tutti, della cosa più semplice: noi siamo ciò che mangiamo. Tale frase, che è molto breve, diretta e di una semplicità disarmante, sottende un mondo antico e saggio, a noi ormai quasi sconosciuto, che ha ancora tanto da insegnarci sull’alimentazione fruttariana! E allora, ascoltiamo chi se ne intende davvero……. Le pagine seguenti sono state ispirate da un lavoro del Prof. Armando D’Elia e trattano di alimentazione fruttariana; anche se non si è in sintonia con quanto scritto dal professore, sicuramente un periodo di “pausa alimentare” per il tubo digerente farà bene, non solo al fisico intero ma, soprattutto, alle gengive infiammate e all’osso alveolare, favorendo così naturalmente la cura della Piorrea! Il Prof. D’Elia comincia così: “Per una corretta comprensione dell’argomento di questa relazione occorre fare uno sforzo con sé stessi: si devono, cioè, lasciare da parte tutte le teorie e le ipotesi sull’alimentazione dell’uomo preistorico che, grosse forze economiche e una scienza asservita al potere e al profitto, hanno cercato di farci accettare a tutela di determinati interessi. Si deve invece cercare di dare risposte soddisfacenti e/o accettabili agli interrogativi che certamente suscita tale tema, utilizzando il buon senso, la logica elementare e gli orientamenti istintivi: questi ultimi sono tre semplici ma potenti strumenti di indagine di cui tutti disponiamo e che dobbiamo rivalutare e usare con maggiore determinazione. Occorre partire da un dato di fatto incontestabile: i nostri antichi progenitori non erano carnivori, non erano erbivori, non erano onnivori, erano semplicemente dei fruttariani e lo furono per moltissimi anni, i primi della loro esistenza. Essi, non ancora bipedi, vivevano sugli alberi della foresta che dava loro l’unico cibo al quale la specie umana è biologicamente adatta, cioè la frutta succosa e dolce che, ancora oggi istintivamente, appetiamo e cerchiamo da piccoli finché conserviamo i nostri sani istinti alimentari. Noi, tuttora, nasciamo fruttariani, non ci sono dubbi e non ce ne possono essere; da bambini desideriamo e rubiamo la frutta, non la carne, non la verdura, essendo attirati unicamente dal cibo più confacente alla nostra struttura fisio-psichica e quindi nutrizionalmente ottimale, come l’anatomia comparata, la fisiologia comparata e altre discipline scientifiche comprovano ormai a sufficienza! Indubbiamente, per ogni specie animale esiste un cibo adatto, più di qualsiasi altro, a quella stessa specie e la frutta succosa e dolce è, per l’appunto, il cibo più adatto alla specie umana. Scientificamente questo è facilmente spiegabile dato che esiste una stretta relazione, profonda e atavica, tra un certo tipo di alimento e la struttura anatomo-funzionale dell’animale che di esso si nutre; tale relazione costituisce garanzia di conservazione e di salute per quell’organismo, il quale, pertanto, è attratto “istintivamente” solo da quello specifico alimento. Quell’organismo è, in conclusione, predisposto per legge naturale e in modo ottimale, alla ingestione e alla digestione di quell’alimento soprattutto e più di ogni altro alimento (di cui teoricamente si potrebbe nutrire in caso di estremo bisogno e per breve tempo)”. LE PROTEINE DELLA FRUTTA II tema di questo paragrafo riveste una particolare importanza nella problematica delle proteine. La sua trattazione è necessariamente complessa in quanto deve attingere a molteplici informazioni provenienti da fonti non solo assai disparate ma che possono sembrare, a prima vista, lontane dall’argomento trattato anche se poi si rivelano utili e convergenti in un medesimo intento. Questo motiva il ricorso alla seguente esposizione “a trattini”, che in casi consimili è risultata essere la più conveniente per l’intelligibilità del testo. Ho cercato, tuttavia, di dare al succedersi dei trattini, nei limiti del possibile, un ordine logico consequenziale. “Quando si parla di proteine qualificandole come uno dei cosiddetti principi alimentari, occorre sempre tener presente che tutti codesti principi partecipano assieme alla sintesi della materia cellulare: deve prevalere, cioè una visione olistica, globale, “sinfonica”, in quanto tutti i nutrienti sono interdipendenti e tutti sono egualmente indispensabili. Si può essere certi che, viceversa, una visione settoriale da luogo a valutazioni errate. Del resto, tale interdipendenza è comprovata dal fatto che le proteine sono mal digerite in assenza di vitamine e che il loro metabolismo dipende da quello dei glucidi e dei lipidi, almeno in parte. Questo ci fa pensare subito al nostro cibo naturale, la frutta, dove, appunto, la coesistenza e interdipendenza dei diversi principi alimentari da luogo a un complesso (fitocomplesso) armonioso che rappresenta, nel contempo, l’optimum anche dal punto di vista nutrizionale. L’uomo della foresta, dove aveva vissuto per milioni di anni, dovette passare per motivi di sopravvivenza nella savana. Ora, nella foresta era fruttariano, mentre nella savana, difettando la frutta, dovette divenire carnivoro; forse l’organismo umano, adattandosi alla alimentazione carnea, assunse le caratteristiche anatomiche e fisiologiche tipiche dei carnivori? Certo che NO, conservò le caratteristiche del fruttariano. Oggi, infatti, dopo milioni di anni di innaturale alimentazione carnea, le nostre unghie non si sono trasformate in artigli, il nostro intestino non si è accorciato, i nostri canini non si sono allungati trasformandosi in zanne, il nostro succo gastrico non ha aumentato la sua originale e debole acidità tipica dei fruttariani, il fegato non ha esaltato la sua capacità antitossica, ne è scomparsa l’istintiva attrazione esercitata sull’uomo in età infantile dalla frutta e neppure è scomparsa la altrettanto istintiva repulsione esercitata dalla carne e dal sangue sul bambino appena svezzato. Tutti segni, questi, che le proteine eccessive che, assieme ad altre caratteristiche negative, sono presenti nella carne, pur provocando danni enormi, non sono riuscite a modificare la struttura fisio-psichica dell’uomo: ciò dimostra che l’alimentazione carnea è così estranea agli interessi nutrizionali e biologici dell’uomo che questi non riesce ancora ad adattarvisi, pur subendo le pesanti conseguenze di un innaturale “carnivorismo” per così lunghissimo tempo. – I 22 aminoacidi (21 secondo alcuni, 23 secondo altri) esistenti negli alimenti si dividono, secondo la nutrizionistica ufficiale, in due categorie: quella dei 14 aminoacidi che possono essere prodotti (sintetizzati) dall’organismo umano e quella degli aminoacidi chiamati “essenziali” (per alcuni 8 e per altri 10) che invece si ritiene non possano essere sintetizzati dall’organismo umano e pertanto dovrebbero essere assunti con gli alimenti. Ma, allora, da dove trassero i nostri progenitori arboricoli gli aminoacidi oggi chiamati “essenziali”, ritenuti indispensabili alla vita, durante i milioni di anni in cui furono abitatori della foresta e sicuramente solo fruttariani? La risposta a una simile domanda, non può essere che una sola, dettata dalla logica elementare e dal buon senso: evidentemente solo dalla frutta, anche se, secondo il parere di alcuni paleoantropologi, erano probabilmente aggiunte alla frutta altre parti succulente di vegetali. E poiché noi oggi continuiamo a possedere quelle stesse caratteristiche anatomiche, fisiologiche e istintuali di quei nostri progenitori, dobbiamo dedurre che le proteine della frutta sono qualitativamente e quantitativamente sufficienti a garantire in modo ottimale la vita dell’uomo, anche oggi! – Partendo da queste e da altre considerazioni, il Prof. Alan Walker, antropologo della John Hopkins University, è giunto alla conclusione che la frutta non è soltanto il nostro cibo più importante, ma è l’unico al quale la specie umana è biologicamente adatta. Per comprovare tale affermazione, Walker ha studiato lungamente le stirature e i segni lasciati, nei reperti fossili sui denti, dato che ogni tipo di cibo lascia sui denti segni particolari; scoprì così, che “ogni dente esaminato, appartenente agli ominidi che vissero nell’arco di tempo che va da 12 milioni di anni fa, sino alla comparsa dell’Homo Erectus, presenta le striature tipiche dei mangiatori di frutta, senza eccezione alcuna”. Istintivamente, quindi, i nostri progenitori mangiavano quello che la natura offriva loro, cioè la frutta matura, colorita, profumata, carnosa e dolce. Ed è facile immaginare che i nostri progenitori mangiassero la frutta spensieratamente, nulla sapendo sulla quantità e sulla qualità di proteine contenute nella frutta, guidati unicamente dall’istinto. – E’ chiaro che la frutta è il miglior cibo, del tutto naturale, per l’uomo e per l’intera sua vita, a cominciare dal momento in cui è in grado di masticare. Il fruttarismo dell’uomo è innato, perché sbocciato dall’istinto, che ripetiamolo – è l’espressione genuina, perfetta, indiscutibile dei bisogni fisiologici nutrizionali delle nostre cellule; esso si manifesta anche prima della fine della lattazione, reso evidente dalla appetibilità e anche dalla avidità con le quali il bambino ancora lattante assume succhi di frutta fresca, che possono sostituire in certi casi anche il latte materno (succo d’uva, per esempio, come suggeriva Giuseppe Tallarico, medico illuminato, nella sua opera maggiore “La vita degli alimenti”). -Abbiamo prima, accennato ai denti e all’atto della masticazione. Per masticare occorrono i denti e i denti cominciano a nascere verso la fine della lattazione, cioè del periodo in cui l’accrescimento del cucciolo umano è affidato alla suzione della secrezione lattea delle ghiandole mammarie della madre. Domanda: perché al termine della lattazione (e anche prima) l’istinto ci orienta decisamente verso la frutta? La risposta è semplice: esiste una strettissima correlazione tra il latte, che è il primo nostro cibo, necessariamente liquido, e la frutta, cibo che succederà al latte e che ci accompagnerà, nutrendoci completamente, per il resto della nostra vita. Esiste, quindi, iscritta biologicamente nell’atto di nascita della nostra struttura anatomica e della nostra fisiologia, una “continuità nutrizionale tra il latte materno e la frutta”, per cui possiamo, a giusto titolo, considerare questi due alimenti i prototipi alimentari ancestrali dell’uomo. – Per dimostrare quanto conclusivamente è stato detto nel precedente ‘stelloncino’ sulla continuità nutrizionale tra il latte materno e la frutta, bisogna tenere presente quello che ripetutamente abbiamo già affermato e cioè: All’uomo non si addicono cibi ad alto contenuto proteico, che risulterebbero dannosi alla sua salute L’uomo ha un fabbisogno singolarmente modesto di proteine, come è facilmente dimostrabile esaminando il latte materno. Partiamo dall’argomento “latte materno”, che funzionerà da battistrada nella dimostrazione della sua continuità nutrizionale con la frutta. E’ noto che entro il sesto mese di vita extrauterina l’uomo giunge a raddoppiare il proprio peso e a triplicarlo entro il 12°, alimentandosi unicamente con il latte materno. Tutti i testi di chimica bromatologica e di fisiologia umana ci informano che il latte materno contiene l’1,2% di proteine. Ebbene, non è proprio così, in quanto, sino a 5 giorni dopo la nascita del figlio, il latte umano contiene il 2% di proteine e questa percentuale, a partire dal 6° giorno, comincia a calare progressivamente e lentamente sino a raggiungere, dopo 3-4 settimane, l’1,3% e, dopo 7-8 settimane, l’1,2%, percentuale che sarà poi mantenuta, più o meno costante, sino alla fine dell’allattamento. Si constata, in sostanza, un evidente e regolare decremento del contenuto proteico del nostro unico “primo alimento” man mano che il neonato si avvia, con la comparsa progressiva dei denti, ad acquisire capacità masticatorie. Raggiunta tale capacità, ha termine quel periodo, dalla nascita allo svezzamento, che costituisce indubbiamente la fase anabolica (di crescita) più impegnativa, più intensa e più difficile dell’intera vita umana e che superiamo, come si è visto, con un cibo (il latte materno) contenente solo le modeste percentuali di proteine prima indicate. Poiché la velocità di accrescimento è massima nei primissimi giorni di vita e poi via via decresce, è logico anche che la percentuale delle proteine contenute nel latte, e che costituiscono il necessario materiale di costruzione, debba seguire lo stesso andamento. L’accrescimento ponderale dell’individuo continua, come si sa, anche dopo la comparsa dei denti, per terminare tra i 21 e 24 anni, ma con una velocità estremamente ridotta rispetto a quella del lattante. E’ pertanto del tutto ovvio che l’alimento che subentrerà al latte materno dovrà avere una percentuale di proteine corrispondente ai reali bisogni di proteine dell’individuo non più lattante, in linea con la decrescenza di tali bisogni proteici. Riassumendo, “il fabbisogno proteico dell’uomo è massimo nel lattante, medio nell’adolescente, minimo nell’adulto”: questo ci dice il grande igienista Attilio Romano nel suo aureo lavoro “Pregiudizi ed errori in tema di alimentazione”; su questo insiste anche il prof. Alessandro Clerici nel suo Lavoro “Come si deve mangiare”. Occorre osservare: Senza alcun dubbio spetta al medico tedesco Lahmann il merito di avere, da pioniere illuminato, gettato, nel campo della dietetica umana, le basi scientifiche del fruttarismo, avendo scoperto e dimostrato che esso costituisce la innata prosecuzione naturale dell’alimentazione lattea. Ancora prima di Lahmann, un altro “grande”, Max Rubner, docente di Clinica Medica all’Università di Berlino, aveva richiamato l’attenzione degli studiosi suoi contemporanei (e il Lahmann colse l’importanza di tale appello) sul fatto che “la scarsezza di proteine nel latte materno è un segno distintivo della specie umana che sconfessa i paladini dei regimi ricchi di proteine”. Questa è la regola che vige in natura: destinare ai diversi esseri viventi cibi che contengano i principi alimentari indispensabili, ma solo nella quantità necessaria, che deve essere considerata l’optimum per l’individuo. Tanto è vero che non possiamo nutrire un neonato umano, il cui latte contiene l’1,2% di proteine, con il latte per es. di mucca, che contiene il 3,5% di proteine senza determinati accorgimenti, come la elementare diluizione, nel tentativo di evitare enteriti e altri malanni, talvolta anche gravi. Il corpo umano, quindi, osserva proprio questa regola, cioè la cosiddetta “legge del minimo”, che a nostro parere potrebbe anche (e forse “meglio”) chiamarsi “legge dell’optimum” in quanto, se l’individuo ingerisce cibi contenenti dei nutrienti in quantità eccedenti il proprio fabbisogno, tale eccesso diviene per l’organismo una vera e propria scoria tossica e il corpo cerca in tutte le maniere di sbarazzarsene, cosa che avviene in speciale modo per le proteine, come in precedenza s’è già detto. – Poiché la velocità di accrescimento dell’individuo, non più lattante, è decisamente inferiore a quella che aveva durante l’allattamento, è naturale e ovvio che il contenuto proteico del primo cibo solido che l’uomo assume dopo lo svezzamento debba essere inferiore a quello del latte materno e da considerarsi l’optimum secondo la “legge del minimo”. Ciò è in armonia con il reale diminuito bisogno di proteine. Ebbene, tale cibo non può essere che la frutta, che ha, appunto, in media, un contenuto proteico adeguato ai bisogni nutrizionali normali della fase successiva allo svezzamento, cioè; mediamente inferiore a quella riscontrata nel latte materno che nel periodo terminale dell’allattamento si aggira attorno all’1,2%. A questo riguardo è interessante l’opinione del dottor Lovewisdom, uno dei più profondi studiosi dell’alimentazione naturale dell’uomo. Egli ci dice nel suo libro “L’adulto umano non ha bisogno di alimenti che contengono più dell’1% di proteine” Del resto, una volta completato l’accrescimento, il nostro fabbisogno di proteine serve solo alla sostituzione delle cellule perse per la naturale usura, cioè al semplice mantenimento dell’equilibrio metabolico e a tale scopo la frutta acquosa è più che sufficiente. TUTTI I VEGETALI CONTENGONO PROTEINE Tutti i vegetali, anche i più negletti e poco noti, contengono delle proteine, nessuno escluso: questo è un punto fermo, che occorre tenere sempre presente. Diversi studiosi di vegetarismo sostengono essere sempre necessario integrare la frutta con altre parti tenere e succose di vegetali, sempre crude e fresche, sia pure in pasti separati, cioè con: radici (carota, rapa, sedano-rapa, barbabietola rossa), ricettacoli floreali e base delle brattee (carciofo), foglie, gambi e germogli (lattuga, cicoria, sedano, spinacio, cavoli di vario tipo), turioni (asparago, finocchio), infiorescenze e gambi (cavolfiore, broccoli di vario tipo), bulbi (cipolla), ecc. Dando in giusta misura la prevalenza alla frutta, in media la carica proteica dei cibi che dovrebbero essere utilizzati dall’uomo si attesta su 1,3% circa. Tale percentuale è largamente sufficiente, anzi superiore (sempre in media, che è quel che conta) al fabbisogno dell’uomo, specie dopo il completamento dello sviluppo, cioè dopo il 24° anno di età. Del resto, ciò è comprovato dal fatto che i fruttariani non soffrono di alcuna carenza e non hanno problemi di salute. Anzi! A proposito dell’ottimale validità nutrizionale del fruttarismo potremmo dilungarci a riportare autorevoli opinioni, altri fatti, altre argomentazioni scientifiche per dimostrare tale validità, che garantisce all’uomo fruttariano il godimento di una piena salute fisio-psichica: ma su tutto l’abbondante apporto probatorio che così raccoglieremmo dominerebbe la prova-base, la più incontestabile, già prima evocata, ma che tuttavia torniamo a evocare. Nella foresta, patria originaria dell’uomo, questi visse in perfetta salute, sugli alberi fruttiferi, per milioni di anni, alimentandosi di frutta e – sostengono ipoteticamente alcuni studiosi, come Lovewisdom – anche di altre parti tenere di vegetali. – Molto probabilmente il lettore si chiederà che bisogno c’è di dimostrare che la carica proteica del latte materno è la stessa (o presso a poco) non solo di quella della frutta, ma anche quella dei cosiddetti ortaggi. Non s’è detto che l’uomo preistorico viveva sugli alberi fruttiferi nutrendosi solo di frutta? Insomma, la sola frutta è sufficiente o no ad alimentare l’uomo? Cerchiamo di rispondere qui di seguito a tali interrogativi. Si è già accennato in precedenza che secondo alcuni studiosi la frutta andrebbe integrata con altre parti tenere e succose di vegetali; condividiamo tale opinione, ma poiché condividiamo anche la tesi di Cornei, Tallarico, Carquè, ecc., che cioè i nostri più antichi progenitori arboricoli si nutrivano “solo” di frutta, siamo tenuti a spiegare questa nostra apparente contraddizione. Anzitutto, la frutta che i primi uomini mangiavano da arboricoli nella foresta intertropicale era, in quanto a capacità nutrizionale, enormemente superiore a quella di oggi esistente. La frutta d’oggi è, infatti, il risultato di migliaia di anni di frutticoltura che, dovendo commerciare con i prodotti della terra, lo fa utilizzando dei criteri di produzione della frutta basati su: rendimento della pianta, colore, taglia, gusto, struttura, conservabilità, facilità di raccolta, sicurezza e continuo incremento del profitto, ecc. Insomma, la produzione odierna di frutta è artificiosa, mentre la frutta che nutriva l’uomo preistorico era il prodotto del libero giuoco delle forze vitali dell’aria, del suolo, delle arcane forze della natura, era figlia della luce, scrigno di energia solare, viva e vitalizzante, non cresciuta sotto lo stimolo anormale dei concimi chimici, dei diserbanti, degli anticrittogamici, i cui residui rendono oggi talora la frutta pericolosa per la nostra salute. C’è un abisso, dunque, tra la frutta che nutrì i primi uomini e la frutta d’oggi! L’uomo odierno, a dire il vero, comincia solo ora a rendersi conto che la frutta nutre poco e male e ha perduto i sapori della frutta “antica” di cui si sente la mancanza. Ed ecco sorgere, allora, iniziative tipo “archeologia dell’albero da frutta”, “banche del seme vegetale”, e soprattutto coltivazioni biologiche. Un esempio: la pera cosiddetta “spina” è la così detta “pera antica”, bitorzoluta, contorta, decisamente brutta se guardata con l’occhio dell’esteta tradizionalista per il quale la pera, quella addomesticata, deve avere la forma classica e basta. In Italia di alberi di pere “spina” ne restano ormai pochi, destinati a sparire perché la gente vuole pere “belle” di parvenza e non nodose e brutte: anche se poi chi le assaggia rimane estasiato per il loro sapore, ormai non più riscontrabile nelle pere “moderne”, frutto di cultivar, incroci, innesti, manipolazioni genetiche, ecc.. Lo stesso discorso vale per molte varietà di mele in via di scomparsa, come le mele “zitelle”, per esempio. Deciso scadimento quindi, del valore nutrizionale della frutta moderna nei riguardi della frutta “antica” e quando diciamo “antica” ci riferiamo appena a un secolo fa; man mano che andiamo a ritroso nel tempo la differenza si fa, ovviamente, sempre più marcata, tanto che riesce difficile solo immaginare quale potenza nutrizionale riservasse la frutta che servì alla nutrizione e alla crescita delle primissime generazioni dell’uomo arboricolo e fruttariano. Abbiamo detto sopra che la gente ha cominciato a capire che la frutta odierna, nonostante che continuiamo a essere da essa attratti, non solo nutre poco ma nutre anche male. Qui appresso spieghiamo perché. Per effetto dei trattamenti e delle selezioni che l’uomo, come abbiamo prima accennato, applica in agricoltura e particolarmente in frutticoltura, la frutta prodotta è caratterizzata soprattutto da un eccessivo tenore di zuccheri. Ora, è vero che il nostro organismo funziona proprio grazie allo zucchero, ma è anche vero che lo zucchero, come qualsiasi altro alimento, per essere assimilato, deve trovarsi associato con vitamine, specialmente quelle del gruppo B, minerali, aminoacidi e altri elementi nutritivi, con i quali costituisce un fitocomplesso equilibrato e armonico. L’eccesso di zucchero, oggi riscontrabile nella frutta, crea invece squilibrio e disarmonia per cui l’organismo non è in grado di utilizzare tutto lo zucchero presente nella frutta: ecco perché si disse che la frutta d’oggigiorno fa correre il rischio di nutrire “anche male”. Come ovviare a questo squilibrio? Includendo nella nostra dieta una consistente quantità di alimenti non zuccherati, in particolare verdure crude e ortaggi vari, che forniscono in abbondanza vitamine, minerali e aminoacidi essenziali, indispensabili per ottenere una nutrizione equilibrata. L’aggiungere verdure e ortaggi alla frutta, anche se questa rimarrà quantitativamente preponderante, è, quindi, un “correttivo”? Certamente, è un utile correttivo! Naturalmente, sia la frutta sia le verdure e gli ortaggi, per conservare la loro efficacia nutrizionale, devono essere consumati crudi ed è anche buona norma utilizzarli in pasti separati. Ma aggiungiamo subito che si tratta di un correttivo “temporaneo” e qui di seguito spieghiamo perché diciamo che è temporaneo. Abbiamo visto – riassumiamo – che la frutta odierna, rispetto alla frutta che nutrì l’uomo preistorico, difetta di potere nutrizionale ma eccede, invece, in contenuto di zuccheri (glucosio/fruttosio). Poiché, come è evidente, si tratta di una situazione, quella attuale, “in movimento”, a mano a mano che progredirà l’agricoltura biologica, migliorerà anche la qualità della frutta attuale, i cui lati negativi si attenueranno gradualmente e alla fine, forse, scompariranno! Ovviamente, quando la frutta riacquisterà totalmente le caratteristiche che permisero il pieno affermarsi dell’uomo preistorico arboricolo e fruttariano, cesserà il bisogno o la semplice convenienza di ricorrere agli ortaggi e l’uomo tornerà a essere fruttariano al 100% e sarà quello un grande giorno, che riteniamo non troppo lontano, dato l’incoraggiante crescente interesse per questo così importante problema”. Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Il Linguaggio dei denti
Il linguaggio dei denti Ovvero, comprendere la simbologia dentale In medicina olistica si discute sempre più spesso delle zone del corpo quali apportatrici di messaggi provenienti dalla dimensione meno conosciuta e più profonda della mente. I denti non fanno eccezione: essi conservano la “memoria” di innumerevoli episodi, eventi e stati emotivi della nostra vita passata e attuale. Quando un dente da fastidio o si guasta, in realtà sta…. “parlandoci”, con il suo particolare linguaggio, il linguaggio dei denti, a volte apparentemente incomprensibile, di una parte del nostro corpo che non vogliamo o non sappiamo “vivere”. Di seguito si tratteranno le chiavi di accesso ai messaggi psico-emotivi e delle correlazioni energetiche di cui i nostri denti e tutta la bocca sono depositari così come ci sono stati sapientemente illustrati dalla Dottoressa Michéle Caffin. Iniziamo con i simboli del volto: I denti fanno parte del volto; senza i denti o con denti prominenti la fisionomia del volto cambia tantissimo. Anche il volto ha un suo linguaggio segreto che è più difficile da decifrare del linguaggio del resto del corpo. Il volto si può dividere in 3 parti: la “Parte alta” con la fronte e gli occhi, è il mondo del pensiero e della coscienza dell’esame e del giudizio, la “parte mediana” con guance e naso, è la sede delle emozioni ed esprime visivamente rabbia, amore o disperazione. La “parte bassa” con la bocca e il mento ci collegano a impulsi arcaici quali: fame, sete, aggressività, piacere, ecc. Si tratta di una parte legata a una dimensione profonda, agli istinti orali e alla sessualità. Il linguaggio della bocca: Attraverso la bocca noi “sminuzziamo e mangiamo” il mondo e, dunque, con i denti raccontiamo tutta la nostra capacità di aggredire ciò che ci circonda mentre, le labbra, la zona più erogena del corpo umano, parlano il linguaggio dell’eros, della suzione e rappresentano sia il lato maturo del piacere sia quello infantile. La fisionomia delle labbra: la forma delle labbra non è il ritratto della persona che ci sta di fronte ma ci da qualche traccia da seguire con cautela. Il labbro superiore sta a indicare il grado di intellettualità, lo psichismo; se è pronunciato indicherebbe una vita psichica intensa. Il labbro inferiore segnala la sensibilità ma anche il rapporto con la materia e la sensualità; le persone passionali dovrebbero avere labbra inferiori più sviluppate. In una donna, la bocca grande con labbra sottili indicherebbe un carattere coraggioso e potenzialmente ribelle ma anche creativo e fantasioso. In un uomo, labbra sottili e bocca grande tradirebbero la tendenza al cinismo e all’autoritarismo. Tutto quanto accennato sino a ora si basa sull’antica fisionomia e ha, nelle migliore delle ipotesi, solo un significato empirico e culturale, mentre ciò che vogliamo presentarvi ora sono recenti studi, basati su ricerche universitarie, sull’osteopatia e sull’agopuntura, che affermano che i denti conservano la “memoria psico-emozionale” della nostra vita e un mal di denti non è altro che un messaggio che dovrebbe far riaffiorare alla nostra coscienza una faccenda irrisolta e ancora ben celata nel subconscio. Se conosciamo il linguaggio dei denti possiamo non solo occuparci della nostra mente in modo più consono alle sue esigenze ma, in più, siamo in grado di prevenire disagi o affrontarli al loro primo apparire senza aspettare che essi si stratifichino nel subconscio e da lì, col tempo, creino disturbi a tutta la persona. Decodificare le espressioni dei denti è anche un modo per poter riconoscere Sé stessi, per accedere a un nuovo stato di coscienza e far così luce sulla dimensione inconscia che ci spinge ad agire alla cieca. Chi non desidera liberarsi dalle catene dell’inconscio e vivere nella gioia e nella condivisione di ciò che la vita ha in serbo per noi? Quanto segue è il contributo a un mondo che sta emergendo, basato sull’affermazione dello spirito umano piuttosto che sul dubbio del proprio valore e sulla certezza che esiste una connessione fra tutti gli individui, con il fine di toccare quante più vite possibili, con un messaggio di speranza per un mondo migliore. Gli alchimisti definivano la “Grande Opera” il processo in cui, partendo dalla materia greggia, si agiva sulla trasformazione dell’intera mente (dell’alchimista stesso). Nel nostro caso l’alchimista è la persona e il compito del Naturopata Dentale®, aiutandosi con il linguaggio dei denti, è quello di supportarlo nel personale processo di trasformazione della sua bocca, della sua mente e dell’acquisizione e/o del recupero della sua salute. Come vedremo più avanti, la maggior parte dei disordini corrispondono ad altrettanti problemi celati nell’inconscio: tutto ciò si può ben paragonare alla prima fase dell’Opera Alchemica detta “Opera al Nero” o Nigredo. Nel linguaggio degli alchimisti l’Opera al Nero è la fase definita di “putrefazione” o “decomposizione”, rappresentata dalla morte, dalla confusione, dallo stato illusorio cui è votato l’uomo comune fintanto che è incapace di trovare la verità in se stesso. Tuttavia è anche l’inizio del processo della presa di coscienza, del guardarsi dentro e del confronto difficile e dolente. Il dentista olistico che si trova a esaminare per la prima volta la bocca di un paziente, osserva una situazione di caos e di disordine che può includere: la fonazione, la respirazione, l’occlusione, la deglutizione o infiammazioni, nonché infezioni e sanguinamenti. Questa fase è simbolicamente rappresentata da Saturno, il pianeta della materia grezza, del caos, il dio della morte e della putrefazione, ma anche il dio della fertilità, come fertile è la terra nera. Tutto ciò sta ad indicare che questi disturbi dentali accusati dal paziente contengono in sé l’avvio della trasformazione interiore anche se, per il momento, essa è ancora invisibile. Il processo di presa di coscienza dell’individuo, che ha luogo per mezzo del processo terapeutico, corrisponde alla seconda fase dell’Opera Alchemica, detta “Opera al Bianco” o Albedo. Ora spunta il sole nel buio profondo della coscienza e l’immagine alchemica che illustra questa fase è quella del Sole che sorge a mezzanotte. Il pianeta che la rappresenta è Venere, come Afrodite che nasce dal mare è la nostra guida luminosa: il pianeta Venere è la prima “stella” che si accende nelcielo serale e l’ultima a spegnersi al mattino, per emergere dai meandri dell’inconscio (il mare) e renderci coscienti, a poco a poco, dei contenuti dell’anima. Venere rappresenta il mondo umido delle emozioni, degli umori, delle intuizioni; si tratta insomma di un “battesimo dell’acqua”. Infatti ogni presa di coscienza avviene nel corpo con manifestazioni in cui l’acqua “esce” dal corpo stesso: l’acqua della salivazione, delle lacrime, del sudore, del piacere, ecc. Venere rappresenta lo zolfo rosso, ossia ancora impuro cioè il “Fuoco di Terra”, contrapposto al risultato che si ottiene alla fine di questa fase trasformativa, cioè lo zolfo bianco, ossia il “Fuoco in Cielo” o Mercurio. L’Opera al Bianco è l’opera mercuriale per eccellenza: così come il piombo è il metallo della nigredo, l’argento è il metallo dell’albedo. Dopo aver resi coscienti i loro traumi e i comportamenti dannosi che hanno causato i disturbi accusati, i pazienti non sono più gli stessi di prima e….. neppure i loro denti. Siamo arrivati, finalmente, all’Opera al Rosso, la rubedo, terza e ultima fase dell’Opera alchemica, ove ogni disordine trova la sua soluzione che, tuttavia, deve diventare stabile altrimenti il disordine, il caos, si riprodurranno e si ritornerà da capo! L’argento mercuriale dell’Opera al Bianco è luminoso, tuttavia, si tratta di “argento vivo” qualcosa di inafferrabile che va fissato e stabilizzato: la stabilizzazione è quest’ultimo atto dell’Opera alchemica. Si tratta della conquista della “Pietra filosofale”, pura e permanente. Qui il metallo è l’oro e il simbolo planetario è il Sole: il Fuoco Primo. Tutte le terapie sono inutili se non è l’individuo, in prima persona, che vuole guarire e prima di tutto deve capire che il dolore o la malattia sono solo manifestazioni della disarmonia tra la potenzialità interna e le sue manifestazioni esterne! Clicca il pulsante qui sotto e ti contattero il prima possibile per pianificare il tuo primo appuntamento, grazie! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Rimozione Protetta Amalgama
I danni derivati da una scorretta rimozione delle otturazioni in amalgama sono decisamente poco considerati, tuttavia; in Odontoiatria Olistica si utilizza il protocollo di rimozione protetta, in accordo con le direttive impartite dalle massime autorità internazionali della tossicologia clinica. Tutto ciò anche a tutela medico-legale del professionista che, da oggi e sempre più in futuro, sarà esposto a un possibile contenzioso giuridico nell’ambito della legislazione sulla tutela del lavoratore negli studi dentistici e anche riguardo al necessario consenso informato fornito ai pazienti all’atto dell’immissione di sostanze potenzialmente tossiche come l’amalgama, sia soprattutto durante la rimozione dell’otturazione in amalgama stessa, con i potenziali rischi che essa comporta! Le difficoltà per dimostrare una reazione causa-effetto (fra intossicazione cronica a bassi dosaggi di Hg e patologie cronico degenerative) e un riscontro dose-dipendente, sono state superate dalle spiegazioni fornite in termini scientifici, molecolari e biochimici, rispetto ai fini meccanismi cellulari. Infatti, la compromissione che il mercurio causa sui sistemi ossidativi ed energetici della cellula, unita al sovradosaggio degli organi emuntori e del sistema linfatico, nonché la sollecitazione continua del sistema immunitario, sposta il “terreno” del paziente verso fasi di “esaurimento” della possibilità di compenso, con esiti tanto più gravi e tanto più rapidi quanto più altre cause (alimentari, ambientali, endogene ed esogene) abbiano già contribuito al carico tossinico globale. Clicca qui per richiedere un appuntamento

Amalgame e cellulari: un rischio sicuro!
Un affascinante studio scientifico ha rilevato che l’uso di telefoni cellulari è in grado di accelerare il rilascio di mercurio tossico dalle otturazioni dentali in amalgama. Ciò è particolarmente degno di nota, considerato che la maggior parte delle persone tengono i loro telefoni cellulari proprio accanto a mascelle e mandibole quando utilizzano tali dispositivi elettronici. Lo studio è stato pubblicato da “SCIENCE.NaturalNews.com”, che ospita più di 12 milioni di articoli su studi scientifici effettuati in tutto il mondo. È inoltre possibile trovare l’abstract alla National Library of Medicine. Uno studio simile, che però ha esaminato i campi di risonanza magnetica al posto dell’uso del telefono cellulare, è pubblicato in “The International Journal of Occupational and Environmental Medicine”. Questo studio, sul rilascio di mercurio da ricostruzioni dentali in amalgama dopo la risonanza magnetica e dopo l’uso del telefono cellulare, è stato originariamente pubblicato sulla rivista “”PJBS” già nel 2008 dal Dipartimento di Fisica Medica, Facoltà di Scienze paramediche, Shiraz University of Medical Sciences, Iran. Gli autori dello studio sul telefono cellulare hanno concluso che “la risonanza magnetica e la radiazione a microonde emessa dai telefoni cellulari, rilasciano in modo significativo il mercurio dalle amalgama dentali.” Questo significa che quando tieni un telefono cellulare accanto alla tua bocca, stai veicolando energia elettromagnetica alle otturazioni di amalgama al mercurio che hai in bocca, infatti, il riscaldamento indotto dalle radiazioni è tanto quanto basta per accelerare il rilascio di mercurio. È poi un attimo inalare il mercurio che, attraverso il nervo olfattivo e il flusso sanguigno, entra in circolo avvelenando il cervello e i reni. E’ ormai risaputo, esaminando anche la letteratura (vedi il Cappellaio Matto in Alice nel Paese delle Meraviglie), che il mercurio “rende folli le persone”. È altrettanto ben noto che le otturazioni dentali metalliche in amalgama rispondono alle radiazioni elettromagnetiche. Ciò è dovuto alle leggi della fisica, che descrivono come i metalli siano influenzati dal tipo di campo elettromagnetico emesso dai telefoni cellulari. Il mercurio, che costituisce circa il 50% delle otturazioni di “argento” utilizzate in odontoiatria, è un metallo pesante tossico, associato a demenza mentale. Infatti, il termine “matto come un cappellaio” nasce dall’osservazione che i produttori di cappelli, che hanno usato il mercurio nella lavorazione dei componenti dei cappelli, spesso diventavano pazzi. Le otturazioni di amalgama al mercurio, che esistono dal 1800 e sono state osteggiate sin dalla loro creazione da parte di alcuni dentisti e messe al bando da alcune illuminate associazioni mediche americane, in effetti, sono tossiche sin dal primo giorno in cui sono state utilizzate ma, ora, sono potenzialmente molto più tossiche di sempre, a causa dell’uso ormai diffuso dei telefoni cellulari da parte di quasi tutti noi. Credo che chiunque abbia già notato che le persone, nel mondo moderno, sembrino essere diventate un po’ “più folli”, che nel passato, così come l’uso del cellulare sia via-via aumentato nel corso degli anni. Anche se questa osservazione è aneddotica, sembra ormai essere sempre più autorevolmente sostenuta anche dalla scienza ufficiale. Siamo circondati da molteplici sostanze chimiche e metalli pesanti che possono contribuire alla pazzia mentale nel nostro mondo moderno, ma alcune di queste sostanze chimiche sono più infide e pericolose di altre, perché possono essere inalate direttamente nei polmoni, esattamente nello stesso modo in cui i nocivi vapori di mercurio (etilmercurio e metilmercurio, inodori, insapori, incolori….) sono inalati a causa delle otturazioni dentali presenti in bocca o dalla loro incauta e inesperta rimozione effettuata senza alcuna protezione per il paziente e gli operatori stessi, nonché per l’ambiente. Persino ingerire mercurio o piombo metallici non è considerato così tossico (alle stesse concentrazioni), tanto quanto l’inalazione di questi elementi tossici a livello gassoso. I polmoni, semplicemente, “consegnano” i vapori tossici del mercurio, direttamente al flusso sanguigno, garantendo così che questi elementi tossici siano depositati nei tessuti del cervello, cuore, reni o altri organi interni! FAI BENE ATTENZIONE: non otterrai mai che il mercurio ti sia completamente e con estrema sicurezza, rimosso dalla bocca da un dentista convenzionale. Se stai cercando di rimuovere il mercurio dalla tua bocca, devi rivolgerti a un dentista olistico che ti fornisca adeguata protezione, nonché l’ossigeno supplementare durante la procedura di rimozione dell’amalgama dalla bocca. Infatti, l’errata procedura di rimozione delle otturazioni d’amalgama al mercurio, effettuata tramite punte diamantate montate su una turbina dentale, rilascia vapori di mercurio tossico che si possono facilmente inalare, così come, in assenza dell’uso della diga di gomma, potrai anche probabilmente ingoiare minuscole particelle di mercurio durante la procedura. La soluzione a tutto questo è rivolgerti con fiducia a Dentista Olistico Milano, perché noi non diamo per scontato nulla: la rimozione dell’amalgama, oltre a essere una cosa necessaria per la salute, rappresenta una cosa seria in cui nulla va lasciato al caso o improvvisato, ne va della vita di tutti, la tua e anche la nostra, proteggiamoci, conviene…! Clicca qui per richiedere un appuntamento

Fragole anti-mercurio
Come bloccare quasi tutto il mercurio nella dieta con alimenti comuni, di tutti i giorni? Mercurio alimentare Alcune ricerche hanno individuato e documentato sostanze alimentari anti-metalli-pesanti, che hanno una notevole affinità naturale con il mercurio e lo “catturano” insieme ai metalli pesanti. La tabella che troverai qui sotto, elenca in modo efficace alcuni alimenti naturali e sostanze dietetiche per “chelare” naturalmente il mercurio. Queste informazioni possono realmente proteggere la salute e contribuire a salvare la vita e andrebbero diffuse da parte di tutti! Quello che sto per condividere sono “segreti salvavita” che possono aiutare a proteggere te e i tuoi bambini da sostanze alimentari tossiche. Perché questo tema? E’ in corso una ricerca per documentare i metalli pesanti presenti in tutti i tipi di prodotti dietetici, come gli alimenti biologici, integratori di proteine, integratori a base di erbe, bevande, pillole di vitamine e altro ancora. Purtroppo, la maggior parte di ciò che oggi le persone, anche quelle più attente alla loro salute stanno mangiando, è contaminato da mercurio, piombo, cadmio e persino tungsteno. Fortunatamente, ci sono dei modi per proteggersi da questi metalli pesanti tossici durante la digestione. Il segreto di tutto questo si trova in alcune sostanze naturali che si legano con i metalli pesanti, li catturano e aiutano a eliminarli dall’apparato digerente, impedendo così il loro riassorbimento. Finora, sono state trovate dai ricercatori più di mille sostanze con proprietà adatte a “catturare” i metalli pesanti e sono stati in grado di identificarne alcuni che sono notevolmente efficaci. Ecco come chelare facilmente (ed economicamente) il mercurio nella dieta Il mercurio proveniente dai cibi, per fortuna, è il metallo pesante più facilmente chelabile, ovvero “catturabile” ed eliminabile, di tutti gli altri. In effetti, in qualsiasi ambiente di laboratorio, il mercurio è ben noto per essere un elemento “permanente” perché si attacca a ogni tubo, strumento o fiala. E’ interessante notare come le ricerche hanno dimostrato che il mercurio ha “predilezione” con certe fibre alimentari. In particolare, si è scoperto che le fibre di frutta insolubili sono estremamente efficaci nel catturare il mercurio durante la digestione. Il mercurio è l’unico che si lega in questo modo a tali fibre che, invece, non sono affatto in grado di “legarsi” al piombo, cadmio, arsenico e altri metalli pesanti ma, fortunatamente, le fibre si attaccano al mercurio come colla. Per eseguire le ricerche su questo fenomeno, sono state testate molte fibre alimentari, tra cui la fibra e la buccia di psillio (Plantago afra), la gomma di guar, alcune fibre vegetali e fibre di frutta. La fibra di frutta più efficace di tutte è stata – che tu ci creda o no – una delle più semplici, ovvero la fibra di fragola (vedi l’elenco qui sotto dell’efficacia dei vari alimenti nel chelare il mercurio). Fino a oggi, nessuno ha mai saputo questo cosa apparentemente semplice e anche i ricercatori non ne erano a conoscenza fino a quando non hanno condotto questa ricerca. Ora sto condividendo tale conoscenza con te, nella speranza che la condividerai anche con gli altri, ovvero: mangia fragole per bloccare il mercurio presente nella tua dieta! Le fragole catturano oltre il 95% del mercurio nella dieta, non male vero? Nei test, le fragole sono state in grado di catturare oltre il 95% del mercurio aggiunto alla soluzione di acido gastrico, in un simulatore di digestione umana. Questo effetto è stato confermato anche utilizzando delle banali fragole liofilizzate, ma non con il succo di fragola, perché nel succo puro mancano le fibre (che si trovano, infatti, nella polpa….!). Perché proprio le fragole? Considerato che le fragole sono l’unico frutto con i semi sulla parte esterna della buccia, al microscopio, si può chiaramente vedere che ogni più piccolo seme di fragola è collegato al centro della fragola tramite un fascio di fibre vegetali. Queste fibre, si è scoperto che sono incredibilmente forti e non così facilmente digeribili tramite la digestione umana. In effetti, passano attraverso di noi e arrivano nell’intestino in gran parte intatte, proprio come le fibre delle bucce di psilio o di altre fibre vegetali insolubili. Isolate al microscopio, le fibre delle fragole sono anche traslucide. Ma ciò che è veramente sorprendente, è che resistono anche alla digestione con acido nitrico. In qualche modo, queste fibre sono incredibilmente forti e resistenti, ma risultano quasi invisibili a occhio nudo. Nel tratto gastrointestinale funzionano come delle vere e proprie “spugne da mercurio”, perché assorbono il mercurio con sorprendente efficacia. Anche meglio delle “erbe verdi”, di cui si conosce già l’efficacia. In effetti, nei test di laboratorio, le fragole si sono legate al mercurio meglio delle “erbe verdi”, ovvero l’erba d’orzo o l’erba di grano (vedi la tabella completa qui sotto). Questa è un’ottima notizia per coloro che vogliono opzioni alimentari più sane e naturali, che però abbiano anche un ottimo sapore e, le fragole, sono davvero molto squisite. Così, semplicemente, basta mangiare alcune fragole nel tuo pasto (meglio all’inizio) per assorbire la maggior parte del mercurio che si trova ormai in qualsiasi cosa che mangiamo o beviamo (con il massimo in: sushi, tonno, pesce dell’oceano o dei laghi, ecc.). Se non ti piacciono o non puoi mangiare le fragole, sempre è possibile utilizzare altri tipi di frutta, come: agrumi (mangiati crudi e interi, con tutte le fibre intatte). I più efficaci frutti dopo le fragole e gli agrumi, sono le mele e le pere. E il burro di arachidi è anche meglio delle fragole! Probabilmente lo troverai strano, ma il burro di arachidi è più efficace delle fragole nel legare il mercurio, trasformando in un sorprendente 96% il punteggio dell’efficienza nel chelare il mercurio nella dieta. A quanto pare, la “viscosità” del burro di arachidi, gelifica efficacemente e si “sposa” con la vischiosità del mercurio. Cerca ora di indovinare cosa è meglio del burro di arachidi per chelare il mercurio? Le proteine della canapa . Lo so, sembra un controsenso. Ma i risultati, confermati con diversi marchi di proteine della canapa, affermano che: tutte le proteine della canapa hanno un potente “effetto anti mercurio.” Esse catturano circa il 98% del mercurio nella dieta. Ma c’è di più: una sola sostanza è ancora più efficace delle fragole, del burro di arachidi e delle proteine della canapa. Questa sostanza è la Clorella che, se allevata in acque “sane”, è così priva di metalli pesanti, che sembra attirarli molto efficacemente. In effetti, tutti i prodotti a base di Clorella che i ricercatori hanno provato, erano in grado di catturare il mercurio con efficacia che andava dal 93% al 99%. Quindi, come si fa a proteggere se stessi dal mercurio? Ora sai che basta mangiare un po’ di fragole fresche e intere con il tuo pasto. Oppure, se non ti piacciono le fragole, puoi mangiare un po‘ di burro di arachidi, o proteine di canapa ovvero, assumere un po’ di clorella. Se non è possibile optare per una di queste scelte, potresti mangiare un’insalata e masticare davvero molto bene per ammorbidire le fibre e, quindi, aumentare la loro “viscosità” per il mercurio. La ricerca ha rivelato che mangiare pesce o frutti di mare o dell’oceano, senza qualcosa per assorbire il mercurio, può rivelarsi molto tossico e pericoloso per la salute, perché si assorbe parecchio mercurio attraverso le pareti intestinali. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che, mangiare pesce o frutti di mare o dell’oceano insieme alle fragole è estremamente sicuro perché, praticamente, il mercurio è assorbito dalle fibre delle fragole durante la digestione. Le “umili” fragole rendono così l’intero pasto più sicuro e sano! Comunque, mangia tutto ciò che contiene fibre vegetali, ovvero frutta fresca o verdura a ogni pasto e sarai un bel po’ più sano/a. Puoi fare ciò anche in “formato portatile” e facile da trasportare quando sei fuori casa, meglio se con fragole intere, oppure usa quelle liofilizzate, ma portale sempre con te per il pranzo (o anche in aereo), così come qualche compressa di clorella. Anche se sarai costretto/a ad assumere un pasto “non troppo sano” in un ristorante o sull’aereo, potrai certamente mangiare alcune fragole o assumere della clorella con il pasto, sapendo però che stai eliminando il mercurio presente nei cibi invece di assorbirlo. In molti ristoranti, si può anche trovare le fragole nel menù! Quelli che seguono sono i risultati della ricerca della chelazione del mercurio alimentare, compiuta dal laboratorio di indagini scientifiche: “Natural News Forensic Lab”: In questa lista figurano i risultati della riduzione del mercurio, che ha raggiunto ciascuna sostanza testata, utilizzando un protocollo proprietario di “Capacità di acquisizione combinata dei metalli pesanti”, eseguita tramite strumentazione analitica ICP-MS. FONTE: Mike Adams, del “Natural News Forensic Lab”, ricerca condotta nel marzo 2014 e pubblicata in www.naturalnews.com La cifra descrive la percentuale del mercurio “catturato” dalla sostanza in fase di test e che, quindi, evita di essere assorbito dal corpo:Clorella (bio): 99% Proteine della canapa: 98% Burro di arachidi: 96% Fragole: 95% Lamponi: 92% Cacao in polvere: 91% Erba di frumento: 90% Muesli di cereali e cocco: 89% Bacche di Acai: 88% Farina di frumento: 86% Polvere di alga Nori: 85% Spirulina hawaiana: 83% Mirtilli: 83% Mango: 73% Succo d’arancia: 54% Pop Corn di cereali: 53% Riso integrale: 53% Carota e succo d’arancia: 34% Barbabietole: 20% Succo di mela e di cetriolo: 10%Dettagli tecnici: tecnicamente, ogni sostanza è testata per misurare la sua capacità di catturare metalli pesanti (MCC) e ciò è riportato in termini di microgrammi di mercurio catturati per grammo di sostanza testata. Per le prove effettuate in questo articolo, si è utilizzata una concentrazione nota e stabilita di mercurio, in un volume fisso di acido gastrico, quindi si è lasciata interagire la sostanza candidata con l’acido gastrico per un periodo di circa 8 ore in un simulatore di digestione umana. I solidi alimentari sono stati poi rimossi dalla soluzione e, nel liquido rimanente, è stata misurata la concentrazione di mercurio tramite uno strumento ICP-MS nel laboratorio forense di Food Lab. Vedi più risultati dei test di laboratorio sui metalli pesanti sul sito: http://labs.naturalnews.com Importante: Perché le fragole non bloccano il piombo, il cadmio e l’arsenico? E’ interessante notare che, per quanto le fragole siano efficacissime nel legarsi al mercurio, non sono davvero così efficaci nel legarsi con piombo, cadmio o arsenico. In realtà, tutte le fibre alimentari non sono buoni leganti per i metalli pesanti, come il piombo. Si è scoperto che se si desidera chelare, ad esempio il piombo, si deve poter contare su un processo ionico più complesso, piuttosto che su delle fibre fisiche come quelle alimentari. Ricerche approfondite hanno, infatti, identificato sostanze chiave che possono legarsi selettivamente con piombo, cadmio, arsenico e persino con l’alluminio, un metallo molto difficile da chelare ed eliminare. Importante: Le fragole non ti proteggono dal mercurio inalato attraverso otturazioni dentali in amalgama al mercurio o dall’inquinamento atmosferico. Applica queste preziose conoscenze SOLO per proteggerti dal mercurio nella dieta: ti prego di considerare che le fragole – in nessun modo – ti proteggono dal mercurio assunto per via inalatoria. Infatti, le otturazioni al mercurio (amalgame dentali) sono pericolose per la salute, non tanto a causa dell’ingestione del mercurio, ma per l’inalazione dei gas mercuriali tossici (etilmercurio e metilmercurio) che tali otturazioni emanano continuamente. Pertanto, mangiare fragole non bloccherà un avvelenamento da gas di mercurio causato dalle tue otturazioni dentali, per questo, ti invito a rimuoverle in maniera protetta ORA e, se vuoi saperne di più sulla metodologia e chelazione a basse dosi, guarda questo video CLICCANDO QUI Inoltre, le fragole non ti proteggeranno mai dal mercurio assunto dall’atmosfera. Anche noi europei, oltre che gli americani, siamo avvelenati dal mercurio proveniente dai venti che spirano dalla Cina, emesso dalle centrali a carbone ultra-sporche presenti in tutta la Cina. Esse rilasciano migliaia di tonnellate di mercurio in aria ogni anno e molto mercurio ci arriva proprio attraverso il Nord America tramite le correnti d’aria che spirano verso di noi. Dovrebbe anche essere evidente che le fragole non ti proteggeranno dal mercurio dei vaccini (infatti, il mercurio è ancora utilizzato come conservante nei vaccini, come ammesso dal CDC…). Clicca qui per richiedere un appuntamento

Video delle Iene sull’amalgama
“Spietato” video sulla tossicità dell’amalgama dentale Clicca QUI per vedere lo straordinario servizio delle Iene sull’amalgama dentale

Prima visita gratuita dal dentista? No grazie…!
Se la visita dal dentista è gratuita, l’unico modo per sostenere questo costo da parte dello studio, è convincere il paziente a sottoporsi a un trattamento odontoiatrico, anche quando non è strettamente necessario… Crediamo che un professionista serio debba dedicare del tempo per una visita accurata e individualizzata – a pagamento – per arrivare a una diagnosi certa e stilare un piano di cure adeguato. Punto! In effetti, offrire il primo consulto gratuito per attrarre nuovi pazienti, può solo trasformare un momento fondamentale, quale è la prima visita, in uno strumento di marketing (assai dubbio). Qualche dentista afferma che la scelta della visita gratuita è, per lui, giustificata dalla motivazione di conoscere meglio il paziente, capire le sue esigenze e favorire il suo accesso alle cure. In effetti, sono gli stessi dentisti che non fanno pagare la prima visita, che dicono che la prima visita è il momento necessario per ogni successivo trattamento in cui: è compilata l’anamnesi, il consenso informato, prescritti gli accertamenti radiologici, pianificati i tempi degli incontri successivi, descritti interventi e procedure, elaborato e discusso il preventivo con tutti gli aspetti clinici ed economici. Fin qui tutto bene….! Quando, però, chiediamo loro se lo stesso “trattamento” è sempre riservato a tutti i potenziali pazienti, la risposta è più o meno questa: <<insomma, bisogna anche considerare che, se la visita è gratuita, l’unico modo per sostenere il costo è convincere il paziente a sottoporsi almeno a un trattamento……, ecc.>>. In alternativa, il dentista che non la fa pagare, tende a ridurre i tempi della visita gratuita per garantirsi più interventi, dedicando così meno attenzione e cura a ogni singolo paziente. Quando li facciamo riflettere che, a questo punto, la visita non è più “gratuita” e l’obiettivo non è quello di “educare” il paziente, fornendogli informazioni utili e adeguate bensì, “vendergli” un servizio, alcuni si risentono! Forse è successo che, alcuni professionisti, guadagnando esclusivamente sul trattamento, si sono “disabituati” a fornire un parere indipendente e “spassionato”. Dal nostro punto di vista, il dentista che non può dedicare al paziente il tempo necessario per eseguire una visita completa, accurata e personalizzata, ben difficilmente sarà in grado di indicare la soluzione clinica migliore, individualizzata e “disinteressata”. Quindi, il paziente, pur risparmiando i pochissimi soldi della visita, potrebbe rischiare di pagare “cento volte tanto” per via delle possibili complicanze per interventi inutili. Ci rendiamo conto che alcuni pazienti saranno, comunque, restii a pagare la prima visita, ben sapendo che altri dentisti la regalano; pur tuttavia, una uscita c’è: noi scriviamo sul sito web e comunichiamo sempre anche al telefono il prezzo della prima visita, informando nel contempo che sarà scalata dal preventivo in caso di accettazione del piano di trattamento.In effetti, non c’è nulla di anormale: tutti i professionisti che conosciamo si fanno, normalmente, pagare anche per un semplice consiglio (vedi commercialisti, avvocati, notai e tutti gli altri operatori sanitari delle varie specialità….), alcuni si fanno pagare molto, altri esageratamente, ma la maggior parte sono corretti e onesti. Per concludere: sono convintio che la modica cifra che spenderà il paziente per una visita dentistica, non ricompenserà affatto l’odontoiatra per il tempo e la perizia dedicati, tuttavia riteniamo basilare che i dentisti riescano sempre a far considerare al paziente che si tratta di un “investimento in salute” e che avrà un “ritorno mille volte” superiore! Solo così acquisteranno in lui/lei la massima fiducia e i professionisti ci guadagneranno in autorevolezza.